Bpm, perché è contesa tra Banco Popolare e Ubi Banca
MATTEO BAZZI / ANSA
Economia

Bpm, perché è contesa tra Banco Popolare e Ubi Banca

Entro la fine di febbraio, la Popolare di Milano potrebbe decidere con chi aggregarsi. Ecco gli scenari all'orizzonte

Le nozze potrebbero essere annunciate entro la fine di febbraio, a meno che non si faccia vivo un terzo incomodo: il gruppo Ubi Banca. E' questa, in sintesi, la prospettiva che attende la Banca Popolare di Milano (Bpm) per la quale il mercato scommette oggi su un prossimo matrimonio con i “vicini di casa” del Banco Popolare, salvo clamorose novità nelle prossime settimane. Oggi, a Piazza Affari, il titolo Bpm guadagna oltre il 4% mentre quello del Banco Popolare registra addirittura un rialzo di oltre 6 punti percentuali in mattinata. Segno evidente che il mercato sta puntando gli occhi su entrambe gli istituti, le cui azioni hanno acquistato grande appeal speculativo. A ben guardare, oggi a Piazza Affari sono in rialzo anche le quotazioni di Ubi Banca (+3,5% circa) che per Bpm potrebbe appunto giocare il ruolo di secondo pretendente.


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Capire perché Bpm abbia oggi così tanti spasimanti non è difficile. Nel gennaio dell'anno scorso, infatti, il governo Renzi ha approvato la riforma delle banche popolari, che impone a questa categoria di istituti (o almeno a quelli più grandi), l'obbligo di trasformarsi in società per azioni entro un paio di anni. Dopo questo passaggio, dunque, le maggiori popolari italiane diventeranno tutte contendibili, cioè potranno subire la scalata da parte di un'altra banca, mentre oggi hanno una governance blindata grazie al sistema del voto capitario (in base al quale ogni socio non può esprimere nell'assemblea più di un voto, indipendentemente dal numero di azioni possedute).


Fusione tra pari

Prima che arrivi qualche grande compratore esterno pronto a mangiarsele in un boccone, molte popolari italiane hanno dunque la necessità di aggregarsi tra loro, in modo da raggiungere delle dimensioni un po' più grandi e prevenire così il rischio di scalate. Ad avere questa necessità, sono proprio i gruppi di media dimensione come Bpm che oggi fa gola per diversi motivi: ha una posizione di forza in Lombardia e a Milano, cioè nella capitale economica del paese e ha messo in atto da tempo una importante opera di risanamento, dopo i problemi legati alla gestione dell'ex amministratore delegato, Massimo Ponzellini. Per gli analisti, il partner più accreditato a fondersi con Bpm è proprio il Banco Popolare, per varie ragioni. Innanzitutto, i due istituti hanno più o meno la stessa capitalizzazione in borsa: 3,7 miliardi circa Bpm e poco più di 4 miliardi il Banco Popolare. Inoltre, secondo le indiscrezioni di stampa dei mesi scorsi, ci sono già state trattative riguardo alla futura governance, che hanno portato più o meno a un accordo su chi comanderà dopo un'eventuale fusione: alla presidenza, dovrebbe andare Carlo Fratta Pasini che oggi ricopre lo stesso incarico nel Banco Popolare. Il nuovo amministratore delegato post-fusione sarebbe invece Giuseppe Castagna, numero uno di Bpm. Infine il suo collega Francesco Saviotti, attuale ad del Banco Popolare, dovrebbe guidare invece il consiglio di sorveglianza del nascituro gruppo.


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Più complicata, invece, sarebbe la distribuzione delle poltrone nel caso in cui la Popolare di Milano scegliesse di cedere alle lusinghe dell'altra pretendente: la Ubi Banca guidata da Victor Massiah. Mentre l'eventuale matrimonio col Banco Popolare risulterebbe quasi una fusione tra pari, l'aggregazione con Ubi avrebbe invece più le sembianze di un'acquisizione, vista differenza di dimensioni. Ai prezzi di borsa attuali, infatti, Ubi Banca capitalizza oltre  5,5miliardi di euro, cioè molto più di Bpm. Eppure, secondo i rumor raccolti dal Sole 24 Ore, oggi i vertici della Popolare di Milano avrebbero in programma un incontro riservato con Massiah, che sembra dunque intenzionato a giocare un ruolo in questo risiko, mettendo di fatto i bastoni tra le ruote al Banco Popolare. In attesa di capire a quali lusinghe cederà Bpm, i suoi titoli in borsa mantengono rande appeal. Gli analisti di Equita Sim, per esempio, consigliano di comprare le azioni della Popolare di Milano perché hanno un potenziale di rialzo fino a 1,16 euro, dagli 88,5 centesimi attuali. Stesso discorso per i titoli del Banco Popolare, su cui gli esperti di Equita hanno fissato un prezzo-obiettivo (target price) di 16,8 euro, contro una quotazione attuale di 11,8 euro circa.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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