Brexit, cosa succede ora
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Economia

Brexit, cosa succede ora

Due anni di negoziati con Bruxelles e poi ratifica del Parlamento. Ecco tutti i passaggi con cui Londra dirà addio all'Unione Europea

Una sola parola d'ordine: negoziare. Sarà quella seguita dal successore del premier britannico David Cameron, dimessosi oggi, e dai capi di stato e di governo dell'Unione Europea, i quali dovranno gestire la Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, decisa ieri con un referendum che passerà alla storia.

Come hanno messo in evidenza molti osservatori, questa procedura rappresenta indubbiamente una terra inesplorata. Basti pensare che, fino a qualche anno fa, l'abbandono dell'Unione Europea da parte di uno stato membro era un'ipotesi neppure contemplata dai trattati comunitari.

L'articolo 50

Ora, invece, l'uscita di un paese dall'Ue sta per diventare realtà. Tutto merito (o colpa che dir si voglia) dell'articolo 50 del Trattato Costitutivo dell'Unione Europea (modificato con il Trattato di Lisbona del 2009) dove è stata introdotta la clausola di recesso, cioè una norma che appunto consente a un paese di uscire dall'Ue.

Per attivare l'articolo 50, ci vuole una richiesta della Gran Bretagna che forse verrà presentata ufficialmente già nel prossimo vertice europeo, in programma mercoledì e giovedì prossimi a Bruxelles. Da quel momento in poi, ai sensi dell'articolo 50, è previsto un intervallo di due anni per gestire tutta la procedura di uscita, con una lunga fase di negoziati tra Londra e gli altri paesi dell'Ue, i quali saranno probabilmente rappresentati in maniera unitaria dalla Commissione guidata da Jean- Claude Juncker.

Durante questo biennio, il premier britannico continuerà a essere un membro dell'Ue a tutti gli effetti, votando le decisioni nel Consiglio Europeo. Al termine dei due anni contemplati dall'articolo 50, l'uscita sarà ratificata dal Parlamento Europeo e dallo stesso Consiglio Europeo (che, va ricordato, è composto dai capi di stato e di governo dell'Ue ed è un organo legislativo dell'Unione, una sorta di seconda camera assieme al Parlamento).

Se entro due anni non ci sarà un accordo tra Londra e Bruxells, l'uscita dal Regno Unito dall'Unione sarà automatica, a meno che gli stati membri (con un voto all'unanimità) non decidano di concedere una proroga alla Gran Bretagna per gestire la procedura. Non a caso, il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha parlato nei giorni scorsi della possibilità che la Brexit venga gestita addirittura nell'arco di 7 anni.

Ma quale potrebbe essere, in sintesi, l'esito dei negoziati? Quasi di sicuro, a meno che non vi sia un irrigidimento delle posizioni, verrà seguito il modello adottato con altri paesi extra-Ue come l'Islanda e la Novergia, il Liechtenstein e la Svizzera. Si tratta di nazioni che fanno parte dell'Efta (European Free Trade Association), l'area europea di libero scambio in cui sono in vigore accordi commerciali, norme comuni sulla conformità dei prodotti, dei programmi congiunti per l'università come l'Erasmus, per la ricerca scientifica o in favore delle piccole e medie imprese.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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