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Economia

Perché tutti attaccano Banca d’Italia

Quali sono le accuse che sarebbero dietro alle voci di cambio ai vertici di Bankitalia

Risparmiatori, giornali, politici di destra e di sinistra: tutti contro la Banca d’Italia. Ogni volta che esplode uno scandalo bancario, e in Italia ne sono scoppiati tanti, l’istituto centrale finisce sotto una bordata di critiche. Al punto da spingere i politici della maggioranza di governo a chiedere la testa dei suoi dirigenti. Capita ora con il governo 5 Stelle-Lega, ma è capitato meno di due anni fa con il Pd che voleva mandare a casa il governatore Ignazio Visco.

Nel mirino c’è l’attività di vigilanza, che oggi ricade sia sulla Banca d’Italia sia, per le banche più importanti, sulla Bce. Gli ispettori di Bankitalia effettuano periodicamente delle visite presso gli istituti bancari, esaminano documenti, interrogano i funzionari, passano al setaccio le operazioni. A volte scoprono delle irregolarità e premono sul management affché rimetta a posto i conti, pena il pagamento di multe. Ma gli ispettori non hanno i poteri della magistratura: non possono obbligare le persone a rispondere e per questa ragione fanno fatica a scovare le prove di eventuali irregolarità o reati commessi dai manager della banca. Ovviamente si può accusare la Banca d’Italia di aver fatto poco, di non aver denunciato alla Magistratura situazioni sospette. Questa è per esempio la linea dell’Adusbef, l’associazione degli utenti dei servizi bancari, secondo la quale un istituto centrale con un ”esercito” di 6.800 dipendenti, non avrebbe dovuto permettere che 400 mila famiglie negli ultimi due anni siano state coinvolte nei crac bancari di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza, Mps. La tesi di Adusbef è che alla fine i vertici di Banca d’Italia “hanno sempre raccontato la solidità di banche piene di buchi spacciate per solide, esonerandosi ed autoassolvendosi da qualsivoglia responsabilità e colpa grave”.

Al Movimento 5 Stelle non va giù, inoltre, che la Banca d’Italia (e in particolare il suo vice direttore generale Luigi Federico Signorini) si sia “espressa a favore delle proposte della Commissione europea sull’Unione bancaria, senza sollevare il minimo dubbio sul percorso che il Paese stava per intraprendere”. E poi nell’audizione alla Camera del 22 novembre 2012, sulla direttiva Brrd (quella che scarica parte dell’onere delle crisi bancarie sugli obbligazionasti) Signorini avrebbe auspicato che venisse recepita “in tempi rapidi”.

Ma bisogna ricordare che il 18 ottobre 2017, poco più di un anno fa il Pd presentava in aula alla Camera una mozione che puntava a non rinnovare l'incarico del governatore di Bankitalia Ignazio Visco, “in considerazione del fatto che l'efficacia dell'azione di vigilanza della Banca d'Italia è stata, in questi ultimi anni, messa in dubbio dall'emergere di ripetute e rilevanti situazioni di crisi o di dissesto di banche sulle cui ragioni si pronunceranno gli organi competenti, ivi compresa la Commissione  d'inchiesta all'uopo istituita”.

Certo qualcosa non deve funzionare alla perfezione in Banca d’Italia se tutti, proprio tutti la criticano. Una prova lampante arriva dalle parole pronunciate il 9 novembre 2017 dal direttore generale della Consob Angelo Apponi nel corso della testimonianza dinanzi alla Commissione banche: il funzionario spiegò che Banca d'Italia non segnalò alla Consob «problemi» di Veneto Banca in vista dell'aumento di capitale del 2013, anzi, indicò che l'operazione era «strumentale a obiettivi previsti dal piano per effettuare eventuali acquisizioni coerenti con il modello strategico della banca salvaguardando liquidità e solidità». 

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