Euro, Wall Street non ci crede più
Economia

Euro, Wall Street non ci crede più

Secondo un rapporto del Financial Times Oltreoceano stanno cercando di capire cosa succederà agli investimenti con la dissoluzione della moneta unica. Niente panico, ma intanto fiumi di riunioni...

Addio euro e ai tuoi mille problemi. Wall Street non ci sta più. Poco importa se questa mattina il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e quelli tedeschi mostri segni di stabilità, muovendosi a quota 463 punti, se Mario Monti dalle colonne del settimanale più diffuso in Germania, Der Spiegel, nel fine settimana ha promesso che resterà in carica fino al 2013 per strappare il Paese dalla rovine e se il governo spagnolo vuole sapere quali sono condizioni straordinarie prima di presentare formale richiesta per accedere ai fondi europei.

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Le banche d’America hanno già deciso da che parte stare. Per loro la moneta unica non ha futuro, scrive il Financial Times. Come dire: signori, non è più tempo di moniti ed Eurogruppi. Qui bisogna solo tirare i remi in barca, arrivederci e grazie.

Da Oltreoceano hanno fatto due conti per leggere tra le pieghe della crisi che non abbandona l'Europa. La Spagna dovrà far fronte al pagamento di 8 miliardi di euro di interessi sul debito il prossimo anno. Dietro l'angolo, Madrid ha in calendario due aste del Tesoro, i prossimi 14 e il 28 agosto, mentre entro la fine dell'anno vanno in scadenza 100 miliardi di debiti, oltre a una parte di interessi sul deficit pari a 30 miliardi di euro.

Risultato: secondo la maggior parte degli analisti, se i rendimenti dei Bonos continueranno a ballare intorno al 7,5%, la strada del salvataggio sarà obbligata a settembre. Guarda caso si tratta della stessa data che circola negli ambienti governativi. Dal canto suo l’Italia non sta meglio: ha cancellato l’asta dei Btp in programma ad agosto, ma anche per Roma l’autunno si annuncia caldo. Tra ottobre e novembre dovrà rifinanziare ancora una buona fettina del suo debito pubblico. E alle attuali condizioni sui mercati l’impresa non sarà facile.

Da qui la convinzione degli istituti statunitensi che sia meglio prepararsi allo scenario peggiore: quello della dissoluzione dell’euro. Non lo dicono apertamente, ma da Citigroup a Bank of America si moltiplicano le riunioni per cercare di capire cosa potrebbe accadere in Borsa quando l’euro imploderà. Secondo il rapporto stilato dal Financial Times, i trader dei derivati ​​delle principali banche d'investimento di Wall Street si stanno trovando davanti tutti alla stessa reazione delle controparti. I loro clienti si domandano se le operazioni ossia gli investimenti denominati in euro continueranno a essere rimborsati in euro anche dopo il crash.

Nessun istituto ad oggi ha drasticamente modificato la propria esposizione ai cinque paesi della Periferia d’Europa, ossia a Italia, Spagna, Irlanda, Grecia e Portogallo. Morgan Stanley ha messo sul banco 5,4 miliardi di dollari, Jp Morgan ne ha oltre 20 miliardi. Sostengono che sono gestibili, che hanno ben chiaro a che punto è la crisi. Anche quando Lehman Brothers fu lasciata fallire, lo dissero. Peccato che il giorno dopo, alla riapertura delle Borse, quella certezza svanì come una bolla di sapone: come andò finire sui mercati - in preda al panico - se lo ricordano tutti. Quella lezione della storia forse non è stata ancora imparata.

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Micaela Osella