Borse: perché Francoforte vuole comprare Londra
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Economia

Borse: perché Francoforte vuole comprare Londra

Assieme le due piazze finanziarie potrebbero competere nel business dei derivati coi colossi americani

È una relazione a tre, quella tra Wall Street, Francoforte e Londra. Il triangolo dura da dodici anni e in due lustri sono fallite già due proposte di matrimonio.

Non è escluso, quindi, che anche le recenti avances dei tedeschi e degli americani per conquistare la City potrebbero finire con un nulla di fatto.

Notizia più fresca di queste ore (agenzia Bloomberg) è l’interessamento dell’Intercontinental Exchange di Atlanta, il gruppo che controlla la Borsa di New York, a valutare un’offerta per il London Stock Exchange e, quindi, indirettamente anche la più piccola Piazza Affari.

In questa direzione, sempre secondo la stampa finanziaria anglosassone, si starebbe muovendo anche il Chicago Mercantile Exchange, numero uno al mondo per le negoziazioni dei derivati sulle materie prime.

L'obiettivo degli americani è lo stesso: impedire la nascita della super Borsa europea che potrebbe scaturire dalle nozze della piazza finanziaria londinese con Deutsche Boerse.

Il nuovo gruppo da 25 miliardi di euro vedrebbe sotto lo stesso cappello i due principali fornitori di indici di Borsa del Vecchio Continente, Euro Stoxx e Ftse Russell, e sarebbe in grado di competere coi giganti del settore che si contendono l'enorme e ricco mercato dei derivati, su cui operano le due principali banche tedesche (Deutsche Bank, Commerzbank) e tre colossi britannici (HSBC, Barclays, RBS).

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I tentativi falliti in passato

Non è la prima volta, si diceva, che Francoforte e Londra tentano di convolare a nozze.

La prima proposta di matrimonio risale al 2004. A farla furono sempre i tedeschi, ma allora il London Stock Exchange (che dal 2007 controlla Borsa Italiana) rifiutò l'offerta di 1,35 miliardi di sterline.

Questa volta però Francoforte potrebbe riuscire a portare la futura sposa sull'altare. Anzitutto, sarebbe una fusione tra pari, con gli inglesi che controllerebbero il 45,6% del nuovo gruppo e i tedeschi il 54,4%.

Di mezzo, poi, c’è Brexit: la fusione con Francoforte potrebbe rappresentare una sorta di via di fuga per la piazza borsistica londinese se il Regno Unito dovesse uscire dalla Ue, un’opzione che non piace ai banchieri e agli uomini d'affari della City.

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Che sia però una relazione a tre (e non una contesa a due per accaparrarsi Londra), lo dimostra invece un altro tassello della storia.

L'altro matrimonio non consumato negli ultimi 12 anni, infatti, è proprio quello tra i due attuali pretendenti: Francoforte e New York.

Era quasi fatta, ma a dire "questo matrimonio non s'ha da fare" nel 2012 fu l'Antitrust Ue, spaventata dalla futura unione tra i due.

E non a torto: assieme avrebbero controllato più del 90% delle transazioni mondiali di derivati europei negoziati in Borsa. Di fatto un monopolio sui derivati del Vecchio Continente.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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