Caterina Falleni e il frigorifero che funziona senza corrente
Economia

Caterina Falleni e il frigorifero che funziona senza corrente

È diventata una piccola star del web. A 24 anni, con la sua invenzione, è stata presa alla Nasa. È la dimostrazione che farcela è possibile

"Papà, sono qui da un mese e ho già conosciuto il direttore del dipartimento. Parlare con i professori è semplice. È tutto è molto più informale. Qui è davvero un altro mondo". Le parole entusiastiche di mia figlia, temporaneamente studentessa in un’università californiana, mi tornano in mente leggendo la storia di Caterina Falleni, 24 anni, la ragazza toscana che ha inventato un frigorifero che funziona senza corrente elettrica, è stata per questo accolta in un dream team della Nasa ed è ora tornata in Italia giustamente carica di entusiasmo e di idee.

Non ci sono semplificazioni, incentivi e finanziamenti speciali che possano risolvere il lato più profondo della questione giovani in Italia: l’invecchiamento (non solo anagrafico ma soprattutto cerebrale) di una classe dirigente (dai politici ai professori) che vive ogni novità come una minaccia alla propria sopravvivenza; la seriosità delle istituzioni (dalle amministrazioni locali alle università) scambiata per serietà, che produce solo distanza e incomprensione della realtà quotidiana; la sclerotizzazione dei rapporti sociali che frena qualsiasi mobilità e condanna il Paese al più deleterio provincialismo. C’è un ritardo culturale che è ben più profondo, e grave, della scarsità di risorse economiche o della complessità burocratica. Un ritardo che pesa come un macigno sulla possibilità di crescita e di rinnovamento.

Per questo Caterina è diventata una piccola star, ultima interprete del serial “cervelli in fuga”. Le ha persino chiesto un incontro il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, dopo che sul web è cresciuta di giorno in giorno l’attenzione per la sua storia che ha provocato le rituali lagnanze sull’incapacità tutta italiana di riconoscere e sostenere i talenti. Caterina Falleni è certamente un talento e per comprenderlo basta dare un’occhiata al suo sito (in inglese) che, vista la giovane età, è migliore delle vetrine digitali di tanti adulti che ancora snobbano Internet come se fosse un gioco per ragazzini.

Caterina, si capisce, ha le idee chiare e sa come comunicarle. Come scrive lei stessa, è una pensatrice tenace, un’organizzatrice maniacale e un’aspirante imprenditrice. Ha studiato design industriale ma adesso è impegnata con un coetaneo americano, un po’ artista e un po’ hacker, sul fronte delle biotecnologie con l’obiettivo di sequenziare il dna in modo comprensibile per tutti. «E’ importante credere in un’idea, per quanto pazza possa sembrare, fino a quando diventa realtà e rivoluziona il presente per rendere il futuro un posto migliore dove vivere», dice Caterina con imprevedibile abilità oratoria.

Un cervello in fuga? Sì, se si guarda il mondo dalla Toscana, no se si capisce che la Toscana e l’Italia sono solo una minuscola parte del mondo.Quindi forse dovremmo dire "cervello in corsa".  Abbiamo un problema di psicologia sociale e sembriamo quei vecchi che non hanno più voglia di viaggiare e si infastidiscono appena sentono due bambini giocare in cortile. Come spesso capita, per fortuna, il Paese sta meglio delle istituzioni che dovrebbero rappresentarlo.

Non c’è politico, ovviamente, che neghi la sua buona parola a favore dei giovani ma pochi sono quelli disposti ad ascoltarli. Basti per tutti, pochi giorni fa, l’atteggiamento sprezzante del presidente del Consiglio Mario Monti di fronte alla domanda di una giovanissima giornalista in un’occasione pubblica («farà ancora il premier dopo le elezioni?» «Non capisco la domanda, se forse me la fa in inglese….»). L’ampia rassegna stampa su Caterina Falleni (vedere sempre suo sito) dice che non tutte le porte sono chiuse. Che c’è voglia di talenti. Direi anche di una nuova mitologia del successo. Quindi, Caterina approfitta di questo momento di celebrità e dai un’opportunità ai sordi. Continua a pensare globale ma non rinunciare alla tua missione locale: dimostrare che in Italia non tutto è perduto.

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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