Draghi, ecco l'ultima arma per tornare a essere Supermario
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Economia

Draghi, ecco l'ultima arma per tornare a essere Supermario

Davanti alle difficoltà di ripresa dell'economia europea, il presidente della Bce ha solo uno strumento: imitare le strategie americane

Stagnazione e deflazione sono diventate l’ossessione della Banca centrale europea (Bce). Il numero uno dell’Eurotower, Mario Draghi, nei mesi scorsi ha dichiarato guerra a entrambe, ma oggi ha ammesso che per ora non sta vincendo. “La situazione dell’inflazione nell’Eurozona è diventata sempre più difficile”, ha detto, ricordando anche che farà di tutto per garantire il ritorno alla normalità. Il problema è che le armi sono sempre di meno e lo spazio di manovra sempre più ridotto.

La congiuntura dell'eurozona sta peggiorando

Oggi come nel 2012

Debolezza economica, deterioramento delle attività produttive, continuo calo dell’indice generale dei prezzi. L’economia reale soffre ben più dell’universo finanziario. Draghi lo sa e lo ha spiegato alla platea dello European Banking Congress. “Il trend positivo sulla sfera finanziaria non si è trasferito appieno in quella economica”, ha detto il presidente della Bce. Traduzione: il meccanismo di trasmissione della politica monetaria della Bce è ancora rotto. Proprio come nel 2012, quando ai continui tagli ai tassi principali della Bce (rifinanziamento, Marginal lending facility, depositi) non corrispondeva una riduzione del tasso d’interesse applicato sui prestiti dalle banche dell’area euro. Oggi come allora, le azioni della Bce non funzionano. Certo, hanno ridotto la pressione dei mercati finanziari sui singoli Stati, aiutandoli a ridurre il costo degli interessi passivi sul debito. Ma non hanno sostenuto (e non sostengono) le imprese. 

Il Qe potrebbe essere l’ultima spiaggia per Draghi e per l’eurozona

Cosa può fare Mario Draghi?

Mario Draghi può fare di più? In teoria, sì. Dopo le operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Targeted longer term refinancing operation, o Tltro) e dopo l’avvio dei programmi di acquisto di titoli cartolarizzati e covered bond, c’è ancora spazio per la terza arma a disposizione della Bce. Si tratta del Quantitative easing (Qe) di stampo statunitense. Del resto, non c’è altra via. Anzi, come ha ricordato oggi Société Générale, “il Qe potrebbe essere l’ultima spiaggia per Draghi e per l’eurozona”. Il problema, quindi, non è tanto se lanciare o meno il programma di acquisto di titoli di Stato, bensì quando. La tempistica, spiegano gli economisti francesi, è cruciale. “Il rischio è quello  di sbagliare totalmente l’avvio del piano, vanificando tutti gli sforzi”, dice SocGen. Lo stesso concetto arriva anche dalla tedesca Commerzbank: “La Fed è uscita dal Qe e la Bce ci entrerà a breve, ma potrebbe anche non funzionare in quanto non è chiaro quale sarà l’effettivo supporto all’economia reale”. 

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La Fed è uscita dal Qe e la Bce ci entrerà a breve

I problemi esistenti

La Bce sta cercando di trovare una soluzione a un’area euro che, potenzialmente, è in uno stato più precario di quanto non lo fosse nei giorni più bui della crisi che l’ha investita fra il 2009 e il 2012. A fronte del continuo deterioramento economico, la risposta dei policymaker è stata inadeguata. I governi dei Paesi dell’area euro hanno promesso riforme strutturali che non hanno mai messo in campo, perdendo tempo e togliendo efficacia alle misure, di certo straordinarie, messe in campo dalla Bce. Un esempio? L’istituzione del tasso di deposito negativo, in modo da incentivare in modo forzato le banche a non depositare fondi presso l’Eurotower. Mai nella storia dell’euro si era arrivati a questo punto. Ma se gli istituti di credito non erogano liquidità, specie nell’eurozona periferica, è soprattutto perché esistono ancora vincoli amministrativi, o burocratici, o di competitività, che non fanno impennare la domanda di credito. È infatti noto anche alla Bce che di certo il problema dell’euro area non è affatto la liquidità, bensì il suo utilizzo

Il Qe è sempre più vicino per l'area euro

L'ultimo tentativo

Come può Mario Draghi tornare a essere Supermario? Il piano su cui si muove l’ex governatore della Banca d’Italia non è mai stato così inclinato. Dopo le Tltro e dopo gli acquisti di titoli cartolarizzati e covered bond, se il Qe non dovesse funzionare, cosa fare? Nulla. Oltre al Qe non ci sono altre possibilità. I tassi sono al minimo storico, e in ogni caso la rottura del meccanismo di trasmissione della politica monetaria è tale da impedire che una nuova sforbiciata si traduca in un vantaggio per l’economia reale. Tramite le Tltro e gli acquisti di titoli potrebbero esserci risvolti positivi, ma lo si saprà solo fra mesi. L’orizzonte temporale da tenere in considerazione è quello compreso fra gennaio e settembre del prossimo anno. Se non ci saranno sviluppi positivi sul fronte dell’attività economica, Draghi non avrà altra scelta se non lanciare il Qe. E sperare che funzioni. 

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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