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GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images
Economia

Dall’Ici alla Tasi, come sono cambiate le tasse sulla casa

Le imposte sugli immobili da 20 anni rappresentano una partita fondamentale, attraverso la quale si sono decise anche alcune elezioni politiche

Sono ormai più di 20 anni che il tema delle tasse sulla casa rappresenta uno dei temi più caldi del dibattito nel nostro Paese. A partire dal lontano 1992 quando venne introdotta per la prima volta l’Ici fino all'attuale Tasi. Nel frattempo, tra abolizioni, ripristini e cambi di denominazione, le imposte sugli immobili sono diventate uno snodo ineludibile della lotta politica italiana, con almeno un paio di elezioni il cui esito è stato fortemente condizionato proprio da annunci riguardanti la tassazione sulle abitazioni. Ma vediamo di riepilogare quali sono stati i passaggi fondamentali che in questi anni hanno caratterizzato le decisioni riguardanti le tasse sulla casa.

1 - Amato e quel lontano 1992

Tutto ha inizio più di venti anni fa, quando nel 1992 il governo guidato da Giuliano Amato si trova ad affrontare una delle bufere finanziarie più devastanti che il nostro Paese abbia mai subito. Basti ricordare che viene sfornata una Finanziaria, come allora si definiva l’attuale legge di stabilità, tra le più pesanti della storia repubblicana, del valore di circa 90mila miliardi di vecchie lire. È in questo contesto emergenziale che viene concepita l’Ici, l'Imposta comunale sugli immobili, che troverà piena attuazione prima con il decreto legge n.333 dell'11 luglio e poi con il decreto legislativo n.504 del 30 dicembre. Prende così corpo quella che è passata ormai agli annali come “la tassa più odiata dagli italiani”.

2 - Il 2006 e l’annuncio di Berlusconi

Nel 2006, nel corso di una campagna elettorale che vedeva nettamente favorito il centrosinistra, il candidato premier Silvio Berlusconi annuncia che in caso di vittoria avrebbe abolito l’Imu. Un colpo di teatro che, se non riesce a fargli vincere la contesa, permette un recupero di voti da record, determinando una vittoria risicata di Romano Prodi. Quest’ultimo, proprio a causa di una maggioranza fin troppo risicata, solo due anni dopo, sarà costretto alle dimissioni.

3 - L’abolizione del 2008

In seguito alle elezioni successive, il centrodestra conquista nel 2008 una vittoria schiacciante, riuscendo a dar vita a un governo che potrà contare su una delle maggioranze parlamentari più ampie della storia repubblicana. Dando dunque seguito al suo annuncio di soli due anni prima, il premier in carica Silvio Berlusconi decide allora di abolire l’Imu. La scelta, adottata il 28 maggio del 2008, produce un mancato gettito per le casse dello Stato di circa 24 miliardi di euro.

4 - 2011: arriva Monti ed esordisce l’Imu

Negli anni seguenti però le difficoltà delle nostre finanze pubbliche tornano a farsi impellenti, e proprio i mancati introiti delle imposte sugli immobili si fanno sentire in maniera sempre più pesante. Così, quando nel 2011 il premier Berlusconi è costretto alle dimissioni, chi lo sostituirà a palazzo Chigi, ovvero l’ex Commissario Ue Mario Monti, decide di ripristinare la tassa sulla casa. La nuova imposta si chiamerà Imu e, se possibile, avrà un impatto sulle tasche degli italiani ancora più sensibile della vecchia Ici. D’altronde la necessità di fare cassa in tempi rapidi impone scelte impopolari.

5 - 2013: Letta, l’addio all’Imu sulla prima casa e il valzer di acronimi

In seguito alle elezioni del 2013, in cui ancora una volta il candidato Berlusconi prova a giocarsi la carta dell’abolizione delle tasse sulla casa, a Palazzo Chigi arriva Enrico Letta. Tra le sue decisioni c’è quella di abolire l’Imu sulle abitazioni principali, finanziando l’operazione con l’innalzamento dell’Iva. Contestualmente comincia un vero e proprio balletto di acronimi, per dare un nome alla nuova tassa sulla casa che dovrebbe in ogni caso sostituire l’Imu. Si va dalla Trise alla Tuc, passando per la Iuc, fino ad arrivare alla definitiva denominazione di Tasi. Ma il “gioco dei nomi”, se così vogliamo chiamarlo, non finisce, visto che da tempo si parla anche di introdurre una Service Tax, che dovrebbe fondere Tasi e Tari. Quest’ultima è la nuova tassa sui rifiuti che nel frattempo anch’essa ha cambiato nome altre due volte, passando da Tarsu a Tia. Ma questa, direbbe qualcuno, è un’altra storia…

6 - 2015 e le nuove promesse di Renzi

E siamo dunque ai giorni nostri, con le ultime promesse in ordine di tempo fatte questa volta dall’attuale premier Matteo Renzi, che nel frattempo ha preso il posto di Letta. Con la nuova legge di stabilità presentata solo qualche giorno fa, si prevede infatti l’abolizione della Tasi su tutte le prime case, ad esclusione, come ha tenuto a precisare solo qualche ora fa lo stesso presidente del Consiglio attraverso un immancabile tweet, di case di lusso e castelli. All’orizzonte poi per il 2016 resta in campo l’idea di creare una tassa unica sulla casa che accorpi servizi e immondizia, una nuova imposta che questa volta potrebbe chiamarsi Local Tax. Ma si sa, quando si parla di tasse sulla casa la fantasia del legislatore riserva sempre sorprese, dunque attendiamo di sapere quali nuove denominazioni verranno introdotte.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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