Economia americana, Europa e crescita: quattro riflessioni
Chip Somodevilla/Getty Images
Economia

Economia americana, Europa e crescita: quattro riflessioni

Correlazioni tra la politica monetaria della banca centrale americana, la crescita del pil Usa e i downgrade sull'Europa

di Fabrizio Pezzani*

Nei giorni scorsi si sono verificati i seguenti fatti in ordine cronologico: dichiarazione della Fed della riduzione di liquidità immessa nel sistema monetario Usa, conseguente euforia di Wall Street che ha festeggiato con una crescita del Dow Jones, la crescita del pil Usa del 4% nell’ultimo trimestre e nello stesso giorno il downgrading da parte di Standard & Poors del rating dell’Europa; il tutto alla chiusura dell’anno e prima di Natale.

Possiamo vedere questi fatti separatamente oppure possiamo cercare di capire le possibili correlazioni.
In questo secondo caso, però, dobbiamo andare indietro nel tempo per provare a costruire una filiera di eventi correlabili fra di loro. È sufficiente ripartire dai primi di agosto quando il governatore della Fed, Shalom Bernanke, dichiara che avrebbe ridotto l’immissione di liquidità nel sistema monetario Usa. Per capire il senso della dichiarazione è necessario precisare che la Fed immette sul mercato 85 miliardi di dollari al mese, in sostanza 1.000 miliardi di dollari all’anno che rappresenta una massa monetaria sempre più lontana dal suo valore reale.

Il volume di tale massa non può essere legato alle riserve auree ormai al lumicino ma forse potrebbe essere agganciato alla crescita dell’economia reale – il pil – ed allora o questo cresce di pari passo rispetto all’aumentare della massa monetaria o gli investitori nel debito usa possono cominciare ad avere qualche preoccupazione. Quindi o si riduce l’immissione di liquidità o si fa crescere il pil anche a costo di ricorrere con qualche “lifting“ contabile.

Immediatamente alle dichiarazioni di Bernanke viene indicato come suo possibile successore alla Fed Lawrence Summers (10-14 agosto ) che assieme a Paulson ed a Geithner nel 2008 ha contribuito a salvare le banche, ora accusate di comportamento fraudolento dal Dipartimento di Giustizia Usa nella gestione dei subprime che hanno portato alla crisi. L’importo del salvataggio non è mai stato chiarito con esattezza ma si avvicina agli 8000 miliardi di dollari (fonte Bloomberg); tale importo è stato portato a carico del debito Usa che con tale volume si è repentinamente alzato ed ha messo in difficoltà il governo nella gestione della definizione del tetto del debito pubblico e lo tiene sotto ricatto. Per capire l’entità del salvataggio basti pensare che la guerra in Afghanistan ed in Iraq è costata 5000 miliardi di dollari.

Il 21 di agosto assistiamo alle esplosioni delle armi chimiche in Siria e l’accusa al regime di Assad; il governo Usa che ritiene Assad colpevole, dichiara unilateralmente una guerra immediata a tale regime. Il tentativo di attacco viene bloccato dall’Onu anche tramite il ruolo svolto dalla Russia di Vladimir Putin e di conseguenza si propone un’azione negoziale che viene allargata ad una possibile ridefinizione dell’embargo all’Iran ed alla sua politica nucleare.

Subito dopo la cessazione del rischio di guerra, Summers ritira la propria disponibilità a sostituire Bernake alla guida della Fed ed al suo posto viene indicata la Yallen la cui designazione sarà poi confermata.

Chi é Yanet Yallen prima donna alla Fed

Dopo soli 4 giorni Bernanke dichiara che sarebbe tornato ad immettere liquidità nel sistema esattamente come prima – cioè 85 miliardi di dollari al mese. Ma come mai il presidente della Fed nel giro di un mese e mezzo ha cambiato radicalmente decisione?

Prima questione - Successivamente ai fatti ed allo sviluppo delle trattative con l’Iran su un possibile accordo negoziale, JpMorgan Chase viene condannata ad un risarcimento record di 13 miliardi di dollari dal Dipartimento di Giustizia Usa per gli accennati comportamenti fraudolenti che hanno dato luogo alla crisi; segue la posizione della BofA (Bank of America). Ma allora di fronte all’evidenza di tali pesanti accuse perché la FED nel 2008 le ha salvate addossando il costo sui contribuenti americani già frodati con i subprime?

Seconda questione - Gli Usa hanno un sistema sociale con patologie da terzo mondo, una concentrazione di ricchezza senza pari e la difficoltà della crescita reale dell’economia viene mascherata con una riduzione dell’occupazione attraverso una crescente sottoccupazione (nell’insieme disoccupati, sottoccupati e persone che hanno smesso di cercare il lavoro arrivano ad una percentuale che supera il 25%) ed anche con la rivalutazione dei beni pubblici. La crescita del solo pil non risolve i problemi strutturali e sociali di fondo che rimangono immutati nella loro difficoltà ma può contribuire a creare la "fiducia" di quei mercati, apparentemente razionali, che le lobby finanziarie continuano ad occupare. Ma allora ci troviamo di fronte ad una cortina di nebbia o alla verità?

Terza questione - Adesso si aggiungono i fatti all’inizio indicati che hanno una lettura diversa se inseriti nel percorso delle coincidenze avvenute; a questo si aggiunga la situazione italiana la cui difficoltà è misurata da uno spread asimmetricamente basso (i media ne parlano ancora). Troppe coincidenze alimentano seri dubbi sulla loro attendibilità, ma d’altro canto se ci sono tante persone - specie i media di sistema - disposte a seguire acriticamente i fatti, perché non continuare?

Quarta questione - Alla fine, però, rimane il dubbio che è fondamentale per provare a pensare perché in fondo ad esso qualche scheggia di verità potrebbe cominciare ad apparire.

------------

* Ordinario di Programmazione e Controllo presso l'Università Bocconi di Milano

I più letti

avatar-icon

Panorama