Pagamenti Pa, nel decreto una stangata da 10 miliardi
Economia

Pagamenti Pa, nel decreto una stangata da 10 miliardi

La denuncia arriva dalla Cna che ha scovato oneri aggiuntivi per Imu, Tares e Iva

Altro che sblocco dei pagamenti. Nel decreto che dovrebbe dare il via libera al saldo di una parte almeno dei debiti che la pubblica amministrazione vanta nei confronti delle imprese, ci sarebbero, secondo le analisi della Cna, una serie di brutte sorprese per i contribuenti. Sorprese che quantificate potrebbero portare ad un esborso maggiore di ben 10 miliardi per imprese e famiglie. E il primo segnale emblematico, che doveva far sospettare fin dall’inizio che qualcosa di anomalo era accaduto al provvedimento nato per sbloccare i pagamenti , lo si poteva rilevare dal titolo stesso del decreto. Alle “Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione”, è stato infatti aggiunto, con una semplice virgola, la dicitura “per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento dei tributi degli enti locali”. Insomma, la vecchia deprecabile abitudine di tutti i governi, indipendentemente dal loro colore politico, di inserire in un decreto, spesso in maniera quasi nascosta, norme aggiuntive che niente hanno a che vedere con il contenuto principale del decreto stesso.

PAGAMENTI PA, I DUBBI DELLE IMPRESE

Proprio quello che è accaduto in questo caso, con ricadute per niente piacevoli per i contribuenti. E a fare chiarezza ci pensa Claudio Carpentieri, responsabile politiche fiscali della Cna, che si è spulciato articolo per articolo il provvedimento, scoprendo una serie di oneri aggiuntivi riguardanti la Tares, la nuova tassa sulla spazzatura , l’Imu e l'Iva. “Ci sono innanzitutto circa 2 miliardi di euro – spiega Carpentieri - che arriveranno dall’addizionale sulla Tares di 0,30 euro per metro quadrato. Una maggiorazione che pagheremo tutti, indipendentemente da quanta immondizia produrremo e che in ogni caso si pagherà nel saldo di dicembre”. E’ vero che questa addizionale era stata prevista in precedenza, ma si sperava che potesse essere abolita e invece il decreto sancisce la sua piena conferma. Ma non finisce certo qui.

“A differenza di quanto accadeva per Tarsu e Tia – continua Carpentieri – per le quali ricevevamo a casa il bollettino con la somma da pagare, la nuova Tares ci costringerà a fare tutto da soli. I Comuni infatti stabiliranno le aliquote e poi dovremo essere noi a calcolare gli importi delle varie rate, districandoci tra l’altro in una vera e propria giungla di esenzioni. Sarà un po’ come calcolare l’Irpef, più che la vecchia Tarsu”. Complicazioni che costringeranno senza dubbio milioni di contribuenti e migliaia di imprese a rivolgersi a consulenti specializzati. “Tutto ciò causerà oneri amministrativi aggiuntivi che abbiamo stimato intorno all’ordine dei 6 miliardi di euro”. E i dispiaceri purtroppo non sono ancora finiti.

Un ulteriore brutta sorpresa è arrivata dall’Imu , la tanto odiata tassa sulla casa. Il governo infatti ha deliberato che i Comuni potranno decidere entro il 16 maggio le aliquote valide per l’acconto di giugno. Se però i loro conti non dovessero tornare, entro il 16 novembre potranno definire nuove aliquote valide per il saldo di dicembre. “Tutto ciò –attacca Carpentieri – costringerà contribuenti privati e imprese a recarsi due volte dai propri consulenti per il calcolo della cifra da versare, prima per l’acconto e poi per il saldo. Anche in questo caso siamo di fronte ad oneri amministrativi aggiuntivi che abbiamo stimato in circa 1,2 miliardi di euro”.

Il conto si esaurisce infine “con la mancata abrogazione, che – secondo Carpentieri -  poteva essere decisa proprio nel decreto in questione, della norma che impone la corresponsabilità dell’Iva e delle ritenute negli appalti e nei sub-appalti”. Un ostacolo che fa mancare all’appello altri 1,3 miliardi di euro. Il tutto per un totale di circa 10 miliardi di euro che di certo contribuiranno ad aggravare la condizione già drammatica dei bilanci di tante famiglie e di tante imprese.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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