Ennio Doris, il buono diventato ricco
Economia

Ennio Doris, il buono diventato ricco

È socio di Silvio Berlusconi e tifa Matteo Renzi. È miliardario, ma vive in provincia e gioca a carte con gli amici di sempre. Autoritratto del fondatore del gruppo Mediolanum, che ha appena pubblicato un libro sulla sua vita e ha un’idea di banca molto altruista.«Perché anche facendo del bene» dice «si può diventare ricchissimi»

La terza legge fondamentale della stupidità umana, codificata dall'economista Carlo Maria Cipolla nel suo capolavoro “Allegro ma non troppo”, afferma che lo «Stupido» è colui che compie un'azione che procura un danno a sé e agli altri. L'«Intelligente»,  invece, compie un'azione dalla quale ricavano un beneficio sia lui sia gli altri. I banchieri in genere rientrano nelle altre due categorie di Cipolla: il «Bandito» (compie azioni da cui solo lui ricava benefici danneggiando gli altri) o lo «Sprovveduto» (danneggia se stesso e fa guadagnare gli altri). Applicando la formula a Ennio Doris si dovrebbe concludere che lui rientra nella categoria dello «Sprovveduto» perché rifonde i danni del terremoto dell'Emilia, i danni dell'11 settembre e quelli del crollo della Lehman ai suoi clienti. Ma, considerando che, comportandosi così, da poverissimo è diventato ricchissimo, la sua categoria non può che essere quella dell'«Intelligente»: quello che fa bene a sé e contemporaneamente anche agli altri.

Ennio Doris è quel signore che nello spot della sua Banca Mediolanum disegna un cerchio intorno a sé e ha appena pubblicato la sua autobiografia («C'è anche domani», Sperling & Kupfer) che, a leggerla, sembra di entrare nel mondo delle favole: la famiglia povera ma felice, la sorella camiciaia che gli paga gli studi, lui, bravo a scuola che fa copiare i compiti, la passione per la bici, il primo impiego, la vendita di polizze, poi di fondi comuni, poi la sua società, poi l'incontro con Silvio Berlusconi nella piazzetta di Portofino e la nascita della Banca Mediolanum. Doris sorride sempre. E, soprattutto, parla, parla tantissimo: un diluvio di parole. Tutte allegre.

Vorrei chiederle di Matteo Renzi...

Io tifo Renzi.

Berlusconi non sarà contento di sentirglielo dire.

Renzi è l'ultima spiaggia e credo che abbia la possibilità di fare quello che non è riuscito a nessuno perché prima di lui tutti i governi erano di coalizione e dovevano seguire delle logiche di coalizione.

Veramente anche quello di Renzi è un governo di coalizione.

Ma ha un vantaggio: se si dimette si va a votare e a quel punto le liste dei candidati le fa lui, non Pier Luigi Bersani. I deputati e senatori Pd sono terrorizzati da questa possibilità. Ma è una fortunata coincidenza, in realtà il potere di sciogliere le Camere deve essere sempre nelle mani del presidente del Consiglio. Deve avere più poteri per portare avanti il proprio programma.

Quindi lei è ottimista?

Sempre!

Però il governo aumenta le tasse sulle rendite finanziarie: dal 20 al 26 per cento.

Le tasse non sono una forma di redistribuzione del reddito e servono solo in parte a pagare i servizi. In realtà le tasse sono il più potente strumento di politica economica che esista. Se aumenti quelle sul risparmio sottrai soldi alla società e ne rallenti lo sviluppo.

Però verranno dati 80 euro ai lavoratori dipendenti.

Il taglio del cuneo fiscale deve essere non di 10 ma di 20 miliardi.

E dove li andava a prendere?

Non bisogna «trovarli», bisogna prima darli e poi aspettare che tornino nelle casse pubbliche grazie all'aumento dei consumi che fa aumentare il gettito fiscale.

Una manovra espansiva in deficit.

Si può anche agire attraverso il taglio delle spese dello Stato, ma a patto che tutti i soldi risparmiati vadano a ridurre le tasse sulle famiglie e sulle imprese.

Però lei non è preoccupato, mi sembra di capire.

Mai stato preoccupato.

Lei è un buono.

L'altruismo è il miglior modo di essere egoisti. Ho sempre pensato che se fai gli interessi degli altri, fai anche i tuoi. Lei ha presente Amedeo Giannini, il fondatore di Bank of America? Nel 1906, dopo il terremoto di San Francisco, si mise con un banchetto in mezzo agli sfollati con su scritto «vendo denaro». Dava prestiti a tutti quelli che glieli chiedevano per rimettere in piedi negozi, case, attività e così ha creato la più grande banca americana. Io quando c'è stato il terremoto in Emilia ho fatto la stessa cosa: ho ridotto il tasso sui mutui ai miei clienti fino allo 0,50-0,75 per cento.

Lei ha rimborsato ai suoi clienti le perdite subite a causa titoli Lehman. Ma quanto le costò?

Andai da Berlusconi e gli dissi: facciamolo, facciamolo, rimborsiamoli, non possiamo girarci dall'altra parte, facciamolo. Costò 160 milioni di euro e un taglio del dividendo. Ma l'anno dopo la raccolta salì fino a quasi 6 miliardi. Essere buoni conviene.

Le altre banche sono cattive?

Hanno costi pazzeschi, perché si sono sviluppate attraverso l'apertura forsennata di filiali. Ma le filiali, le infrastrutture costano e con internet i tempi sono davvero cambiati. Dove oggi c'è una filiale domani ci sarà una gelateria.

È proprio buono...

Facevo copiare i compiti a scuola...

Però lei è un raccomandato.

Cioè?

Per ottenere il suo primo lavoro in banca, lei è stato raccomandato.

Io sono a favore delle raccomandazioni, che poi si chiamano «referenze». Dipende ovviamente chi è che mi raccomanda qualcuno. Se è una persona che stimo, non ho mai avuto nessun problema a mettere in prova la persona che mi segnala.

Lei in un «curriculum vitae» che cosa guarda?

Guardo i voti: se sono alti significa che quella persona non solo ha cervello, ma ha anche voglia di usarlo. Ma i voti non dicono tutto. Guardo se in una delle cose che fa o che ha fatto è vincente. Fosse anche in un suo hobby, perché significa che almeno in una cosa ha deciso di impegnarsi.

Lei è proprio buono.

Io non sono diventato ricco perché ho rinunciato ai miei principi, ma sono diventato ricco perché li ho seguiti.

Per esempio?

Per esempio ora sono a Tombolo, il mio paese (in provincia di Padova, ndr), a giocare a carte con i miei amici di sempre, poi esco con mia moglie. I principi sono quelli di essere altruista e corretto. La gente, alla lunga, te lo riconosce.

Che differenza c'è tra una Fiat 850 e una Citroën Pallas?

La Pallas ha la moquette, la 850 i tappetini di plastica.

E perché questa cosa l'ha colpita così tanto?

Nel 1964 comprai la 850 che per me era la più bella auto del mondo, meglio di una Ferrari. Pochi anni dopo divenni direttore generale delle Officine meccaniche Talin. Un giorno salgo sulla macchina del padrone della fabbrica, Dino Marchiorello, una Pallas: i sedili davanti erano poltrone e dietro non aveva due posti a sedere, ma un divano. Poi guardo i piedi e vedo che affondano in una moquette sofficissima. In quel momento ho deciso che mi sarei messo in proprio.

Per la moquette?

No, perché lui era al volante e io dietro.

Lei è così buono che sembra il «Farinetti di destra».

Non conosco Farinetti, ma è in gamba. È il «Doris di sinistra».

I più letti

avatar-icon

Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

Read More