Brexit e sterlina: gli scenari possibili
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Economia

Brexit e sterlina: gli scenari possibili

In vista del referendum con cui i britannici decideranno se rimanere o no in Europa, la valuta d'Oltremanica perde terreno. Ecco cosa aspettarsi

Fino a qualche mese fa neppure i bookmaker, gli scommettitori inglesi, se lo sarebbero aspettato. E invece, anche loro hanno dovuto ricredersi quando alcuni sondaggi, di cui uno commissionato dal prestigioso quotidiano The Guardian, hanno dato per la prima volta vincente il SÌ (seppur di pochi punti percentuali) nel prossimo referendum del 23 giugno, quando i cittadini del Regno Unito dovranno decidere se abbandonare o no l'Unione Europea.

Visti i numeri, anche gli scommettitori hanno dunque iniziato a dare leggermente favorita l'ipotesi di una Brexit, la fuoriuscita della Gran Bretagna dall'Ue, contro cui fanno invece gli scongiuri molti esponenti della comunità finanziaria internazionale.

Non a caso, nelle ultime due settimane, la moneta inglese ha perso quasi il 4% nei confronti dell'euro e di parecchie altre divise, proprio a causa dei timori di una Brexit e di una conseguente fuga dei capitali dal Regno di Sua Maestà, che oggi è ancora un punto di riferimento per tutta la businesscommunity del Vecchio Continente.

Cosa accadrà se ci sarà davvero questa tanto temuta Brexit? Difficile dirlo anche se qualche settimana fa Andrew Belshaw, capo investimenti a Londra della società di gestione Western Asset (Gruppo Legg Mason), ha invitato a non dipingere un quadro a tinte troppo fosche.

In un momento in cui i NO all'uscita dall'Ue erano ancora favoriti, Belshaw ha detto che, anche nel caso di una Brexit, non ci saranno probabilmente gli scenari disastrosi che alcuni osservatori delineano ma neppure quei vantaggi per la Gran Bretagna che sostengono i supporter del SÌ all'uscita.

Tutto dipenderà infatti dagli accordi commerciali che il governo di Londra riuscirà a strappare ai paesi europei, per mantenere ancora una stretta relazione con il resto del Vecchio Continente.

Crollo o rimbalzo?

Fatte queste premesse, Belshaw pensa che la vittoria del SÌ al referendum provocherà di sicuro, nel breve periodo, una fuga dalle attività di investimento più rischiose nel Regno Unito, cioè dalle azioni della borsa di Londra e innescherà probabilmente anche una svalutazione della sterlina.

Sul fronte opposto, una eventuale vittoria del NO e una permanenza della Gran Bretagna nell'Ue farà probabilmente bene alla moneta e ai listini azionari britannici, giacchè loro quotazioni oggi sono condizionate negativamente dal rischio-Brexit. Se venisse meno questo spauracchio, non si vede dunque perché la moneta e la borsa d'Oltremanica non dovrebbero riprendere fiato.

Chi vuole puntare sui rialzi della sterlina, tuttavia, oggi deve essere ben consapevole che il suo investimento sta diventando sempre più rischioso e condizionato da variabili extra-finanziarie, dato che la maggior parte dei cittadini britannici non ha ancora deciso come esprimersi al referendum. Per chi ha un bel po' di monete inglesi nel portafoglio, insomma, i prossimi 15 giorni saranno probabilmente due settimane di passione.

"La Brexit è la madre di tutte le incertezze sul mercato: i rischi legali, politici, economici, valutari e quelli legati al voto rendono imprudente qualsiasi certezza sulle prospettive di breve periodo", ha scritto in un recente commento James Butterfill, capo analista della casa d'investimenti britannica Etf Securities che, da qui al 23 giugno, prevede una sterlina ancora molto volatile.

Certo, per chi crede nella vittoria dei no oggi ci sono in teoria delle forti opportunità di acquisto. "Storicamente" - fa notare Butterfill - "bruschi cali della valuta britannica sono stati sempre presagio di forti rimbalzi". Così è stato per esempio dopo il referendum del settembre 2014, quando gli scozzesi decisero di rimanere uniti all'Inghilterra anzichè diventare indipendenti. Allora, però, i no vinsero con una larga maggioranza del 55%. Adesso, invece, la Brexit inizia a far paura.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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