Crisi: settimana decisiva per l'euro. La soluzione passa per l'Europa
Economia

Crisi: settimana decisiva per l'euro. La soluzione passa per l'Europa

I paesi europei sono tutti chiamati a fare la loro parte. Solo attraverso la collaborazione di Grecia, Italia, Francia, Spagna e Germania sarà possibile uscire dal guado

AAA cercasi soluzione disperatamente per l’euro e i suoi guai. Con l’intervento di Mario Draghi all'Europarlamento inizia oggi una settimana densa di appuntamenti in quello che viene considerato il mese decisivo per la sopravvivenza della moneta unica. Martedì, il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, volerà a Berlino per incontrare la cancelliera tedesca, Angela Merkel, seguito, il giorno successivo, da un faccia a faccia con il presidente francese, Francois Hollande. Reduce dal vertice bilaterale che avrà il 4 a Roma con il premier, Mario Monti. Il tour europeo di Van Rompuy toccherà Atene venerdì 7 per una visita al premier greco Antonis Samaras e sabato 8 Cernobbio per intervenire al seminario Ambrosetti e fare il punto con il presidente del Consiglio italiano.

Un valzer di incontri che la dice lunga sulla delicatezza del momento. Perché ormai è chiaro che incastrare gli espedienti per uscire fuori dal guado non sarà facile. Qui non esiste una ricetta pre-costruita. Si tratta di costruire una rete di salvataggio per l’Europa, attraverso un mosaico di azioni che spazia dalle riforme italiane al varo della Finanziaria francese dalla definizione delle nuove misure di austerity ad Atene alla realizzazione delle misure necessarie per il prestito da almeno 100 miliardi di euro in Spagna. Ogni tassello dovrà trovare il suo posto. In tempo utile.

Forse la tensione di queste giornate cariche di appuntamenti si scioglierà giovedì 6 quando si riunirà il direttivo della Bce, al termine del quale Draghi illustrerà il programma di acquisto di titoli di stato dei Paesi in difficoltà annunciato il 2 agosto scorso e a cui i tecnici di Francoforte hanno lavorato per tutto il mese. Ormai non c’è più un minuto da perdere. Come riconosciuto da José Manuel Durao Barroso è adesso che "o la va o la spacca". Per ritrovare il fil rouge in una crisi senza fine, i Paesi del club euro dovranno però fare la loro parte, perché anche se l’Eurotower tenderà una mano ripetono come un mantra gli economisti sarà solo attraverso dolorose scelte politiche che verrà disarcionata questa situazione esplosiva.

Parte della soluzione passa per Atene. La Grecia è chiamata a varare in queste settimane nuove misure lacrime e sangue per poter accedere all’assegno da 31 miliardi di euro che Bce, Unione europea e Fondo Monetario Internazionale metteranno a disposizione. Sono 11,5 miliardi i tagli da fare e all’appello ne mancano almeno 4. Se non verranno trovati, il rubinetto degli aiuti verrà chiuso e per il Paese potrebbe esserci il default. Anche sotto il cielo di Roma la situazione è delicata. Ad agosto non c’è stata la grande buriana in Borsa, ma Palazzo Chigi sa che non può fermarsi: dovrà continuare il processo di risanamento dei conti pubblici.

Il capitolo da affrontare si chiama spending review. Si tratta di un percorso accidentato dalle magagne dei partiti politici, che in vista delle elezioni 2013 hanno iniziato a mostrare segni di insofferenza verso il governo dei tecnici.

Oltre confine Hollande e la sua squadra per la metà del mese dovranno approntare la Finanziaria da almeno 30 miliardi per riportare il rapporto deficit Pil sotto la soglia del 3% dall’attuale 4,5%. Il presidente socialista in campagna elettorale ha sbandierato tagli alla spesa pubblica e una stangata sui più ricchi, ma non è ancora chiaro in quale misura.

Sullo sfondo restano poi le difficoltà della Spagna. Madrid non vuole firmare la resa, prima che la Bce comunichi la condizionalità a cui concederà gli aiuti ai Paesi che ne faranno richiesta. Intanto dietro le quinte il premier Mariano Rajoy lavora al varo di nuove misure, tra cui un probabile aumento delle tasse. Nessuno lo dice a voce alta, ma il rischio che il Paese debba ricorrere a un salvataggio di Stato è alto. Non basteranno 100 miliardi di euro stanziati da Bruxelles per le sue cajas. Sono tante insomma le tappe a cui si lega la soluzione per la crisi dell’Eurozona. Rischi da sottovalutare zero. L’appuntamento con la Storia richiede attenzione ai dettagli. Quelli su cui stanno lavorando le Cancellerie europee. Guai a mancare l’occasione.

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Micaela Osella