Tasse comunali, sarà una stangata
Economia

Tasse comunali, sarà una stangata

Aspettando che il governo faccia chiarezza sulla Trise, i sindaci fanno cassa con le addizionali Irpef

Comunque vada sarà un salasso. In attesa che il governo e il Parlamento facciano chiarezza sul futuro della Trise, il tributo che sostituirà Imu e Tares, quello che si può fin d’ora affermare è che i cittadini a livello locale pagheranno comunque di più. Per ora infatti, a far salire il conto non sono le tanto temute imposte su casa e spazzatura, ma l’addizionale Irpef. Quest’ultima infatti è stata l’unica tassa che, diciamo, non ha cambiato pelle in questi anni, e sulla quale i Comuni, ma anche le Regioni, hanno potuto contare per fare cassa.

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Imu e Tares e ora Trise, nella doppia versione di Tari e Tasi, sono state infatti in questi anni capitoli fiscali spesso controversi, con un’ingerenza del governo centrale che oltre a pretendere fette cospicue dei gettiti generati, spesso ha creato una confusione legislativa che ha messo i sindaci nella condizione di non poter in nessun modo programmare le proprie entrate. Eppure, spinti in alcuni casi dalla brutalità dei tagli ai trasferimenti dalla Stato centrale, in altri da bilanci sull’orlo del fallimento e in altri ancora dai deprecati vincoli di stabilità imposti dall’Europa all’Italia, molti amministratori locali non hanno potuto fare altro che ricorrere ad aggravi proprio della tassazione comunale.

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E siccome, come detto, le imposte su casa e immondizia hanno sempre sofferto di alti indici di indeterminatezza (un destino tra l’altro molto attuale, visto che ancora pochissimo si sa delle nuove Tari e Tasi), ecco che l’addizionale Irpef è stata vista come l’unica ancora di salvataggio a cui aggrapparsi. Per i cittadini però tutto ciò si è trasformato nell’ennesimo bagno di sangue. E’ stato infatti calcolato che in cinque anni, dal 2009 al 2013, il gettito delle addizionali comunali e regionali è aumentato del 36%, passando in media da 391 a 503 euro. In particolare, solo per l’addizionale comunale gli italiani pagheranno quest’anno in media 140 euro a testa contro i 129 del 2012, ovvero l’8,5% in più. Un vero salasso che, secondo i calcoli fatti dal dipartimento Politiche territoriali della Uil, ha assunto le forme più svariate a livello territoriale, in considerazione anche delle già citate difficoltà finanziarie in cui versano molte amministrazioni comunali.

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Si va allora da Gorizia, città che non ha l’addizionale comunale Irpef a Roma, dove invece l’aliquota è la più alta in assoluto, e cioè lo 0,9%, con un costo medio pro capite di 207 euro. E pensare che il tetto imposto dal governo alle aliquote sulle addizionali è dello 0,8%, ma alla Capitale è stata concessa una deroga in ragione della disastrosa situazione di bilancio. Una situazione che purtroppo si è aggravata ulteriormente negli ultimi tempi, con uno spaventoso rosso stimato in 800 miliardi di euro, e con voci incontrollate, finora smentite però dal nuovo sindaco Ignazio Marino, che parlavano di un’aliquota che sarebbe potuto arrivare addirittura all’1,2%.

In mezzo a questi due estremi ci sono tutte le altre principali città, a cominciare da Milano, dove quest’anno un contribuente medio pagherà 184 euro mentre l’anno scorso non aveva versato nulla perché erano esenti i redditi fino a 33.500 euro, mentre ora il tetto è sceso a 21mila. A Napoli invece si verseranno in media 184 euro, contro i 115 euro dello scorso anno, con un aumento quindi del 60%. A Venezia poi, solo per citare un altro dei casi emblematici, si pagheranno 184 euro, a fronte dei 138 del 2012 con un+33,3%, che diventa addirittura +44,9% a Brescia. Insomma, aspettando Tari e Tasi,per il momento i Comuni vanno avanti a colpi di addizionali Irpef.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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