Btp in forte rialzo: perché l'Italia fa paura all'Europa
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Economia

Btp in forte rialzo: perché l'Italia fa paura all'Europa

A preoccupare è la tenuta dei conti pubblici, in vista della manovra d'autunno, e il pronunciamento delle agenzie di rating

Agosto surriscalda l'andamento dello spread, che è tornato sotto i riflettori dei media e della politica.  Stamane (lunedì 6 agosto), giornata di apertura dei mercati, nonostante alcuni temessero nuove ondate di vendite, il differenziale tra Btp e Bund, i titoli decennali tedeschi benchmark dell'Eurozona, si è mantenuto poco sopra i 254 punti, anche se il rendimento dei decennali italiani è salito al 2,97%.

I primi di agosto lo spread ha fatto un balzo di 40 punti base in pochi giorni, toccando un picco di 270 punti (venerdì 3 agosto), il massimo dall'8 giugno, per poi chiudere sotto i 260 punti, con il rendimento a 2,95%, dopo aver superato il 3,1%.

Sotto la lente i conti pubblici

A preoccupare l'Europa e gli investitori internazionali, che controllano oltre un terzo dei titoli pubblici italiani in circolazione, è la tenuta dei conti pubblici, in vista della manovra d’autunno: come riportava l'agenzia Reuters, temono che Giovanni Tria, il ministro dell’Economia, stretto fra le richieste dei due vicepremier (flat tax e reddito di cittadinanza), sia messo all'angolo.

Tria è il nome di "garanzia" sui conti italiani per i mercati: l'ipotesi di Paolo Savona al Tesoro, bocciata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva fatto scattare le vendite dei nostri titoli lo scorso maggio, costringendo appunto i giallo-verdi a una soluzione di ripiego con un nome "gradito" agli investitori.
 
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, la scorsa settimana ha avviato infatti il cantiere della legge di Bilancio che sarà presentata in ottobre. Tria si è detto soddisfatto dell'accordo sulle linee del quadro programmatico proposte, "che confermano la compatibilità tra gli obiettivi di bilancio già illustrati in Parlamento e l'avvio delle riforme contenute nel programma di governo in tema di flat tax e reddito di cittadinanza". Ma gli investitori sembrano scettici.

Siamo soli: anche la Spagna va meglio

E che siano poi movimenti solo sul nostro debito pubblico, lo si capisce confrontando il rendimento dei titoli pubblici degli altri paesi periferici (quelli con i conti non proprio a posto: Grecia, Spagna e Portogallo): come fa notare l'agenzia Radiocor, il differenziale tra titoli italiani e spagnoli viaggia ora a oltre 150 punti base. Un altro segnale di allarme è dato anche dal tasso del Btp a due anni che si è mosso fra un massimo a 1,41% e 0,96%, segno che gli investitori si fidino meno anche nel breve periodo.

L'attesa del verdetto delle agenzie

Ma c'è anche un'altra causa del recente rialzo dei rendimenti dei nostri titoli di debito (ricordiamo che se sale il rendimento, vuol dire che i prezzi dei titoli stanno calando perché sul mercato ci sono più venditori che compratori): i prossimi pronunciamenti sull’Italia da parte delle agenzie di rating.

E se in molti iniziano a vendere, significa che si attendono una bocciatura o giù di lì: in agenda per il 31 agosto c'è Fitch (che attualmente valuta il debito italiano tripla B con outlook stabile); il 7 settembre Moody’s (Baa2, outlook negativo); e il 26 ottobre S&P (tripla B con outlook stabile).

Le previsioni di banche e fondi

"L’incertezza dei mercati è in gran parte legata a temi politici e, su questo piano, siamo molto preoccupati per la situazione in Italia, che probabilmente peggiorerà ulteriormente prima che le cose si risollevino" spiega Thomas Herbert, responsabile del portafoglio del fondo lussemburghese Ethenea, che si aspetta un'ulteriore risalita dello spread Btp-Bund da qui a fine anno.

Che il problema, insomma, sia soprattutto politico, lo dimostrano anche i dati macro del paese che, come ricordato di recente da Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo, seppur in rallentamento, "non sono tali da mettere a rischio il trend discendente della disoccupazione" e "lascia su livelli assai moderati le pressioni inflazionistiche".

Mameli ha sottolineato che il secondo trimestre del 2018 è stato pur sempre il sedicesimo trimestre consecutivo di espansione, grazie alla crescita dei servizi e della domanda interna, mentre "i rischi sulla nostra previsione di crescita del Pil quest’anno (1,3%) si confermano verso il basso, ma appaiono di entità piuttosto contenuta".

La pazienza dei tedeschi è finita

Intanto, DWS, il fondo di investimento di Deutsche Bank, la banca privata più importante della Germania, manda un segnale a Bruxelles e alla Bce, che sarà guidata fino all'autunno del 2019 da Mario Draghi: "Averci fatto risparmiare i costi economici, sociali e politici di un disastroso disfacimento dell'euro, che avrebbe sicuramente innescato una grave recessione, è stato molto gradito. Tuttavia, come sempre nella vita, tutto ha un prezzo: i confini tra politica economica, fiscale e monetaria si sono indeboliti in una misura che non avremmo nemmeno potuto immaginare 10 anni fa".

"Ciò - prosegue quello che è uno dei più grandi fondi di investimento tedeschi (l'altro è di Allianz, che controlla anche il più grande gestore in bond al mondo, l'americana PIMCO) - complica ulteriormente la politica fiscale e monetaria nel già complicato periodo post-crisi. In futuro, questo potrebbe benissimo darci qualche grattacapo. Ulteriori progressi, in particolare sull'integrazione dei mercati dei capitali europei, sarebbero molto apprezzati". A buon intenditor poche parole.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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