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ANSA/ANDERS WIKLUND
Economia

Quanti soldi perde l'Italia fuori dai Mondiali

Il giro d’affari legato alla qualificazione degli Azzurri a Russia 2018 sarebbe stato tra 100 e 150 milioni di euro

La mancata qualificazione della nazionale italiana di calcio ai mondiali di Russia 2018, oltre ad avere un valore emozionale per milioni di tifosi azzurri, ha portato con sé delle ricadute economiche negative decisamente significative.

Si stima infatti che la qualificazione degli Azzurri alla fase finale del campionato del mondo avrebbe portato, in termini di diritti tv, di sponsor, di merchandising e di altre entrate di carattere fiscale, ben più di 100 milioni di euro.

Dunque, ad attendere con trepidazione il risultato finale non c'erano solo i tifosi di calcio, ma anche tutti quei soggetti, a cominciare dalla nostra Federazione calcio, che vedevano dipendere da un’eventuale vittoria o sconfitta della nostra nazionale il futuro di importanti introiti finanziari.

Diritti tv

La prima e più rilevante fetta di risorse economiche in ballo quando si parla di nazionale di calcio è senza dubbio quella legata ai diritti televisivi.

Basti pensare che nell’ultima edizione dei mondiali, quelli del 2014 giocati in Brasile, tra Rai e Sky, la Fifa aveva incassato circa 180 milioni di euro, grazie proprio al fatto che la nostra nazionale partecipava all’evento.

Con la mancata presenza degli azzurri tale cifra sarà più che dimezzata, con una perdita secca valutabile anche in 100 milioni di euro.

D’altronde, non ci vuole tanto a immaginare quale attrazione possa avere sul pubblico italiano un mondiale che non vedrà la squadra azzurra in campo: si dirà così addio alle celebri notti italiane, con a volte più di 20 milioni di spettatori incollati allo schermo.

Ci sarà dunque un tracollo dello share, con valore dei diritti tv, come accennato, che ovviamente crollerebbero.

Bonus partita

Un’altra voce economica compromessa è quella legata agli introiti che la Federazione calcio italiana avrebbe ottenuto dalle singole vittorie che si sarebbero potute ottenere in terra di Russia durante lo svolgimento dei mondiali stessi.

Innanzitutto infatti, sono garantiti 1,2 milioni di euro per ciascuna delle 32 nazionali che parteciperanno alla competizione;
il superamento dei gironi vale poi quasi 7 milioni di euro, per arrivare ai quarti di finale che possono far guadagnare oltre 15 milioni, e via via a salire fino ai 24 milioni di euro per la finalista e i 32,5 per chi conquisterà la coppa.

Il tutto per un montepremi complessivo pari a 342 milioni di euro, il più ricco di sempre.

Sponsor

Altro fattore economico da non sottovalutare è poi quello rappresentato dalle sponsorizzazioni della squadra azzurra.

Per la nostra Federcalcio infatti, sui 43 milioni di euro di introiti commerciali registrati nel bilancio 2016 quasi metà derivano dagli sponsor, e certi rapporti saranno difficili da mantenere o rinnovare alle stesse condizioni senza la partecipazione sul campo ai prossimi mondiali di Russia.

Un taglio di risorse che potrebbe essere deleterio anche in vista della gestione economica del quadriennio successivo che dovrebbe portarci ai mondiali del Qatar del 2022.

Merchandising

Ovviamente le ripercussioni della mancata partecipazione ai Mondiali sulle vendite di magliette e gadget vari legati alla nostra nazionale di calcio sono facilmente immaginabili.

A confermarlo ci sono i dati del 2014, l’anno dei mondiali del Brasile: in quell’occasione infatti, le royalties realizzate furono pari a circa 2,7 milioni di euro, ossia la metà dell'intero merchandising azzurro.

Erario

Infine, anche il nostro fisco è triste per l'eliminazione di stasera. A ballare ci sono infatti circa un miliardo di euro di introiti: a tanto equivale infatti il gettito erariale prodotto dalle giocate sulle partite degli Azzurri, che hanno mosso 19 dei quasi 268 milioni di euro di raccolta.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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