Tasse più basse, meno evasione: siamo sicuri che basti?
Economia

Tasse più basse, meno evasione: siamo sicuri che basti?

Lo ha dichiarato Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle Entrate. Secondo Carlo Stagnaro però contro i furbi ci vuole anche meno burocrazia e più senso civico

“La relazione tra pressione fiscale ed evasione in effetti c’è ed è anche molto forte”. Sono queste le parole con cui Carlo Stagnarodell’Istituto Bruno Leoni commenta le dichiarazioni rilasciate oggi da Attilio Befera all’emittente Radio 24. Nel corso di un’intervista il numero uno dell’Agenzia delle entrate e di Equitalia, ha ammesso infatti che in Italia l’elevato tasso di evasione sarebbe addebitabile anche alla pressione fiscale. Insomma, abbassare le tasse potrebbe contribuire a fare in modo che più italiani le paghino regolarmente.

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“Ci sono almeno un paio di esempi pratici – dice Stagnaro – che dimostrano come questa dinamica possa realmente essere molto efficace”. Il primo riferimento è di segno negativo ed è rappresentato dalla vendita delle sigarette. “Negli ultimi anni – fa notare Stagnaro – sono aumentate le imposte sui tabacchi e parallelamente è cresciuta la vendita in nero di bionde. E stiamo parlando di un prodotto su cui non è intervenuta nessuna innovazione: cioè a parità di bene, una tassazione maggiore ha fatto scattare il contrabbando”.

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Una circostanza che si è verificata con la stessa evidenza, ma con segno contrario, per quello che riguarda invece il gioco. “Fino almeno al decreto Salva Italia che ha cambiato un po’ le cose – continua Stagnaro – si sono diffuse tutta una serie di pratiche ludiche, dalle scommesse ai giochi online, che hanno registrato livelli di tassazione sempre decrescente. Un trend che ha fatto diminuire in maniera molto sensibile il gioco illegale. Al netto dunque di tutti i problemi legati a patologie dei clienti, è significativo far notare che il calo delle tasse sul gioco ha ridotto di molto il giro illegale che, tra l’altro, da sempre, storicamente ruotava intorno a queste pratiche”.

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Due esempi lampanti dunque di come un abbassamento della pressione fiscale possa far aumentare o diminuire la tendenza all’illegalità. Tutto bene allora? Basterebbe dunque davvero ridurre le tasse in Italia per abbattere di colpo tutta l’evasione fiscale? Le cose in realtà non sono così semplici ed è sempre Stagnaro a mettere in evidenza due presupposti fondamentali. “E’ vero che la pressione fiscale conta in questo discorso, ma bisogna considerare altri due fattori essenziali. Innanzitutto il funzionamento del sistema fiscale in questione: un sistema complicato, e quello italiano lo è per antonomasia, di certo non incoraggia la fedeltà fiscale”. D’altronde è stato lo stesso Befera nel corso dell’intervista sopra citata ad ammettere che tanti cittadini onesti sono spesso messi nelle condizioni di non pagare correttamente il dovuto a causa di complicazioni burocratiche. Una circostanza contro cui lo stesso Befera ha promesso un’azione di semplificazione.

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“Altro elemento pregiudizievole poi – aggiunge Stagnaro – è quello che vuole l’Italia come un Paese in cui c’è stata sempre troppa tolleranza verso l’evasione fiscale. Io sono il primo a non approvare sistemi di lotta agli evasori guerreggianti, ma è anche vero che in passato l’evasione è stato il sistema con cui tante imprese hanno costruito la propria ricchezza. Dunque ci vuole anche un profondo cambio di mentalità, per il quale ci vorrà tempo”.

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In conclusione si può dunque rilevare che i presupposti per una lotta seria all’evasione sono innanzitutto un sistema fiscale più efficiente e una maggiore consapevolezza civica sull’onestà fiscale. Ma intanto che questi processi di lunga gittata si consolidino, sperare in tempi più brevi in un calo delle tasse sarebbe certamente un buon viatico per tutti, anche per chi lotta proprio contro l’evasione: parola di Befera.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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