Crisi Cipro, giù le mani dai risparmi degli europei
Economia

Crisi Cipro, giù le mani dai risparmi degli europei

Perché il prelievo sui depositi bancari deciso dal governo di Nicosia apre scenari un po' inquetanti in tutta Eurolandia

Una misura che spaventa l'Europa intera, e non soltanto i risparmiatori ciprioti. Va considerata probabilmente così, la decisione del governo di Nicosia di mettere le mani nelle tasche dei cittadini, con un prelievo straordinario sui conti correnti.

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Le finanze statali di Cipro sono sull'orlo del baratro e allora, per ottenere il via libera delle autorità di Bruxelles agli aiuti da 10 miliardi di euro, l'esecutivo guidato Nikos Anastasiades ha deciso di adottare un provvedimento drastico: una tassa una tantum sui conti bancari, con un'aliquota che viaria tra il 6,75% (per le giacenze inferiori a 100mila euro) e il 9,9% (per i depositi sopra i 100mila). Nel contempo, i risparmiatori avrebbero in cambio un piccolo contentino: l'assegnazione di un pacchetto di azioni delle banche, per compensare le perdite subite.

Dopo la reazione negativa delle borse, che certo non apprezzano questo attacco al risparmio avvenuto in un paese (seppur periferico) di Eurolandia, non è escluso che le misure vengano presto corrette o alleggerite, fissando per esempio delle aliquote più basse. Anche perché, tra le autorità del Vecchio Continente, molti leader sembrano aver preso le distanze da queste decisioni. Non fa eccezione l'austera Germania, il cui ministro delle finanze, Wolfgang Schaeuble, ha fatto sapere che il prelievo sui depositi ciprioti non è frutto di un'idea o di un'iniziativa del governo di Berlino.

Di chiunque sia la paternità di questa manovra sui conti correnti, una cosa resta certa: se le misure dovessero andare in porto, rappresenterebbero un pericoloso precedente o “la rottura di un tabù”, come hanno scritto gli analisti di Morgan Stanley. In altre parole, ogni volta che un paese europeo si troverà in difficoltà, potrebbe farsi spazio l'idea di percorrere la stessa strada intrapresa dal governo di Nicosia, cioè di mettere le mani nelle tasche dei risparmiatori nel giro di poche ore. Del resto, se c'è riuscita Cipro, perché non dovrebbero fare altrettanto nazioni ben più ricche come l'Italia, la Francia o la Spagna, che non hanno certo dei bilanci pubblici in salute?

Negli istituti di credito della Penisola, infatti, c'è un tesoro sconfinato, se messo a confronto con quello di Cipro. Secondo i dati della Banca d'Italia sulla ricchezza delle famiglie, le somme dei nostri connazionali in giacenza sui conti correnti ammontano a ben 477 miliardi di euro (statistiche del  2011), una cifra molto simile a quella della Francia (480 miliardi). Le cose non vanno diversamente in Germania, visto che oltre il 40% dei risparmi tedeschi si trovano nei depositi bancari a breve termine. Più o meno la stessa cosa avviene anche in Spagna dove i conti e le attività monetarie raccolgono addirittura il 50% della ricchezza delle famiglie.

A ben guardare, nel nostro paese una vicenda simile a quella cipriota c'è già stata e risale al 1992, quando il governo Amato decise un prelievo straordinario sui conti correnti per mettere in sicurezza il bilancio pubblico. Venti anni fa, però, le cose andarono un po' diversamente. Innanzitutto, perché il prelievo di Amato aveva delle aliquote non elevatissime (il 6 per mille). Inoltre, non va dimenticato che, a quei tempi,  Eurolandia non esisteva ancora e il mercato dei capitali non era globalizzato come oggi. E' un particolare non da poco perché, adesso, gli investitori temono soprattutto una cosa: una fuga dei capitali dal Vecchio Continente.  “Se l'intenzione dei leader Ue era quella di minare le basi della fiducia riposta dai risparmiatori nelle banche ci sono pienamente riusciti”, hanno scritto in una nota (con amara ironia) Michael Hewson e  Tim Waterer, esperti della società di intermediazione sui cambi Cmc Markets. “ Ci si chiede”, sostengono gli analisti, “che cosa abbia spinto ad approvare un piano che rappresenta l'equivalente del passaggio del Rubicone, cioè un punto di non ritorno”.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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