Guerra del vino, è scontro Cina-Europa
Economia

Guerra del vino, è scontro Cina-Europa

Pechino potrebbe introdurre pesanti dazi e a rimetterci sarebbero tanti viticoltori italiani

La Cina da qualche giorno ha aperto un’indagine sull’importazione di vini europei con l’accusa di concorrenza sleale. Letta così la notizia potrebbe far sorridere o essere considerata una semplice boutade. Infatti non può che rappresentare un paradosso il fatto che il Paese che da anni ormai ha invaso i mercati mondiali con merce a costi nettamente inferiori agli altri sfruttando  proprio condizioni di lavoro interne assolutamente non confrontabili con l’Occidente, oggi possa rivolgere a noi proprio questa accusa. Eppure è così, e la misura cautelativa adottata da Pechino potrebbe portare come conseguenza all’introduzione di nuovi pesanti dazi doganali sul vino e avere ripercussioni durissime sull’economia vitivinicola italiana, nella quale operano tante piccole e medie imprese. Vediamo allora di capire come nasce questo incredibile contenzioso e quali effetti potrà avere per l’Europa e soprattutto per il nostro Paese.

Tutta colpa dei pannelli solari
La disputa tra Europa e Cina nasce a causa dei costi, ritenuti fuori mercato, dei pannelli solari che Pechino da anni ormai esporta nel Vecchio Continente. Basti dire che è stato calcolato che il loro prezzo risulta in alcuni casi dell’88% inferiore a quello che dovrebbe essere normalmente. Un classico caso di concorrenza sleale dunque verso i nostri prodotti. Un episodio che d’altro canto non rappresenta certo una novità, visto che le stesse dinamiche si sono verificate già in tanti altri settori produttivi. Questa volta però Bruxelles ha deciso di intervenire, aumentando il dazio doganale sui pannelli cinesi e facendolo salire dall’attuale 11,8% al 47%. Una decisione che a noi europei appare di semplice buon senso, e che in Cina avrebbero dovuto accogliere con sensatezza, considerando quante imprese europee attive nel settore dei pannelli solari hanno chiuso negli ultimi anni proprio a causa della concorrenza cinese. Solo negli ultimi tre anni se ne sono contate ben 60. Purtroppo però non è andata così, e i cinesi hanno deciso quella che a tutti gli effetti è una vera e propria ritorsione, prendendosela con il vino europeo.

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Un mercato in piena espansione
A Pechino sanno infatti perfettamente che i consumi cinesi di vino sono in piena espansione, e non potendo assolutamente contare su prodotti interni di qualità, devono per forza di cose lasciare campo libero, tra gli altri, ai vini provenienti dall’Europa. In questo senso la parte del leone la fa la Francia, con il 50% dell’intero mercato che vale complessivamente circa 750 milioni di euro, seguita da Spagna e Italia. Il nostro Paese attualmente controlla circa l’8% del mercato cinese, con un giro d’affari pari a circa 80 milioni di euro, che nel 2012 è cresciuto circa del 40%. Numeri dunque molto allettanti, che però ora potrebbero subire un brusco abbattimento proprio dalla decisione cinese di aumentare eventualmente i dazi, che attualmente sono del 20% sul vino in bottiglia e del 14% su quello sfuso. E’ questo infatti l’obiettivo con cui a Pechino è stata appunto aperta l’indagine conoscitiva. L’accusa ai Paesi europei, come più sopra accennato, è quella di fare dumping, ossia di immettere sul mercato prodotti a prezzi fin troppo concorrenziali sfruttando condizioni di produzione migliori. Insomma, una specie di barzelletta, visto che non si riesce ad immaginare come possa essere possibile produrre in Italia o in Francia vino di qualità a costi inferiori a quelli cinesi.

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L’unico soggetto a fare festa in effetti in questa situazione è proprio l’associazione di viticoltori cinesi, che potrebbe in questo modo sfruttare eventuali nuovi spazi che si dovessero aprire nel proprio mercato. Peccato però che chiunque abbia assaggiato vini cinesi non ne sia rimasto particolarmente colpito, anzi tutt’altro. Dunque questa rischia di essere una guerra senza vincitori, ma sicuramente con tanti sconfitti, e stiamo parlando ovviamente in particolare dei migliaia di produttori europei, e soprattutto italiani, che potrebbero subire un grave contraccolpo economico. A Bruxelles, soprattutto su input di Francia e Italia, in questi giorni si lavora per scongiurare questo rischio, ma certo i cinesi sembrano decisi nel voler affermare le proprie ragioni, e in economia, purtroppo si sa, la forza certo non gli manca.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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