Bce o Fed? Due modelli diversi per il sostegno alle imprese
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Economia

Bce o Fed? Due modelli diversi per il sostegno alle imprese

Franco Bruni, direttore scientifico dell'Istituto per gli studi di politica internazionale, ci aiuta a capire vizi e virtù delle banche centrali

Stop all’acquisto di titoli di stato e obbligazioni dal 2014. Come primo effetto, l’annuncio del presidente della Fed Ben Bernanke ha fatto tremare i mercati internazionali. Perché? E perché subito molti commentatori se anche Mario Draghi, alla guida della Bce avrebbe fatto la stessa cosa?
Leggere il comportamento delle banche centrali non è facile per i non addetti ai lavori. E le domande che si accavallano sono tante. Ad esempio: se Bernanke in qualche modo è riuscito a dare fiato all’economia Usa, cosa manca alla banca centrale europea perché l’enorme liquidità immessa sui mercati riesca a risollevare le imprese italiane? Perché il credito non si sblocca?
Qui tentiamo di spiegare, in pillole, come funziona il sistema. Se davvero l’Europa ha bisogno di una Banca centrale che possa emettere moneta come la Fed. E di come la Bce sta cambiando. Ne parliamo con Franco Bruni, professore ordinario di Teoria e politica monetaria internazionale all’Università Bocconi e vicepresidente e direttore scientifico dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano.

La Bce ha “copiato” la politica della Fed quando ha abbassato i tassi di interesse del danaro?
In parte. La Bce doveva farlo perché diversamente l’euro si sarebbe apprezzato troppo sul dollaro e le nostre esportazioni avrebbero accusato il colpo. Allo stesso modo, è utile mantenere  i tassi di interesse bassi anche dopo l’annuncio di Bernanke (il cui effetto non sarà immediato) per continuare a sostenere l’export e non solo.

Qual è la reale differenza tra le due politiche monetarie?
La Fed ha finanziato di fatto il governo Usa perché non è una vera banca centrale indipendente come invece è la Bce, ed è tenuta a farlo. La Bce non si sostituisce a una economia che non funziona, la Federal Reserve  ha in un certo senso sostenuto una bolla azionaria.

La differenza con la Bce?
La Bce ha fatto invece un’operazione intelligente, perché è davvero una banca indipendente. Un punto che non andrà mai modificato e di cui andare fieri. Draghi ha sostenuto con il suo bilancio il mercato interbancario, portandovi danaro fresco e cercando di salvare il malato con una sorta di circolazione extracorporea.
E perché è soltanto in Italia che il credito non arriva alle imprese nonostante il denaro immesso sul mercato interbancario a tassi minimi dalla Bce?
Per due motivi. Le banche italiane sono più solide ad esempio di quelle tedesche o francesi, ma i soldi si fermano prima dei confini dell’Italia a causa dell’elevato debito pubblico e la crisi economica. Le banche straniere non investono. Le banche italiane allo stesso tempo, hanno problemi di rischio e non possono permettersi oggi di mettersi in portafoglio prestiti rischiosi, ad aziende sull’orlo della chiusura e che operano in condizioni di estrema difficoltà.

Ma il mestiere del bancario non è scommettere sulle imprese?
Lo fanno in pochi. Un mestiere difficile. Per questo la Bce sta pensando anche ad alcune contromisure, come la creazione di un paniere di obbligazioni da scontare presso la Bce e destinate alle imprese .  Lo hanno già varato nel Regno Unito, ma su questo esmepio occorre intervenire con alcune correzioni.

Una politica monetaria adeguata può dunque davvero risolvere o la crisi?
Non da sola. Le banche centrali possono mettere a disposizione la liquidità che serve, ma occorre che ci sia un’economia che reagisce e imprenditori che agiscono. Su Bernanke i pareri sono discordi, ma io ho già lanciato la sfida: chi riuscirà a dimostrare quanta percentuale della crescita Usa sia dovuta a Bernanke e quanta invece alla flessibilità di quel sistema economico (ovvero alle imprese che aprono e chiudono, senza essere tenute in vita artificialmente dai sussidi) ha vinto.

Si sente spesso ripetere che per risolvere i suoi problemi, l’Europa avrebbe bisogno di una Banca centrale come la Fed, in grado di emettere moneta….
Chiunque lo dica, sposta l’attenzione dai problemi reali. La Bce non può perdere la sua reale forza: l’indipendenza. E sta già operando la più virtuosa delle trasformazioni cercando di accentrare in sè i poteri di vigilanza su tutte le banche europee. Esiste già una direttiva europea che la afferma e credo si comincerà a gennaio. A questo dovrà necessariamente affiancarsi un potere di intervento (e quindi di ristrutturazione) delle banche dell’area Ue qualora i bilanci non funzionassero o fossero pieni di operazioni discutibili. Si tratta di una riforma importante sulla quale si gioca il futuro economico della Ue e per la quale ritengo utile e coraggioso rinunciare a un po’ di sovranità nazionale. Che di fatto, ormai, non esiste già più.

A questo punto entra in scena l’opposizione di Francia e Germania.
Le nostre banche sono più “sane” di quelle di questi due Paesi. E’ dunque evidente che alcuni Paesi si tendano a nascondere la polvere sotto al tappeto. Inoltre la Germania ha banche molto diffuse territorialmente, regionali, spesso molto politicizzate.

Unione bancaria. Può funzionare quando in Europa ci sono Paesi che non hanno ancora adottato l’euro?
Di Paesi come Svezia e Danimarca possiamo fare a meno. Più difficile rinunciare alla Gran Bretagna, stato in cui si concentra un sistema finanziario importante.

Perché dopo l’annuncio di Bernanke di smettere di acquistare titoli, Draghi è subito intervenuto dicendo che non avrebbe abbandonato la politica di sostegno monetario “dal momento che l'inflazione è
bassa e la disoccupazione è alta”?
Per non creare equivoci. E tenere fermo il timone, ribadendo – per chi non la conosce – la diversità delle sue istituzioni bancarie e delle due situazioni.
I mercati hanno reagito male all’annuncio del presidente della Fed, vuol dire che non Draghi non ha inteso rassicurarli?
Anche. Ma qui vorrei sottolineare la differenza a cui accennavo sopra: i mercati si sono allarmati perché la Fed per rientrare dai suoi investimenti, deve vendere titoli e azioni e questo non può essere indolore. La Bce invece, ha effetuato prestiti alle banche, che restano il suo punto di riferimento. Nel momento in cui dovrà chiedere un rientro, non ci saranno di certo problemi né grossi contraccolpi..

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

Scrivimi a: antbersani@alice.it

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