I cinque paesi dove il benessere è di casa
Economia

I cinque paesi dove il benessere è di casa

Secondo l'Ocse i paesi "fortunati" sono Stati Uniti, Canada, Svezia, Australia e Svizzera, gli "sfortunati" Messico, Turchia, Brasile e Portogallo

Se il Prodotto interno lordo (Pil) non è, da solo, un indicatore sufficiente per stabilire se un paese (e la sua economia) è sano, solido e in crescita, non lo è nemmeno l’alternativa proposta dal Bhutan della Felicità interna lorda (Fil), il valore che calcola il benessere della popolazione sulla base della qualità dell’aria, della salute dei cittadini, dell’istruzione e della ricchezza dei rapporti sociali.

Dopo la sperimentazione francese del Benessere interno lordo (Bli) e quella inglese del General Wellbeing (Gwb), per umanizzare il Pil e rendere più seri e attendibili i suoi concorrenti, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha elaborato il Better Life Index. Letteralmente, indice di vita migliore. Una misura che prendere in considerazione ventiquattro indicatori suddivisi in undici diverse categorie: abitazione, reddito, lavoro, partecipazione civile, istruzione, ambiente, amministrazione, salute, soddisfazione personale, sicurezza ed equilibrio tra lavoro e privato.

L'indicatore dell'Ocse non è stato pensato per far sì che fosse l’Organizzazione a decidere che cosa rende la vita migliore, ma per aiutare i cittadini a individuare, sulla base di preferenze personali, il paese in cui le loro aspettative possono essere meglio soddisfatte.

Il nostro grafico della settimana, però, pubblicato da The Economist , spiega che le classifiche stilate in base ai valori del Better Life Index non si discostano poi così tanto da quelle che si limitano a prendere in considerazione l’andamento del Pil. Aggregando i risultati ottenuti facendo riferimento ai singoli indicatori, The Economist ha tracciato una linea lungo la quale ha individuato due punti a cui corrispondono la media della qualità della vita della fetta di popolazione più e meno ricca che vive nel paese di riferimento. Scoprendo una serie di ovvietà, ovvero che i paesi più fortunati sono sempre gli stessi (Stati Uniti, Canada, Svezia, Australia e Svizzera), e che lo stesso vale per quelli che in genere lo sono meno (Messico, Turchia, Brasile, Portogallo). Infine, che i paesi più sviluppati sono anche quelli che soffrono di più il problema della disuguaglianza.

Nulla di nuovo, quindi, e senza particolari sorprese. Del resto, gli indicatori cambiano, ma le nazioni no. Ed è per questo che il risultato finale, indipendentemente dal modo in cui verrà calcolato, sarà sempre lo stesso.

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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