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ANSA/LUCA ZENNARO
Economia

Evasione, ecco come il fisco controllerà i professionisti

La novità è che l’Agenzia delle entrate prenderà in esame non più solo fatture e spese, ma anche uso di Telepass e social network

Nella costante lotta all’evasione fiscale, l’Agenzia delle entrate ha reso nota la strategia che intenderà utilizzare nei prossimi anni per controllare in particolare i professionisti.

E si può dire che è un vero e proprio giro di vite quello che attende avvocati e farmacisti, ingegneri e commercialisti, a cominciare dal numero di controlli che aumenteranno decisamente. Dai circa 140mila accertamenti che dovrebbero essere effettuati quest’anno, si passerà infatti ai 150mila del 2019 per arrivare ai 160mila del 2020.

Ma la vera novità starà negli strumenti che verranno utilizzati per verificare la congruità tra quanto dichiarato a livello di reddito e quello che è invece il reale tenore di vita del contribuente professionista. Vediamoli allora nel dettaglio tutti questi strumenti di controllo incrociato, alcuni classici, altri decisamente più innovativi.

Fatture e conti bancari

Si parte, e non potrebbe essere altrimenti, dal più classico degli strumenti di controllo, ossia l’incrocio tra le fatture emesse e quelli che sono i dati dell’anagrafe tributaria. A questo livello poi, non mancheranno le verifiche sullo stato dei conti correnti bancari, che rappresentano un’altra determinante spia su quella che è la reale situazione economica di un professionista.

Spese d’ufficio correnti

Altro elemento che spesso è indice affidabile del reale andamento economico di uno studio di professionista, è quello delle spese legate all’attività corrente.

Il riferimento in particolare è ad esempio al materiale di cancelleria e in particolare alle risme di carta consumate. Livelli elevati di copie e incartamenti infatti, non possono non essere il segnale di un’attività che funziona bene, un dato che potrebbe contrastare invece con dichiarazioni reddituali al ribasso.

Telepass

Massima attenzione invece al parametro rappresentato dal Telepass, che fa il suo ingresso per la prima volta tra gli elementi di controllo in un’attività di accertamento fiscale.

Ormai, con il costo dei pedaggi caricato in automatico sulle carte di credito o sui conti correnti grazie proprio al Telepass, è facile verificare quali siano i reali spostamenti di un professionista.

Anche in questo caso frequenti viaggi potrebbero essere indice attendibile di affari che vanno a gonfie vele e dunque potrebbero rappresentare un utile elemento di confronto per gli ispettori del fisco.

Agenda appuntamenti e “rinuncia al compenso”

Occhio anche all’agenda degli appuntamenti. Anche in questo caso un fitto calendario di incontri potrebbe rappresentare un indicatore di prosperità. Una nota particolare poi merita il fenomeno della cosiddetta “rinuncia al compenso”.

In alcuni casi infatti, il professionista può svolgere attività senza lucro, a puro scopo solidale. Quando questa pratica però diventa troppo frequente, può nascere il sospetto che nasconda casi di evasione.

Tra l’altro è stata la Cassazione, con una sentenza dello scorso 14 marzo, a sancire che l’accertamento del fisco avviato sulla base di sospetti nati intorno al fenomeno della rinuncia al compenso, è da considerarsi assolutamente giustificato e plausibile. Occhio dunque a lavorare troppo a titolo gratuito, perché qualcuno potrebbe insospettirsi.

Spese di fitto e mutuo

Sotto controllo finiranno anche le spese sostenute per l’affitto dei locali dove il professionista svolge la propria attività. Così come quelle di un eventuale mutuo acceso per acquistare gli uffici stessi. Anche in questo caso sarà valutata la congruità della spesa periodica sostenuta per queste voci, rispetto al reddito complessivo denunciato a fine anno.

Sito internet e social network

E una particolare attenzione dovrà essere utilizzata anche nell’uso della Rete. Per cominciare infatti, il fisco potrebbe desumere il reale volume dell’attività svolta da uno studio professionale da quelle che sono le caratteristiche illustrate, spesso in pompa magna, sul sito Internet dello studio stesso.

Accade tra l’altro non di rado che sulle pagine di tali siti personalizzati, vengano elencati con orgoglio le liste dei clienti a cui vengono elargite le proprie prestazioni. Un dato questo che per gli ispettori del fisco potrebbe risultare quanto mai indicativo.

Infine ci vorrà cautela anche all’uso dei social network: postare con disinvoltura foto di vacanze trascorse in luoghi esotici e di lusso, potrebbe segnalare al fisco infatti un tenore di vita che magari, per l’ennesima volta, non risulti precisamente congruo alla propria dichiarazione dei redditi.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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