Spagna, la crisi e le banche al test della manovra d'agosto
Economia

Spagna, la crisi e le banche al test della manovra d'agosto

Il mese è decisivo per le sorti di Madrid. Che ha avviato il dialogo con Bruxelles

Non sarà la Grecia, ma anche qui la paura è tanta. Sotto il cielo di Madrid in questi giorni di canicola si suda freddo. Dal Palazzo della Moncloa non è arrivata(per il momento) nessuna richiesta per accedere d’urgenza ai 30 miliardi di aiuti per ricapitalizzare le sue banche. Questo è solo un semplice dettaglio. Sono altre le urgenze su cui il premier, Mariano Rajoy, e i suoi fedelissimi stanno lavorando. La loro priorità - punto primo - sono le "misure per risanare i conti" del Paese.

Bruxelles le ha già accolte venerdì scorso con favore, ma la strada resta in salita. A giugno la produzione industriale spagnola è scesa ancora del 6,3% rispetto a un anno fa. Si tratta del decimo calo mensile consecutivo. “Per allentare la morsa della crisi, la Spagna deve spezzare il legame perverso che lega le sue banche ai destini del debito pubblico”, sostiene Donatella Principe, head investment Advisory di Schroders.

Entro il 24 agosto - punto numero due - saranno approvate le linee generali della bad bank. Se il piano dovesse contemplare condizioni peggiori e tutto slittasse a ottobre si metterebbe male . Questa volta non solo per Madrid.

Per il momento è toccato alla Grecia . Lì gli analisti di Standard & Poor’s sono tornati a colpire: hanno rivisto le prospettive su Atene da stabili a negative. E adesso che nel mirino ci sono le banche iberiche nessuno ha il coraggio di fiatare. Il governo spagnoloha già inviato all’Unione europea i nuovi obiettivi di deficit di bilancio dell'amministrazione centrale per il 2012. Lo ha portato al 4,5%, contro il 3,5% già preventivato. Mentre l'obiettivo di deficit complessivo, comprendente anche quello delle autorità locali, resta al 6,3%.

Il “nuovo” banco di prova di Rajoy si gioca sulla definizione di quel contenitore che dovrà ripulire i bilanci degli istituti assorbendo i titoli tossici, la bad bank appunto. In barba alla speculazione delle ultime 24 ore, solo quando sarà definito, le banche potranno ricevere il primo gettone da 30 miliardi delle risorse messe a disposizione da Bruxelles.

Bankia, l'istituto guidato in passato dall'ex direttore generale dell'Fmi Rodrigo Rato ha bisogno di circa 19 miliardi di euro; Novagalicia di 6 miliardi, CatalunyaCaixa di circa 5 miliardi e il Banco di Valencia di 1,6 miliardi, anche queste nazionalizzate. Nonostante la Borsa guardi con favore all'attivazione degli aiuti, Richard Mc Guire, esperto di reddito fisso di Rabobank, non si fa però illusioni e dice: “Rajoy attenderà le indicazioni sulle condizioni, prima di alzare bandiera bianca”.

Anzi, “è probabile che sia estremamente reticente a farlo se saranno annunciate condizioni aggiuntive a quelle relative al piano di salvataggio del settore bancario”, prosegue l’esperto convinto che la crisi da spread debba ancora peggiorare, con la Spagna che sarà costretta ad accettare un piano di salvataggio tout court.

Anche Principe di Schroders concorda. “La guerra che Rajoy sta combattendo è una battaglia di trincea, giocata nell’attesa che gli strumenti europei di contrasto della crisi vengano definiti pienamente come struttura e dimensione. La via dell’austerity centrale portata avanti ha aggravato la recessione in assenza di misure per lo sviluppo e la produttività, e sta rischiando di essere vanificata dagli eccessi delle amministrazioni locali”. Adesso – continua – “la decisione di ricorrere a un supporto da parte dell’Unione Europea per il settore bancario è stata obbligata, ma in quanto intervento ad hoc ed eccezionale per caratteristiche, offre poca sicurezza ai mercati”.

Tirando le somme, il punto resta sempre uno solo. “Se non saranno accompagnate da misure di stabilizzazione del settore bancario, il tutto rischia di esasperare piuttosto che risolvere il problema spagnolo della piaga della fuga di capitali all’estero”, conclude l’esperta di Schroders. Perché ancora una volta la vera mossa da compiere è quella di spezzare il legame perverso che lega le banche ai destini del debito pubblico. Solo allora la Spagna potrà guardarsi indietro e dire sono salva.

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Micaela Osella