Elezioni 2013: imprese, i nodi che attendono il governo
Economia

Elezioni 2013: imprese, i nodi che attendono il governo

Fondo per la crescita e infrastrutture da sbloccare. Via libera ai pagamenti arretrati della Pa e al taglio delle tasse

Tra le cose che gli italiani attendono con più ansia dal prossimo governo che prenderà la guida del Paese, qualsiasi sia la sua natura politica, c’è senza dubbio il rilancio dell’economia. Un rilancio che non può non passare da un sostegno più convinto e più sostanzioso al mondo delle imprese. E’ proprio dal rilancio delle attività produttive infatti che passa la strada maestra per ridare fiducia agli investimenti privati e soprattutto aumentare l’occupazione. E proprio sul fronte degli incentivi, e più in generale dei provvedimenti a favore delle imprese, il quadro che ci troviamo di fronte presenta numerosi spazi di azione che speriamo il prossimo esecutivo vorrà sfruttare.

Un quadro preoccupante
Per convincersi però di quanto sia necessario ridare ossigeno agli imprenditori, siano essi piccoli, medi o grandi, non si può non partire dallo scenario generale che al momento nel nostro Paese è di vera emergenza. Negli ultimi anni infatti in Italia abbiamo registrato un calo della produzione del 25%. Un dato allarmante già in sé, ma che diventa ancora più preoccupante se confrontato ad un’economia dell’Unione europea che sostanzialmente è rimasta invece stabile, e a indici di crescita economica mondiale in aumento quasi del 30%. Vuol dire che la nostra economia continua a soffrire più delle altre le conseguenze della crisi e stenta a riprendersi. Servono dunque come il pane interventi che provino a rilanciarne le sorti.

Fondo per la crescita al palo
Nell’ultimo anno il governo ha dovuto affrontare una serie di crisi industriali dall’impatto devastante sul tessuto economico e sociale. Dalla Fiat di Termini Imerese al Sulcis, da Fincantieri all’Ilva si è dovuto combattere contro l’inesorabile calo della domanda e la conseguente emorragia di posti di lavoro. Tra gli strumenti messi in cantiere ci sarebbe il Fondo per la crescita , una sorta di nuovo contenitore di incentivi che tra l’altro ha assorbito le norme previste da altre 43 leggi diverse. Peccato però che i primi 600 milioni di euro messi a disposizione siano ancora bloccati dalla mancata emanazione di un decreto attuativo. Lo stesso dicasi, per ragioni analoghe, per la nuova normativa sulle start up innovative e più in generale per la cosiddetta Agenda digitale che dovrebbe rilanciare gli investimento nel campo tecnologico. Potrebbe dunque iniziare da qui, con un semplice decreto attuativo, l’azione del nuovo governo a favore delle imprese.

Pagamenti dello Stato da sbloccare
Un’altra fondamentale boccata di ossigeno per le aziende private potrebbe arrivare dallo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione . Si stima  ci siano arretrati colossali, pari a circa 140 miliardi di euro. Una massa di liquidità che se rimessa in circolo,anche se solo in parte, non potrebbe che avere effetti positivi. Varie le proposte che sono emerse su questo fronte nel corso della campagna elettorale, da titoli di Stato da emettere per sanare parte del disavanzo a risorse da trovare presso la Cassa depositi e prestiti. Di sicuro questo sarà uno dei temi più caldi che il nuovo governo si ritroverà nell’agenda.

Infrastrutture, un nodo da sciogliere
Il tema della ripresa degli investimenti per le grandi infrastrutture è un'altra delle questioni su cui da tempo si dibatte senza riuscire a trovare soluzioni. Secondo l’Ance, sarebbero almeno 39 i miliardi di euro che si potrebbero sbloccare per tutta una serie di lavori. Soldi che rappresenterebbero un toccasana non solo per le imprese di costruzioni, ma per tutti visto che da sempre l’edilizia rappresenta uno dei volani fondamentali per rilanciare l’economia dei Paesi industrializzati. Vedremo se tra i primi provvedimenti del nuovo governo ci sarà lo sblocco delle somme già accantonate per questo settore.

Abbassare il carico fiscale
Tra le misure attese poi con più urgenza dal mondo delle imprese, soprattutto da quelle piccole e medie, c’è infine, ma non certo da ultimo, l’abbassamento del peso delle tasse. Si va dalle richieste, di cui si discute da tempo, sul taglio del cosiddetto cuneo fiscale più in generale del costo del lavoro, all’allentamento della morsa dei vari balzelli che affliggono le imprese. Su questo fronte, l’idea più gettonata è quella della graduale eliminazione dell’Irap, ritenuta una delle imposte più penalizzanti soprattutto per chi vuole assumere nuova manodopera, alla revisione e rimodulazione dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società. Anche qui forse, senza immaginare riforme strutturali del nostro intero sistema fiscale, si potrà agire in maniera molto rapida ed efficace. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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