Dodici (insoliti) indicatori per capire come va la crisi
Economia

Dodici (insoliti) indicatori per capire come va la crisi

Dal tacco delle donne all’intimo per uomo, dalla birra ai grattacieli, ecco come gli esperti cercano di misurare lo stato di salute dell’economia

Leonard Lauder, presidente del gigante della bellezza Estée Lauder, si è conquistato una pagina nella storia dell’economia con il famoso “Lipstick Index”, il cosiddetto “indice del rossetto” che mette in correlazione l’andamento dell’economia alla vendita di rossetti. La teoria è semplice: in tempo di crisi le donne comprano più rossetti, proprio perché devono rinunciare ad articoli più costosi, come scarpe e borsette. Nell’elenco di misure non ufficiali per capire come stiano andando le cose pubblicato da Business Insider , il Lipstick Index appare quasi una misura canonica, soprattutto se confrontato con l’indicatore del primo appuntamento. Quest’ultimo nasce dall’idea che quando l’economia va male, le persone cercano conforto una nell’altra. Per il sito di incontri Match.com, la teoria trova riscontro nell’andamento dei contatti. Il quarto trimestre del 2008, infatti, è stato il periodo di più intensa attività degli ultimi sette anni.

Un altro indicatore che si fa interprete del bisogno di evasione dalla realtà è la vendita dei popcorn al cinema. Non a caso, per il box office, il 2009 è stato uno fra gli anni a maggior traffico. Sempre sul fronte del tempo libero, ci si può dilettare con il “Waiter Index”, ovvero l’indice della cameriera: più sono prestanti le cameriere che si vedono in giro, più fragile sarà l’economia. La spiegazione è semplice: quando l’economia va bene, le persone belle fanno meno fatica a trovare un lavoro, quando le cose vanno male, si adattano a posizioni che in tempi di vacche grasse avrebbero rifiutato. Il cosiddetto “Indice dei concessionari”, invece, prende in considerazione gli sconti praticati  per attrarre potenziali acquirenti e dimostra un andamento inversamente proporzionale a quello dell’economia.  Ford, GM e Chrysler, giusto per fare qualche nome, hanno accelerato sugli sconti nel 2008. A proposito di trasporti, fra gli indici più insoliti c’è quello relativo agli incidenti in bicicletta. Secondo il dipartimento dei trasporti britannico, gli incidenti sono aumentati del 12% a partire dall’introduzione di misure di austerity, nel 2011. Anche l’irritazione da pannolino rientra fra gli indicatori utilizzati per tenere il polso dell’economia. A quanto pare, per cercare di risparmiare, i genitori cambiano i loro figli meno frequentemente. L’istituto di ricerca Symphony Iri conferma: durante la crisi, le vendite di crema anti-irritazione sono cresciute del 2,8%, mentre le vendite di pannolini hanno ceduto il 9%.

E ancora: la chirurgia plastica. Chi teme per la perdita del lavoro tende a risparmiare, invece di investire in chirurgia estetica, o preferisce non assentarsi dal lavoro per la convalescenza. Nel 2008, fa sapere l’American Society of Plastic Surgeons, gli interventi sono calati del 9%. Anche le vendite di birra sono considerate un termometro dell’economia: se i tempi sono difficili, le persone tendono a tagliare il consumo di alcoolici, soprattutto fuori casa. La prova? In Europa, il 73% dei lavori collegati alla birra sono fuori dai birrifici e il settore, dal 2008 al 2010 ha registrato la perdita del 12% dei posti di lavoro. Anche la misura dei tacchi delle scarpe da donna sembra essere inversamente proporzionale alla salute dell’economia: durante la crisi, infatti, i tacchi tendono a essere più alti, come se le donne cercassero un modo per regalarsi una piccola fuga. La storia della moda dimostra che le scarpe basse degli anni Venti sono state sostituite dalle scarpe con il tacco durante la Grande Depressione e i tacchi a spillo sono tornati di moda durante la bolla delle dot com. 

Sul fronte maschile, la vendita di intimo segna i tempi, perchè gli uomini ridimensionano gli acquisti. L’ipotesi trova conferma nei dati Mintel: le vendite di intimo nel 2009 sono calate per la prima volta dal 2003 del 2,3%. Infine, c’è l’indice dei grattacieli: il boom edilizio, a quanto pare, anticipa la recessione. Ma non è tutto, perchè più alti sono i grattacieli in costruzione, più lunga sarà la crisi: Barclays con il suo Barclays Skyscraper Index conferma. Durante la Grande Depressione, tre dei più alti edifici del mondo erano in costruzione, ovvero:  40 Wall Street, Chrysler ed Empire State building. 

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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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