Crisi europea: Pensione unica d’Europa
Economia

Crisi europea: Pensione unica d’Europa

La ripresa arriva con la mobilità anche nel welfare come spiega Ester Faia, docente alla Goethe university di Francoforte

Questo intervento di Ester Faia è uno dei cinque raccolti su Panorama (numero 24) in  uno speciale dal titolo "Volete Crescere? Leggete qui" dove si fa il  punto sulle quattro settimane decisive per l'euro, con le riflessioni e i   suggerimenti pratici di cinque esperti internazionali: oltre a Ester Faia, Nani  Beccalli Falco, Michele Boldrin, Pier  Carlo Padoan, Dante Roscini. Con un obiettivo: avere una visione globale su cosa accade all'Europa. E come uscire dalla crisi. (Qui gli articoli raccolti nella nostra P-Story )

L’Italia ha una crisi di crescita del reddito, l’Europa una di crescita delle istituzioni. L’esperienza storica e la teoria economica concordano nel dire che le unioni monetarie si dissolvono senza un’unione fiscale: gli Stati Uniti affrontarono questo problema ai tempi di Alexander Hamilton (1791). I paesi che perdono la leva della politica monetaria hanno bisogno di uno strumento per assorbire le asimmetrie: fino a oggi le politiche fiscali nazionali hanno fornito quello strumento, al costo però di indulgere nella disciplina e di rendere croniche le divergenze. Il fiscal compact, che consente deviazioni da zero del deficit solo sulla base della componente ciclica (differenze tra il reddito attuale e quello di lungo periodo), è insufficiente e difficile da attuare in quanto richiede di prevedere il reddito di lungo periodo, cosa impossibile per gli economisti e ancora di più per i giuristi della Corte di giustizia europea. Una completa centralizzazione di tasse e spese (come ora negli Stati Uniti) non sarebbe politicamente accettabile al momento in Europa, ma un meccanismo di assicurazione sovranazionale fornirebbe il giusto bilanciamento fra disciplina e assorbimento delle differenze cicliche.

Lo scetticismo verso gli eurobond è giustificato ma si può superare. Una mia proposta (presentata in un dibattito a Berlino con Michael Meister della Cdu e Joachim Poss della Spd) prevede che gli eurobond siano accompagnati da una garanzia in solido di tutti i paesi e da una convertibilità in un’attività reale del paese che richiede di emetterli (oro delle banche nazionali o altre attività reali); queste ultime si attiverebbero solo in caso di default. L’emissione di eurobond avverrebbe allo stesso tasso per tutti, ma con premi differenziati sulla base di indicatori della disciplina fiscale del paese.

A parte il problema dei debiti sovrani, serve un piano di mobilità del lavoro: in Germania le imprese cercano lavoratori, in Italia e in Spagna molti sono disoccupati. Ci sono barriere di varia natura che ostacolano la mobilità ma una importante è la difficoltà di recuperare i contributi pensionistici una volta ritornati nel paese di origine. Il governo Monti potrebbe attivarsi per degli accordi che facilitino la trasferibilità dei diritti pensionistici in Europa.

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Ester Faia è professore di economia monetaria e fiscale alla Goethe University di Francoforte

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Ester Faia

Nata nel 1973, laurea in Economia alla Bocconi e Ph.D. alla New York University, Ester Faia ha ricoperto diversi incarichi accademici e presso organismi internazionali. È professore ordinario alla Goethe University of Francoforte, senior fellow del Center for Financial Studies e research professor al Kiel Institute. È autrice di numerose pubblicazioni in qualificate riviste accademiche internazionali. Ha svolto incarichi per diverse banche centrali, centri di ricerca (tra i quali il CEPREMAP di Parigi e il Globalization Center della Dallas Fed) e università straniere. Ha ricevuto prestigiosi premi da istituzioni come l'Unione Europea, la Banca centrale europea e la Fondazione tedesca della ricerca. È consigliere di Buzzi Unicem dal 2012.

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