Cina, i quattro lavori pagati meglio
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Economia

Cina, i quattro lavori pagati meglio

Disegnatore di vignette, stilista di abiti da sposa, scrittore virtuale e commentatore polemico

Quali potranno mai essere i lavori più ambiti in Cina? Di certo non quelli alla vecchia, tradizionale e alienante catena di montaggio, e nemmeno quelli a contatto con pericolose sostanze tossiche o nelle miniere. La rivista finanziaria cinese Investment & Finance ne ha individuati quattro, e li ha definiti “gli impieghi emergenti meglio pagati dell'anno”. Hanno tutti un legame con internet e le nuove tecnologie. Eccoli:

1) Disegnatore di vignette per i siti web. La satira paga benissimo. I cinesi stanno imparando ad apprezzarla, e quando scovano qualcuno in grado di farli ridere senza chiedere nessun compenso in cambio, rivela un gruppo di intervistati, non lo abbandonano più. Le vignette iniziano a essere twittate e ritwittate, gli introiti pubblicitari per le testate che le ospitano lievitano e i compensi per gli autori pure. Anche se, ammettono i diretti interessati, le entrate diventano davvero importanti solo quando le vignette sono in numero sufficiente da essere inserite in un libro. Che le decine di migliaia di followers della rete certamente acquisteranno. Come è successo al 46enne Gao Youjun.

2) Stilista di abiti da sposa, tradizionali e moderni allo stesso tempo. Costosi ma non troppo, e pubblicizzati in rete, ovviamente. Tang Zhiru, 33 anni, ha costruito una fortuna con i suoi disegni. E anche se è un po' presto per presentarla come la nuova Vera Wang, la stilista statunitense di origini cinesi che ha accompagnato all'altare Victoria Beckham e Chelsea Clinton, sfruttando la rete e una semplice idea ha accumulato un capitale.

Quale? Permettere alle ragazze di oggi di sposarsi secondo la tradizione imperiale. Vale a dire con un abito rosso, lungo e tempestato di ricami di draghi e fenici. Aiutandole a vivere una favola. Simile a quella che ha vissuto lei dopo il lancio di Taobao, il sito che si occupa di vendite online che le ha permesso di lanciare i suoi abiti non solo in Cina, ma anche all’estero. Dove gli emigrati di prima, seconda e persino terza generazione sono oggi disposti a pagarle una fortuna pur di indossare uno dei suoi abiti nel giorno delle nozze. "Nei negozi questi abiti non si vendono più. Sono difficili da ricamare e costosi", spiega la giovane stilista che grazie alla rete ha abbattuto i costi di produzione al punto tale da potersi permettere di assumere 50 ricamatrici che l'aiutano a realizzare una media di 150 abiti all'anno. Il cui prezzo oscilla tra gli 800 e gli 8.000 euro. Il guadagno per lei? Circa la metà.

3) Scrittori virtuali. Ebbene, i cinesi leggono. Molto. Lo dimostra la storia di Xia Yi. Uno scrittore vetisettenne che ha deciso di auto-pubblicare le sue storie in rete diventando ricco in tempi record. Il suo ultimo romanzo, "L'ultimo taoista", ha venduto più di duecento milioni di copie. Coltivata come passatempo, la passione per la scrittura si è trasformata all'improvviso in una fonte di successo e guadagni. Perché le case editrici che gestiscono gli autori che pubblicano solo in rete garantiscono loro il 60% degli incassi. E grazie a "L'ultimo taoista" Xia Yi ha già incassato decine di migliaia di euro. In meno di due anni. "Ancora poco", commentano altri scrittori virtuali. Che ci tengono a sottolineare che quando un libro funziona gli incassi possono superare le centinaia di migliaia di euro.

4) Commentatori polemici. Ebbene sì. L'amore per la satira maliziosa sta portando i cinesi ad apprezzare e ad appassionarsi anche a quei commentatori che, da bravi parassiti della rete, guadagnano giudicando i prodotti messi in vendita sui siti web della Repubblica popolare. Come? Facile: si accaniscono contro un prodotto, fanno il possibile per screditarlo elencandone difetti reali e presunti, chiedendo poi ai produttori di offrire loro un "compenso adeguato" per cancellarli o smorzarne i toni. Attenti a non superare mai i cento euro. Rendendo così impossibile per chi li paga sporgere denuncia.

Possibile che un'attività così meschina possa essere considerata un lavoro? In Cina, purtroppo, sì. Su Taobao ne circolano almeno 65mila, e pare riescano a guadagnare migliaia di euro al mese. O almeno così dichiara la polizia cinese, che ha finalmente iniziato a tenerli d'occhio e a considerarli come veri e propri criminali.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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