Cercare lavoro sui social, sette errori da non fare
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Economia

Cercare lavoro sui social, sette errori da non fare

Come trasformare la rete da un potenziale nemico in un prezioso alleato per rilanciarsi

Usare strategicamente i social media come Facebook, Google+, LinkedIn e Twitter permette di farsi trovare dai cacciatori di teste e di mettere in evidenza le proprie competenze. Ma i social network possono essere un’arma a doppio taglio, come ha dimostrato una recente inchiesta di CareerBuilder: due volte su tre, il profilo sui “social” spinge gli head hunter a rigettare il candidato. Gli errori sono facili da commettere, ma si possono evitare come spiega Forbes , che individua i sette errori più comuni.

Primo: essere indiscreti. Per quanto ovvio il suggerimento possa sembrare, c’è ancora chi posta sulla pagina di Facebook immagini e frasi inappropriate: da fotografie del proprio tempo libero a commenti politici e razziali. Ricordarsi sempre che c’è in gioco la propria immagine, nè più nè meno di quanto avviene nelle relazioni tradizionali. Secondo: collegato a questo primo errore, è importante controllare ed eliminare (se e dove possibile) le foto che danneggiano la propria persona. Per esempio, si possono guardare le foto nel profilo di Facebook e cancellare, cliccando nel lato in alto a destra, le immagine caricate da sè o dagli amici. Nel caso in cui, come avviene per Twitter, esistono commenti che non possono essere cancellati, meglio prepararsi una risposta nel caso in cui il fatto venga citato durante un colloquio di lavoro. 

Terzo: non avere un profilo LinkedIn non è la soluzione. Anzi, è altrettanto controproducente. Soprattutto per chi non è nato con la rete, è importante ricordare che LinkedIn è lo strumento base per chi cerca lavoro. Perchè è una formidabile vetrina, ma anche perchè in un mercato del lavoro molto competitivo, il networking è tutto. Sì, dunque, ad aggiornamenti, a condivisioni di notizie e novità delle proprie conoscenze professionali. Senza dimenticare, ovviamente, quanto detto ai due punti precedenti. Quarto: non eccedere nella condivisione delle informazioni. La misura, infatti, è fondamentale, perchè una presenza troppo assidua potrebbe far pensare che non si usi produttivamente il proprio tempo. Quindi, per ogni commento o link, è meglio chiedersi sempre che impatto avrà sulla propria immagine. 

Quinto: analogamente, attenzione a una presenza poco rappresentativa. Se la vostra professione lo richiede, potrebbe essere necessario avere un sito internet o un blog. Chi cerca personale è sempre attento a un’immagine ben curata, anche online. Sesto: i social network non funzionano a senso unico. Si possono utilizzare anche per conoscere di più di potenziali imprese, datori di lavoro e selezionatori del personale. Infine, settimo e ultimo consiglio: bando alla falsa modestia. Per certi aspetti, le regole che delimitano il perimetro dell’etichetta digitale sono leggeremente diverse da quelle dalla vita di tutti i giorni. Accendere un riflettore sulle proprie competenze è accettabile, se presentate correttamente. A questo proposito, non dimenticate che anche le foto sono importanti: meglio investire in uno scatto professionale che rischiare di bruciarsi potenziali contatti con una foto che non vi rende giustizia.

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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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