Come diventare startup di successo
JOHN MACDOUGALL AFP (Getty Images)
Economia

Come diventare startup di successo

Sap e Polihub ci spiegano perché le piccole aziende innovative hanno più chance di arrivare (e bene) sul mercato quando si inseriscono in programmi guidati da multinazionali

Dici startup e pensi subito a tutte quelle piccole realtà nate quasi per gioco all'interno di uno scantinato e ritrovatesi nel giro di pochi mesi a conquistare il mondo. Potere dei media e dei loro racconti romanzati che finiscono per (sovra)alimentare un sogno che sembra davvero dietro l’angolo, alla portata di tutti. O quantomeno di chiunque abbia una buona idea e un po’ di spirito imprenditoriale.

La verità, però, è un’altra. La verità è che dietro i tanti casi di successo ce ne sono altrettanti (anzi molto di più) di fallimento. La verità è che non basta una trovata e tanta energia per diventare la nuova Google. In Italia, per dire, più della metà, delle startup muore prima dei cinque anni. Perché ad esempio non c’è un piano industriale serio che le sorregga. Oppure, più semplicemente, perché le promesse non bastano per fare di un'idea un business.

E allora si capisce perché l’obiettivo degli incubatori e di tutte le varie strutture che si occupano di affiancare e sostenere le startup nelle loro fasi iniziali sia soprattutto quello di portare il più rapidamente possibile certe proposte innovative sul mercato, all’interno di un marketplace in cui ci siano già i potenziali clienti disposti a guardare ed acquistare beni e servizi. In altre parole portare le piccole aziende a ragionare da grandi.

AAA APPLICAZIONI CERCASI
È un approccio che piace non solo ai giovani imprenditori e agli investitori, ma anche a tutte quelle multinazionali che in questi anni stanno guardando alle startup come a un nuovo bacino tutto da sfruttare per coltivare idee che siano utili o comunque funzionali al proprio business. È il caso, ad esempio, di SAP, società di punta del mercato dei gestionali e delle soluzioni informatiche per il business che da due anni ha aperto il suo personalissimo Startup Focus Program , un’iniziativa lanciata per premiare e portare sul mercato i progetti più innovativi in ambito big data, real time e predictive analytics realizzati su piattaforma SAP Hana.

Un programma di respiro internazionale (55 i Paesi coinvolti finora), che ha già radunato 650 startup, di cui circa una quarantina già approdate in una fase finale di go-to-market. Non manca l'Italia, rappresentata da 21 aziende di cui tre (Buzzoole, Celldynamics e Mobyplanner) sono state premiate nella prima Call4ideas lanciata da PoliHub, l’incubatore del Politecnico di Milano che supporta l’iniziativa per tutti gli aspetti di scouting e sviluppo imprenditoriale e tecnologico. "Aziende come SAP hanno la tecnologia, un marketplace ben definito e una rete commerciale - spiega Stefano Mainetti, Consigliere Delegato di PoliHub - servono però nuove idee, ed è qui che intervengono le startup". Una sorta di do ut des nel quale la multinazionale fa da chioccia, offrendo tutto il supporto – sia tecnologico che di business – in cambio di progetti applicativi in grado di portare valore aggiunto al proprio ecosistema.

SE VINCE LA STARTUP VINCE ANCHE LA MULTINAZIONALE
"Abbiamo la tecnologia ma abbiamo bisogno di realtà che sappiano utilizzarla per creare prodotti e servizi, e chi meglio delle startup è in grado di farlo?", spiega a Panorama.it Flaminio Francisci, Marketing Director di SAP Italia. Nello specifico SAP offre alle aziende un anno di licenza gratuita alla propria piattaforma Hana, un sistema di training, risorse specializzate e un supporto di business. Si comincia con un sostegno più sbilanciato verso la parte infrastrutturale per arrivare - man mano che ci si avvicina al collocamento sul mercato - a una spinta maggiore in termini di business. Ma cosa ci guadagna in concreto la startup? "Entrare nello Startup Focus Program significa innanzitutto essere parte di un progetto, sia in termini operativi – di fatto dopo la submission le aziende possono iniziare a scrivere codice – sia come possibilità di affacciarsi sul marketplace SAP in qualità di membri del programma", spiega il responsabile della multinazionale. "Se l’azienda arriva poi a definire un proof on concept è molto probabile che possa entrare nel vivo del posizionamento sul mercato, con una fase che prevede un supporto one-to-one di SAP e il coinvolgimento ai nostri principali eventi corporate. In ultimo si entra nella fase di delivery, che è quella che determina il passaggio dal prototipo all’industrializzazione: qui il supporto tecnico finisce ed inizia quello di business, con SAP che mette a disposizione attività di co-marketing e tutti i canali di marketing necessari per posizionare l’offerta della startup. Quando uno dei nostri commerciali va da un cliente a proporre una soluzione, in altre parole, offre anche l’applicazione verticale sviluppata dalla startup".

UN'ALTERNATIVA CHE PIACE, ANCHE AGLI INVESTITORI
Vista così, sembra un’alternativa molto concreta al classico modello “buttati e combatti” praticato da molte piccole e medie aziende (tricolori e non). Una corsia forse più ristretta – le regole del gioco vengono stabilite dalla multinazionale con un programma che ha già un orientamento ben preciso – ma che una volta imboccata può offrire molte più chance di arrivare a meta. Certo, non si può prescindere dai fondi messi sul piatto dai finanziatori, pubblici o privati che siano. Ma considerato che uno dei comandamenti del manuale del buon investitore è e rimane la riduzione del rischio, c'è motivo di credere che programmi di questo tipo siano visti di buon occhio da fondazioni, business angel, venture capital e via dicendo. In fondo garantisce una multinazionale che è stata a suo tempo una startup di successo.

 

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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