Debiti Pa, ecco dove Renzi troverà 70 miliardi
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Debiti Pa, ecco dove Renzi troverà 70 miliardi

L’idea del nuovo governo è di utilizzare la Cassa depositi e prestiti, come d’altronde già previsto dalla legge di stabilità

L’intenzione del presidente del Consiglio Matteo Renzi, annunciata con forza in Parlamento, di voler finalmente saldare il conto che le amministrazioni pubbliche vantano con le imprese private, rappresenta di certo uno dei punti forti del programma del nuovo governo. Il premier ha specificato tra l’altro che l’idea prevede di saldare il totale, parola che ha ripetuto e sottolineato, dei pagamenti arretrati. Un obiettivo ambizioso, perché all’appello infatti, nonostante i fondi stanziati dal precedente governo Letta, mancherebbero ancora tra i 70 e gli 80 miliardi di euro.

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Per condurre in porto questo proponimento allora, il nuovo inquilino di Palazzo Chigi dovrà fare riferimento ad un provvedimento paradossalmente già approvato proprio da quell’esecutivo Letta che, in accordo con la nuova maggioranza, lui stesso ha deciso di spodestare. Nella legge di stabilità approvata a fine 2013 proprio dal governo precedente infatti, si prevede per il 2014 un meccanismo che dovrebbe rimettere in circolazione circa 70 miliardi di euro, necessari a saldare i debiti degli enti pubblici verso le aziende private. Il sistema messo a punto prevederebbe che sui debiti della pubblica amministrazione scaduti e certificati sia messa una garanzia dello Stato. Sulla base di questa garanzia il sistema bancario potrebbe rilevare i crediti dando liquidità alle imprese e ottenendo al contempo, per questa strada, un miglioramento dei propri bilanci, visto che all’attivo figurerebbero dei crediti con tanto di garanzia statale.

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A questo punto i vari enti dell’amministrazione pubblica si ritroverebbero dunque come creditori proprio le banche e potrebbero decidere di ristrutturare il debito con gli istituti di credito su base pluriennale, allentando per questa via anche la pressione finanziaria dei propri bilanci. In caso, invece, di difficoltà economiche più marcate da parte di qualche amministrazione pubblica, entrerebbe in gioco la Cassa depositi prestiti. Quest’ultima infatti giocherebbe un ruolo fondamentale, visto che potrebbe essere chiamata in causa da tanti enti pubblici che attualmente risultano effettivamente con l’acqua alla gola. In questi casi infatti, le banche potrebbero a loro volta cedere il proprio credito alla Cdp che successivamente potrebbe ristrutturarlo nei confronti delle pubbliche amministrazioni con tempi decisamente più lunghi e meno pressanti. Si capisce bene dunque come, in questo meccanismo, le preziose e ingenti risorse detenute dalla Cassa depositi e prestiti potrebbero risultare strategiche per far funzionare il sistema messo a punto e far arrivare nelle casse di migliaia di imprese liquidità attesa da tempo.

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Il provvedimento che dovrebbe dare il via libera a questo meccanismo, come accennato, in realtà è già stato approvato. Quello che mancava però era un decreto attuativo del ministero del Tesoro che desse il definitivo semaforo verde al tutto. Per Renzi dunque, il compito potrebbe consistere nel velocizzare le procedure, e smuovere i dirigenti del ministero a rendere effettive le norme. Un’operazione che, guarda caso, rappresenta un altro dei capisaldi del proprio programma di governo: contrastare la burocrazia che rallenta la macchina statale. Ebbene niente di meglio per il neopresidente Renzi che iniziare proprio dallo sblocco dei fondi per sanare i debiti della Pa nei confronti delle imprese.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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