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ANSA/ANGELO CARCONI
Economia

Ecco quanto costa il programma economico di Salvini

Per flat tax, riforma della Fornero e cedolare secca sugli immobili commerciali, ci potrebbero volere almeno 50 miliardi di euro

Ancora una volta il ministro Matteo Salvini tracima da quelle che dovrebbero essere le sue competenze, ovvero quelle relative al dicastero dell’Interno, e invade, da par suo verrebbe da dire, il terreno economico, con buona pace evidentemente, del ministro preposto Giovanni Tria.

Non è in effetti la prima volta che si verifica una circostanza di questo genere, visto che solo qualche giorno fa, sempre il leader della Lega, aveva espresso le proprie convinzioni sul futuro di Aitalia, intervenendo, sempre a gamba tesa, su competenze questa volta del suo collega leader di governo, ovvero Luigi Di Maio a cui è stato affidato il ministero dello Sviluppo economico.

In questo nuovo round da tribuno dell’economia però, Salvini decisamente ha debordato, e davanti all’assemblea della Confesercenti ha sciorinato una sorta di vero e proprio mini-programma economico, promettendo, e il termine non è assolutamente fuori luogo, interventi che potrebbero costare dai 10 ai 50-60 miliardi di euro, a seconda dei tempi in cui dovessero essere attuati.

Stiamo parlando dell’introduzione della flat tax, della riforma della legge Fornero con l’adozione della cosiddetta “quota 100”, e dell’abolizione dell’Imu sui negozi sfitti associata all’applicazione anche sulle locazioni commerciali della cedolare secca. Ma vediamo nel dettaglio quali sarebbero i costi specifici di queste misure.

Una flat tax molto “cara”

Non c’è dubbio che il provvedimento più costoso sarebbe la flat tax, che secondo i primi calcoli costerebbe tra i 45 e i 50 miliardi. Salvini ha annunciato che già nel 2018 saranno poste le basi per passare dall'attuale sistema fiscale a quello con la tassa piatta.

Più propriamente si dovrebbe parlare almeno di dual tax, visto che nel contratto di governo gialloverde si indicano due aliquote al 15% e al 20% per famiglie e imprese. Il costo complessivo sarebbe, come già evidenziato, di circa 50 miliardi, anche se per il momento ancora non sono state fatte stime per la sola applicazione alle imprese.

Addio Fornero

L'altro pacchetto pesante del “programma Salvini” è certamente quello delle pensioni: per riformare la legge Fornero il contratto di governo indica 5 miliardi, anche se altri danno una forchetta tra i 9 e i 12 miliardi.

La stima è stata fatta immaginando la cosiddetta quota 100 (somma di età e anni di contributi), con un minimo di 64 anni di età e l'utilizzo al massimo di due anni di contributi figurativi. Non solo, si prevede anche il ricalcolo con il sistema contributivo per il periodo tra il 1996 e il 2012 anche nel caso che il pensionando sia nel sistema retributivo.

Come si vede un programma articolato con cifre decisamente ballerine, sulle quali tra l’altro ha voluto dire la sua anche l’attuale presidente dell’Inps Tito Boeri, secondo il quale invece, le misure immaginate da Salvini e soci potrebbero costare addirittura dai 15 ai 20 miliardi di euro.

Cedolare secca anche sui negozi

Almeno 1 miliardo servirebbe invece per applicare la cedolare secca anche agli affitti degli immobili commerciali. Da notare a questo proposito che già in passato sono stati fatti tentativi di ampliare ai negozi la cedolare secca già in vigore per gli affitti abitativi, ma la misura è sempre risultata troppo cara.

A questo proposito, secondo stime di Confedilizia basate su dati del ministero dell’Economia, la spesa sarebbe appunto pari a 987 milioni di euro. La stessa associazione ricorda però che si tratterebbe di una perdita di gettito teorica visto che una minore tassazione porterebbe a una ripresa di attività commerciale o artigianale con conseguente aumento degli incassi per lo Stato.

Per quanto concerne infine i locali commerciali sfitti, su cui comunque si paga l'Imu, attualmente sono circa 600mila.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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