Economia

Eurobond, è il mercato bellezza! Sempre che la Merkel dica “Ja”

«È la stampa, bellezza» diceva Humphrey Bogart, nei panni del protagonista dell’indimenticabile pellicola «L’ultima minaccia» del 1952. Oggi, a 60 anni di distanza, o quasi, verrebbe da dire: «È il mercato, bellezza». O meglio: è la necessità di rassicurare quel …Leggi tutto

Eurobond

«È la stampa, bellezza» diceva Humphrey Bogart, nei panni del protagonista dell’indimenticabile pellicola «L’ultima minaccia» del 1952. Oggi, a 60 anni di distanza, o quasi, verrebbe da dire: «È il mercato, bellezza». O meglio: è la necessità di rassicurare quel mercato, esagitato, in tonfo perenne pressoché dappertutto, a spingere i vertici dell’Unione europea a riproporre in pompa magna i tanto discussi Eurobond. Di che si tratta? Sono titoli di debito pubblico emessi in comune dai 17 Paesi della zona euro. E hanno un grande pregio: a risponderne sono tutti gli Stati coinvolti. Come in ogni buona famiglia che si rispetti.

È la vecchia teoria della suddivisione del rischio, insomma. Riproposta stavolta in chiave europeista. L’idea è che il loro mercato sarebbe più ampio, più liquido e, in definitiva, farebbe più gola agli investitori. Il primo a escogitarli fu il francese Jacque Delors, ex presidente della Commissione Ue. Poi toccò a Giulio Tremonti, nei panni di ministro dell’Economia italiana (ormai ex pure lui) tirarli fuori dalla naftalina. Peccato che il secco «nein» dei tedeschi, preoccupati di doversi accollare anche i debiti degli Stati più spendaccioni, non ne abbia mai reso la vita facile.

Ma ora si torna alla carica. Persino con un Libro Verde stilato  dalla Commissione Ue e in presentazione il 23 novembre. Con una curiosità: anziché chiamarli Eurobond i tecnocrati di Bruxelles hanno optato per un meno inviso «Stability bond». La sostanza non cambia, però. A emetterli potrebbe essere chiamato l’Efsf, ossia il fondo salva-Stati. Ma il condizionale è d’obbligo.

E ancora: perché le garanzie a copertura degli eurobond siano emesse in comune dai 17, bisogna abolire la clausola di “non assistenza” prevista dai Trattati di Maastricht. Una opera titanica, che richiederebbe anni, e non è affatto escluso che si concluda con un nulla di fatto. Unica alternativa: chiamare ogni Paese a dare garanzie per la propria quota di emissioni di euro-obbligazioni. Chiaro e semplice. E in questo modo anche Berlino potrebbe dire «Ja». Garantendo un rabbocco di fiducia ai listini.

GUARDA IL VIDEO CON HUMPHREY BOGART

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Zornitza Kratchmarova

Il nome? È strano, d’accordo. Sono bulgara, ma vivo in Italia da sempre o quasi. Anche se la vita Oltrecortina me la ricordo bene. Essere un ibrido mi piace. Né bulgara né italiana. Credo che aiuti ad avere punti di vista diversi, forse più sfaccettati. Per il resto che dire… Sono laureata in Scienze Politiche alla Statale di Milano. Quello che apprezzo di più? La franchezza! Costi quello che costi! Nel lavoro e nella vita privata. Non fa differenza! Quindi? Siate franchi! Ditemi quello che pensate, scrivetemi, fatevi sentire. Nel bene e nel male! L’idea di questo blog è spiegare sigle astruse in un linguaggio semplice e per quanto possibile divertente. Vale lo stesso principio: scrivete! Datemi suggerimenti di ogni tipo! Fate commenti!

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