Crescita dell'economia, l'unica strada
SERGIO OLIVERIO / Imagoeconomica
Economia

Crescita dell'economia, l'unica strada

Finirebbero i problemi di sostenibilità del debito. Ma si cresce solo se si fanno le riforme: il verdetto della Euromoney Italy Conference

I problemi del debito italiano si possono risolvere solo tramite la crescita.

Così pensa la maggior parte dei partecipanti alla Euromoney Italy Conference. Il più sicuro di questo è Myles Bradshaw, Executive Vice President e Portfolio Manager di PIMCO, il più grande fondo obbligazionario del mondo.
Non ci sono problemi per la sostenibilità del debito, se si cresce. E non si cresce se non vengono introdotte le riforme strutturali che da più parti sono richieste a gran voce.

Macroeconomia preoccupante
La revisione delle stime di crescita italiana da parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha avuto un impatto significativo sui banchieri e sugli analisti presenti alla conferenza annuale di Euromoney.

"Beh, le prospettive non sono positive per il 2014, anche perché questa sera temiamo che arrivi anche un'altra doccia fredda per l’Italia, quella del Fondo monetario internazionale", dice un banchiere italiano. Infatti, proprio oggi l’istituzione di Washington pubblicherà il suo rapporto periodico sul Paese, l’Article IV Consultation, e la paura è che possa esserci una nuova revisione al ribasso. Ciò significa, un altro anno di recessione.

Buona parte dei presenti ritiene che gli oltre 2.000 miliardi di euro di debito siano stati gestiti in modo coscienzioso e lungimirante dall’Italia, fino a ora. Ma il rapporto fra debito e Pil continua a salire. Secondo Antonio Guglielmi di Mediobanca Securities toccherà quota 145% nel 2015, un livello mai toccato prima. Fino a che punto si dovrà arrivare prima che si possa definire insostenibile?

Secondo Isabelle Vic-Philippe, Head of Euro Govies e Inflation Management di Amundi, "il problema è che la Bce ha già fatto molto, fornendo liquidità e contribuendo a deprezzare l’euro per favorire le esportazioni, ma ora la palla è nelle mani dell’Italia".

La chiave, ancora una volta, è quella delle riforme strutturali. Se vengono adottate dal governo, allora si potrà tornare a pensare a una vera ripresa dell’economia italiana. Infatti, come fa notare Vic-Philippe, "la politica monetaria può fare molto, ma non può fare tutto".

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L'opportunità di Renzi
Renzi, secondo buona parte dei presenti, ha una grande opportunità. "Può liberare il potenziale di crescita del Paese, ma deve fare in fretta”, dice Richard Ensor, numero uno di Euromoney Institutional Investor. Ma la via che porta a una Italia virtuosa è lunga. Per ora le stampelle della Bce possono dare una mano. C’è fiducia sull’esito delle Targeted longer-term refinancing operation (operazioni di rifinanziamento a lungo termine mirate, o Tltro) e sull’acquisto di covered bond e titoli cartolarizzati, ma sarà abbastanza?

Per il Crédit Agricole si potrà avere un impatto, ma non bisogna attendersi un cambiamento radicale. "Se il livello dei Non-performing loan (crediti dubbi, o Npl) resta agli attuali livelli, (cioè alti), non ci sarà alcun incentivo per le banche italiane a incrementare i finanziamenti. Si continuerà a preferire la qualità e non la quantità", spiega. Un'idea comune nell’universo bancario.

"Saranno cruciali gli interventi strutturali, ora che c’è una specifica stabilità politica", fa notare un banchiere tedesco. E sarà fondamentale anche gestire al meglio il debito pubblico. Le emissioni per il 2015, ha spiegato il direttore del Dipartimento del debito pubblico, Maria Cannata, saranno inferiori rispetto a quelle per l’anno in corso.

Saranno cruciali gli interventi strutturali, ora che c'è una specifica stabilità politica

Ovvero, meno di 460 miliardi di euro. Ma si deve superare l’autarchia che ha contraddistinto gli acquisti di titoli governativi italiani dal finale del 2011 a oggi. Per farlo, bisogna continuare ad attirare investitori stranieri. E questi, come ha ricordato Bradshaw, hanno bisogno di risposte a lungo termine.

Fiducia a tempo
La fiducia nell'Italia, nel suo debito pubblico e in Renzi non è illimitata. Quanto promesso, in termini di riforme, dovrà essere portato avanti. E con velocità. La pazienza degli investitori è poca, e solo grazie alla Bce è stata aumentata. "Non siamo al livello di stress del 2012, e non ci torneremo", dice Bradshaw. Ma c’è il pericolo che l’attuale clima congiunturale giochi un brutto scherzo. "Nessuno si deve aspettare un’esplosione dell’Italia, semmai una lunga agonia", si lascia scappare un banchiere statunitense.

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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