Sergio Marchionne
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Economia

Fca, perché Marchionne pensa a un futuro senza Fiat in Italia

Le produzioni di massa andranno in Polonia, dove il costo del lavoro è inferiore. Nel nostro Paese resterebbero i brand dell'alto di gamma

Se verranno confermate le indiscrezioni rilanciate in queste ore da Bloomberg, in casa Fiat-Chrysler (Fca) si appresta a prendere forma un altro passaggio epocale. Il prossimo primo giungo infatti, in occasione della presentazione del nuovo piano strategico aziendale, l’amministratore delegato Sergio Marchionne potrebbe annunciare l’addio della Fiat all’Italia.

Parliamo di un addio produttivo e industriale, ovviamente non commerciale. Ma comunque sempre di una trasformazione straordinaria staremmo parlando, visto che dopo circa 120 anni di storia gloriosa, nel nostro Paese non verrebbero più prodotte automobili con il marchio del Lingotto.

Costo del lavoro

Questa scelta è una sorta di epilogo di un processo di riallocazione delle produzioni già iniziato da tempo e che ha avuto come stella polare delle decisioni il costo del lavoro, che come sappiamo, all’interno della stessa Europa registra valori molto differenti.

Non sorprende allora che l’approdo definitivo sarà quello di spostare la produzione della Panda, finora realizzata nel moderno stabilimento di Pomigliano d’Arco, nel sito produttivo polacco di Bielsko-Biala. Qui infatti, un’ora di lavoro costa circa un terzo di quello che si paga in Italia.

D’altronde le vetture di massa, se è vero che necessitano di una manodopera inferiore rispetto a quelle di alto di gamma, prevedono volumi produttivi molto più elevati e dunque un impiego di lavoro umano molto più intenso.

In questa ottica tra l’altro, si dovrà fare anche i conti con un probabile stop della produzione della Punto e dell’Alfa Romeo Mito, altre vetture di gamma media, realizzate rispettivamente negli stabilimenti di Melfi e Torino Mirafiori. Il tutto con ripercussioni occupazionali che saranno tutte da valutare.

In Italia solo vetture Premium

In questa logica dunque, nel nostro Paese resterebbero invece tutte le altre produzioni, quelle di alto di gamma, che come accennato necessitano sì di un livello di manodopera più elevato e specializzato, ma fanno i conti con volumi di vendite nettamente inferiori.

Stiamo parlando ad esempio dei suv di Maserati e Jeep che verrebbero prodotti nei già citati stabilimenti di Torino e Pomigliano. E della Jeep Renegade la cui produzione continuerebbe invece in quel di Melfi come già adesso accade.

Una conversione verso le produzioni Premium che però, come facilmente intuibile, non potrà certo andare a coprire le esigenze lavorative di tutte le attuali maestranze di casa Fca in Italia.

Se dunque queste anticipazioni dovessero essere confermate, all’orizzonte si prospettano rilevanti vertenze sindacali che di certo non saranno di facile soluzione. Sarà probabilmente questa l’ennesima, ultima sfida di un Marchionne che come noto nel 2019 dovrebbe lasciare la guida di Fca.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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