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ANSA/GIUSEPPE LAMI
Economia

Come sarà la Confindustria del neo presidente Boccia

Un mandato in continuità con quello di Squinzi, che punterà su buone relazioni industriali e sul rilancio della competitività del Sistema Paese

A poche ore dall’annuncio dell’elezione di Vincenzo Boccia alla guida di Confindustria i commenti degli osservatori sono unanimi su un punto: il nuovo numero uno di Viale dell’Astronomia interpreterà il proprio ruolo in continuità con l’attività svolta dal suo predecessore Giorgio Squinzi. D’altronde, anche se quest’ultimo, per correttezza verso l’altro contendente Alberto Vacchi, non si era mai espresso apertamente per il nuovo presidente, lo avevano fatto personaggi del mondo industriale del calibro di Emma Marcegaglia e Luigi Abete, che a suo tempo erano stati sponsor dello stesso Squinzi. Dunque semaforo rosso per tutti quelli, a cominciare dalla potente Assolombarda, che sostenendo Vacchi, avrebbero voluto una svolta più radicale dell’associazione degli industriali, come già accaduto con AlbertoBombassei, che da candidato alternativo a Squinzi dovette a suo tempo ammainare ugualmente bandiera bianca.

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Ancora una volta, a prevalere in Viale dell’Astronomia è stata quindi l’ala più dialogante e meno “barricadiera”, che affida a Boccia però comunque il compito fondamentale di rivedere le relazioni industriali. Su questo punto, proprio in linea con quanto fatto in questi anni da Squinzi, sono tutti convinti che non ci saranno tentativi di strappi, quanto piuttosto la ricerca di una condivisa riforma del sistema contrattuale, nonostante le difficoltà emerse negli ultimi tempi. Un punto questo sul quale lo stesso Boccia ha spinto molto nel corso della sua campagna elettorale: sì a buoni rapporti con le associazioni dei lavoratori, ma allo stesso tempo la necessità di migliorare soprattutto la competitività delle nostre imprese, in particolare sul fronte della produttività. A questo proposito in tanti hanno sottolineato il dato emerso con forza in questi giorni, che raccontano di un’Italia che rispetto alla Germania in 15 anni ha perso ben il 30% proprio in termini di produttività.

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Questo dunque sarà certamente un tema dominante della nuova presidenza Boccia. Altro problema su cui, secondo qualcuno, si concentreranno le attenzioni del nuovo numero uno di Viale dell’Astronomia, sarà certamente il Sud. D’altronde, l’elezione di un presidente meridionale in questa fase, non può che essere un messaggio lanciato a tutti sull’importanza che un rilancio dell’industria nel Mezzogiorno potrà avere per le sorti complessive del Paese. E chi dunque meglio dell’amministratore delegato delle Arti Grafiche di Salerno può avere sensibilità per questo tema. Tra i vari punti messi poi all’ordine del giorno dal nuovo presidente, che vanno dalla riforma dello Stato a quella del credito, dal rilancio della questione energetica a quella della digitalizzazione, altro tema sul quale Boccia potrebbe guadagnare visibilità e consensi è certamente quello legato ad un possibile rientro in Confindustria di Fiat e Finmeccanica.

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In particolare, secondo molti osservatori, proprio il nuovo rapporto che potrebbe instaurarsi con Sergio Marchionne, potrebbe servire da grimaldello per ottenere il via libera su tante altre questioni. Non che il rientro della nuova Fca nei ranghi industriali possa procurare chissà quali contraccolpi, ma certamente da un punto di vista dell’immagine sarebbe un risultato quanto mai lusinghiero: di fronte alle sfide della globalizzazione il mondo industriale italiano avrebbe infatti quanto mai bisogno di mostrare unità e compattezza. In questo senso tra l’altro, in molti sottolineano che proprio la visone ormai prettamente globale assunta da Marchionne e dalla sua Fca, potrebbe portare una ventata di novità quanto mai significativa tra gli industriali italiani. Staremo a vedere, la sfida di Boccia è lanciata: ora sarà giudicato sui fatti e non più sulle promesse.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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