L'effetto positivo del QE sui prestiti a banche e imprese
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Economia

L'effetto positivo del QE sui prestiti a banche e imprese

Crescono i finanziamenti al sistema privato. Ma Mario Draghi e continua a ribadire che la sola politica monetaria non basta. Servono le riforme strutturali

Finalmente le misure della Banca centrale europea (Bce) stanno iniziando ad arrivare all’economia reale. Secondo le indicazioni che arrivano da Francoforte, in febbraio è aumentato ancora il livello di prestiti forniti dal sistema bancario al settore privato. Nello specifico, è da quattro mesi consecutivi che l’istituzione guidata da Mario Draghi registra un incremento dei finanziamenti. Infatti, anche Draghi oggi ha ribadito che “ci sono le prime prove che l’acquisto di bond sovrani sta funzionando”.

Alla fine, la montagna ha partorito un topolino. È questo quello che si deduce dall’ultimo rapporto della Bce sull’andamento della massa monetaria e dei prestiti bancari a famiglie e imprese nell’euro area. Il dato più significativo è quello relativo ai finanziamenti. Come riporta la Bce, questi sono aumentati dello 0,2% tra febbraio e gennaio, mentre la media di crescita tra il dicembre scorso e il febbraio appena passato è dello 0,4 per cento. Sebbene su base annua i livelli siano ancora inferiori rispetto a quelli dell’anno precedente, si sta già verificando un miglioramento. In particolare, nel gennaio 2015 i prestiti a imprese e famiglie erano l’1,2% in meno rispetto al gennaio 2014, mentre nel febbraio 2015  la differenza con l’anno precedente è stata dello 0,7 per cento. Quello che è mutato, spiega il Crédit Agricole, è la percezione. “Le banche sanno che la Bce è presente, e dando loro una mano a liberarsi dal fardello del debito pubblico sono consapevoli che possono erogare più credito al settore privato”, hanno scritto gli analisti della banca transalpina.

I prestiti bancari al settore privato crescono da quattro mesi consecutivi

Tre motivi per il successo

Sono tre i motivi che hanno contribuito a migliorare le condizioni del credito nella zona euro. In primis, le Targeted longer-term refinancing operation (Tltro), iniziate a settembre dello scorso anno e che continueranno fino al marzo 2016. Si tratta di operazioni di rifinanziamento a lungo termine con un target preciso, aumentare il potenziale di impiego delle risorse da parte delle banche dell’eurozona. Partite in sordina, si stanno rivelando uno strumento rilevante. Gli istituti di credito hanno iniziato a prestare più denaro, anche perché la domanda di credito, come ha evidenziato la Bce, è ai massimi dal 2007. Mancano ancora gli investimenti, che sono al livello più basso degli ultimi 20 anni, come registrato da Credit Suisse in un report della settimana scorsa.

Occhio alle cartolarizzazioni

Il secondo motivo è il lancio del programma di acquisto di titoli privati da parte della Bce. Covered bond, Asset-backed security (Abs) e Residential mortgage-backed security (Rmbs): sono queste le tre classi di asset che Francoforte ha deciso di comprare in modo da garantire la crescita del mercato delle cartolarizzazioni nella zona euro. Il concetto di fondo dell’Eurotower è che più le imprese procedono con la disintermediazione dal sistema bancario, anche tramite l’accesso a questi mercati collaterali, più potranno trarre giovamento. E così è stato, secondo i primi calcoli della Bce. Ma occhio, il mercato potrebbe ancora crescere, come ritiene Bank of America-Merrill Lynch. 

Solo le riforme strutturali possono supportare la crescita economica

Il ruolo del Qe

La terza ragione è più sottile, dato che ha lavorato sulle aspettative degli investitori. Si tratta del piano di acquisto di bond sovrani, il cosiddetto Quantitative easing (Qe), annunciato lo scorso 22 gennaio. Sebbene sia presto per vedere i frutti concreti del programma che, da marzo 2015 a settembre 2016, comprerà circa 950 miliardi di euro in debito pubblico dei Paesi dell’area euro, si possono già osservare le azioni positive sul morale degli agenti economici nell’eurozona. Un paio di settimane fa BlackRock ha sottolineato che ci vorranno “tre mesi per vedere l’impatto del Qe sull’economia reale”, ma si può già iniziare a pensare in modo più positivo che in passato. Più le banche liberano i propri bilanci dal peso dei titoli sovrani, più potranno soddisfare le domande di credito e più potranno erogare l’enorme mole di liquidità presente sui mercati finanziari. 

E le riforme?

Come ha ricordato negli ultimi sei mesi Mario Draghi, non bisogna pensare che il Qe sia una misura a sé stante. Esso infatti rientra in un pacchetto di misure più ampio. Sarebbe quindi errato considerare le tre azioni di stimolo (Tltro, acquisti di titoli privati, Qe), a cui si aggiungono i tagli ai tassi e la forward guidance, come separate fra loro. Non bisogna però dimenticare che senza lo sforzo dei governi, inteso come adozione delle riforme strutturali promesse, in grado di migliorare competitività e rilasciare il potenziale di crescita, le azioni della Bce saranno vane. Come ha ripetuto oggi Draghi, “solo le riforme strutturali possono supportare la crescita economica”. Vale a dire che o si sfrutta il tempo messo a disposizione dalla Bce o se ne pagheranno le conseguenze alla prossima crisi. 

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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