5 domande a Mario Draghi
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Economia

5 domande a Mario Draghi

Le perplessità di molti osservatori sugli stress test della Bce, che costringeranno due banche italiane a fare scorta di nuovi capitali

Due banche italiane bocciate (Mps e Carige) e tutti i colossi tedeschi promossi a pieni voti. Fa ancora discutere l'esito degli stress test, cioè la procedura con cui la Bce ha messo sotto esame i principali istituti di credito del Vecchio Continente, per valutare la loro esposizione al rischio e la vulnerabilità del loro patrimonio di fronte a una nuova, possibile crisi economica. Negli ultimi giorni, però, sono sorti diversi dubbi sui criteri adottati in questa attività di screening dei bilanci bancari. Ecco, di seguito, tutte le perplessità sollevate da molti commentatori, in cinque domande rivolte direttamente al presidente della Bce, Mario Draghi, che ha voluto con convinzione l'avvio degli stress test.


Perché le attività di trading sono considerate meno rischiose del credito?

Una delle perplessità sui criteri utilizzati negli stress test riguarda la valutazione delle attività di trading effettuate dalle banche come la compravendita di azioni, bond e prodotti derivati. Queste operazioni contribuiscono in maniera significativa ai profitti dei grandi gruppi creditizi europei e sono state considerate negli stress test come attività meno rischiose rispetto alla concessione di prestiti e finanziamenti al settore privato, cioè alle imprese e alle famiglie (che in realtà dovrebbe rappresentare il mestiere principale banche). Tale criterio di valutazione può essere condivisibile in una fase rialzista dei mercati come quella attuale ma cosa accadrebbe, invece, se i listini internazionali dovessero crollare all'improvviso come nel 2007-2008? Gli istituti che hanno i bilanci pieni di titoli finanziari e di prodotti derivati avrebbero sicuramente molti problemi.

Leggi qui: stress test e la bocciatura in borsa

Perché le attività di credito sono considerate invece più rischiose?

Nel misurare l'esposizione al rischio di una banca, gli stress test hanno invece dato un peso maggiore alle attività creditizie, cioè al portafoglio di prestiti al settore privato (che la Bce sta tentando faticosamente di far ripartire con i suoi programmi di sostegno al sistema finanziario). Questo criterio di valutazione del rischio, però, viene considerato da alcuni osservatori molto penalizzante per gli istituti bancari italiani, che hanno un business meno esposto alle attività finanziarie e di trading e più concentrato sull'erogazione del credito nel mercato domestico, dove l'economia procede a singhiozzo e dove parecchi debitori sono ancora in sofferenza. Detto in parole povere, prima si chiede le banche del nostro paese a dare più soldi in prestito alle imprese e poi le si penalizza nel valutare i loro crediti, considerandoli troppo rischiosi.

Leggi qui: stress test, le conseguenze per le banche

Perché si è ipotizzato un crollo del pil come ai tempi di guerra?

Uno dei rilievi sugli stress test fatti da alcuni osservatori, è lo scenario delineato per l'andamento dell'economia, nell'eventualità di un aggravarsi della crisi. Per l'Italia, si è ipotizzato un calo del pil dell'1,6% nel 2015 e dello 0,7% nel 2016. Il che, significherebbe per il nostro paese un calo dell'economia di 5 anni consecutivi (considerando anche il periodo 2011-2014), cioè una depressione economica che ha le stesse proporzioni di quella registrata ai tempi della guerra mondiale. Sulla base di questi numeri, per alcune banche italiane era ovviamente difficile passare gli esami.


Perché non si tiene conto degli aiuti dati alle banche dai governi?

Un altro fattore che oggi penalizza le banche italiane negli stress test riguarda gli aiuti di stato. Durante la crisi finanziaria iniziata nel 2007, infatti, gli istituti di credito del nostro paese se la sono cavata per lo più da soli, senza beneficiare degli stessi sostegni concessi alle banche nazionali dagli altri governi dell'Ue negli ultimi 8 anni. In Spagna, per esempio, gli aiuti pubblici al sistema creditizio hanno toccato la cifra complessiva di 60 miliardi di euro, in Irlanda e Olanda hanno raggiunto i 50 miliardi mentre in Germania si è arrivati addirittura a 250 miliardi. Se anche gli istituti di credito della Penisola avessero potuto contare su un sostegno così forte, oggi avrebbero una dotazione di risorse ben più cospicua.


Perché le banche tedesche sono state tutte promosse?

Dagli stress test sono uscite promosse quasi tutte le banche tedesche (con la sola eccezione della piccola Munchener Hypothekenbank). Per quale motivo?. Le ragioni di questo risultato sono legate in buona parte proprio ai criteri discutibili che stanno alla base degli stress test e che sono stati esposti in precedenza. I grandi gruppi creditizi della Germania, a cominciare dai colossi come Deutsche Bank e Commerzbank, hanno infatti un business molto concentrato sulle attività finanziarie e di trading (considerate meno rischiose) e sono esposte in misura inferiore all'erogazione del credito (considerato invece dagli stress test come un business più rischioso). Proprio per questa ragione, agli esami della Bce i tedeschi sono andati alla grande.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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