Fisco, per gli errori scusabili niente sanzioni
Economia

Fisco, per gli errori scusabili niente sanzioni

Per cifre basse, in caso di sviste fatte in buona fede, l’Agenzia delle entrate non procederà al recupero

Sarà che in effetti la crisi economica devastante che stiamo vivendo ha cambiato l’atteggiamento del Fisco verso i contribuenti, sarà che recuperare certi crediti minori risultava decisamente anti-economico, sta di fatto che l’Agenzia delle entrate ha deciso una sorta di atto di clemenza verso i contribuenti disattenti. Attenzione, abbiamo detto disattenti e non furbi. E sì perché, con una circolare che dovrebbe essere emessa la prossima settimana, l’amministrazione fiscale ha deciso di considerare con più accondiscendenza gli eventuali errori di piccola entità economica commessi in buona fede dal contribuente.

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In alcuni casi saranno ridotte le sanzioni previste, in altre si procederà al totale annullamento del debito stesso. Un nuovo impulso nella direzione di un rapporto sempre più flessibile tra fisco e contribuenti, sul quale da qualche tempo sta puntando molto il direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera, da poco riconfermato dal Consiglio dei ministri nel suo ruolo. E non a caso è stato proprio lo stesso Befera a far sapere che nel corso dei prossimi giorni un provvedimento interno della sua Agenzia provvederà a specificare quali saranno le operazioni soggette alle nuove norme più benevole.

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Quello che si sa già è che ad esempio nel caso di errore nel calcolare lo 0,40% in più dovuto per pagamenti tardivi, non si dovrà più applicare la sanzione piena sull'intero importo versato in ritardo o sbagliando il calcolo. Altra misura che sarà sicuramente adottata riguarda poi il cosiddetto “errore scusabile”, ossia quello di entità minima, fatto appunto in buona fede, e che prevede comunque il rischio di un recupero forzoso. Sono non pochi infatti i contribuenti che hanno visto lievitare a forza di interessi, more e sanzioni, anche piccoli versamenti arretrati in somme sostanziose.

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In questo senso ricordiamo che esiste già una norma che impone di abbandonare i crediti erariali per importi fino a 30 euro per evitare attività di recupero anti-economiche. Una somma che però solo fino all’anno scorso era di molto inferiore, e pari a soli 16 euro. Quel che si può sperare è dunque che l’entità di questa somma su cui l’Agenzia delle entrate potrebbe decidere di chiudere un occhio, e che ricordiamo è calcolata con interessi e sanzioni comprese, possa salire ancora un po’, oltre gli attuali 30 euro. Certo, si tratta di un modesto favore che l’amministrazione fiscale farebbe al cittadino disattento o smemorato, ma comunque sarebbe il segno di quel rapporto tra contribuenti e fisco che diventa se possibile sempre più maturo e meno assillante.

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In questo senso tra l’altro l’ultimo decreto del fare ha approvato una serie ben più sostanziosa di provvedimenti che vanno nella stessa direzione. Si va dalla possibilità di dilazionare i pagamenti arretrati anche fino a 120 rate, all’impignorabilità della casa, se si tratta per il contribuente dell’unico immobile di proprietà dove egli ha fissato la propria residenza e l'abitazione non sia di lusso, fino al tetto per il pignoramento delle abitazioni fatto lievitare da 20mila a 120mila euro. Segnali che vanno tutti nella stessa direzione, e che speriamo possano servire ad allentare la presa su migliaia di famiglie alle prese con difficoltà economiche molto pesanti.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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