Btp sopra il 3%, rischi e opportunità per i risparmiatori
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Economia

Btp sopra il 3%, rischi e opportunità per i risparmiatori

I tassi dei Buoni del Tesoro sono in rialzo e un po’ più allettanti di prima. Ma nascondono insidie per gli investitori

Sopra il 3%, per la prima volta da quattro anni a questa parte. E’ l’andamento dei tassi d’interesse offerti titoli di stato italiani nelle ultime aste.  I Buoni del Tesoro Poliennali (Btp) con scadenza nel 2028 sono stati collocati a un tasso del 3,25% lordo (2,85% circa al netto delle tasse), circa lo 0,37% in più rispetto all’asta precedente. I Btp con scadenza a 5 anni, invece, offrono oggi  un rendimento del 2,44% lordo (2,13% netto). 

Gli interessi dei titoli di stato, insomma, non sono più ridotti al lumicino come nei mesi scorsi. E’ dunque giunto il momento di tornare a comprarli? Purtroppo, c’è un particolare che non va trascurato: i rendimenti stanno salendo perché sta aumentando anche il livello di rischiosità del Buoni del Tesoro.  Nelle ultime settimane, i mercati finanziari hanno infatti mostrato non poche preoccupazioni sui contenuti della prossima manovra economica e sulle intenzioni del governo italiano: rispetterà gli impegni presi con l’Europa o vorrà sforare il tetto del 3% nel rapporto tra il deficit pubblico e il pil? 

Via dall’Italia (per un po’)

In attesa di vedere come andranno le cose, molti fondi e investitori internazionali hanno alleggerito le loro posizioni sui Btp, mettendosi al riparo dai rischi. Non si sa mai che l’area euro ripiombi di nuovo in una crisi come quella degli anni scorsi, capace di metterne a repentaglio la stabilità. E così, i prezzi dei Buoni del Tesoro sono scesi, facendo appunto salire i rendimenti e lo spread, cioè il loro differenziale d’interesse con i Bund, i titoli di stato tedeschi. 

Comprare i Btp vuol dire dunque assumere una buona dose di rischio, soprattutto se si considera un aspetto importante. A rendere oltre il 3% oggi sono i Buoni del Tesoro con scadenza medio-lunga, superiore a 10 anni. Si tratta di titoli che, avendo una data di rimborso molto in avanti nel tempo, di solito sono anche molto volatili nelle quotazioni. I loro prezzi potrebbero dunque subire ulteriori ribassi, nel caso di nuove turbolenze sui mercati. 

Due scenari all’orizzonte

Dunque, all’orizzonte si delineano due possibili scenari. Se la tensioni dentro l’area euro dovessero aumentare, i prezzi dei Btp potrebbero scendere ancora, esponendo chi li ha comprati al rischio di subire delle perdite, nel caso vi fosse la necessità di vendere i titoli prima della scadenza. Viceversa, se la manovra economica italiana non provocherà tensioni con l’Europa e lo spread dovesse tornare a scendere, chi compra oggi i Buoni del Tesoro avrà fatto un buon affare, visto che si è messo nel portafoglio dei titoli con un rendimento notevolmente superiore  alla media degli altri bond  governativi europei 

Nei giorni scorsi, una nota di ottimismo è arrivata da una grande società di gestione internazionale come la francese Amundi che in un report ha scritto: “Viste le incertezze sul contenuto della legge di bilancio, la volatilità sul debito italiano probabilmente continuerà anche nelle prossime settimane ma i dati di mercato pubblicati recentemente evidenziano che gli investitori stranieri hanno ridotto la loro esposizione a maggio e a giugno, mentre le banche italiane hanno rafforzato le loro posizioni sui Btp”.  

 Amundi ricorda però che, da ora fino alla fine del 2018, l’offerta di nuove obbligazioni sul mercato “sarà  probabilmente più bassa rispetto al primo semestre, e ciò contribuirà a ridurre le pressioni tecniche sui Btp”. C’è la casa d'investimenti transalpina abbia ragione visto che, quando gli interessi dei Buoni del Tesoro salgono, il nostro debito pubblico costa di più. 

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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