Bad bank: le tre ipotesi sul tavolo
CARLO CARINO / Imagoeconomica
Economia

Bad bank: le tre ipotesi sul tavolo

Aumentano i crediti a rischio insolvenza a oltre 150 miliardi. Ecco come le banche italiane cercheranno di ripulire i bilanci

Vietato parlare di bad bank, anche se il concetto è proprio quello.

Abi e Bankitalia nell ultime settimane si guardano bene da utilizzare un'espressione che pone sullo stesso piano il sistema bancario italiano e quello spagnolo, crollato due anni fa a seguito della bolla del mercato immobiliare.

Eppure l'Italia avrebbe bisogno, a pochi mesi dagli stress test della Bce, proprio di una o più bad bank di sistema: gli ultimi dati pubblicati da Via Nazionale e aggiornati allo scorso dicembre registrano un aumento del peso delle sofferenze, i crediti la cui riscossione non è certa, a 155,8 miliardi (+24,6% in un anno).

Una cifra che raddoppia il valore toccato nel 2010 e che sale a 300 miliardi di euro se si aggiungono gli incagli, ossia le esposizioni nei confronti di soggetti in situazione di difficoltà temporanea, che appesantiscono i bilanci degli istituti, rallentando il loro sostegno all’economia.

Non solo. Per il direttore generale dell'AbiGiovanni Sabatini, dall'analisi della Bce sulle banche italiane potrebbero emergere carenze tra i 10 - 15 miliardi di euro.

Così il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, pur non parlando esplicitamente di bad bank, ha accolto positivamente tutti quegli interventi "volti a razionalizzare la gestione dei crediti deteriorati con la creazione di strutture dedicate in grado di aumentare l'efficienza delle procedure e la trasparenza di questi attivi".

Insomma, il suo è un sì a una o più società in cui convogliare gli attivi problematici degli istituti, purché di natura consortile tra gli operatori del settore e senza l'utilizzo di soldi pubblici: la bad bank spagnola (Sareb), che ha assorbito 54 miliardi di asset tossici dalle banche in difficoltà nel 2012, è per il 45% in mano a Madrid che però allora ricevette dal fondo salva – Stati oltre 41 miliardi di euro. E l'Europa non sembra aver intenzione di fare il bis.

In Italia, invece, l'ultimo caso di bad bank è quella del Banco di Napoli, che alla fine degli anni '90, dopo il passaggio al Sanpaolo Imi di Torino, conferì i crediti in sofferenza a un veicolo privato (Sga) che nel tempo è poi riuscito a recuperare oltre il 90% dell'esposizione complessiva.

E di progetti di questo tipo, stando al indiscrezioni giornalistiche (parzialmente confermate), ad oggi sul tavolo delle banche, se ne contano almeno tre.

La bad bank comune tra Intesa Sanpaolo e UniCredit
A partire da quello dei due colossi del credito italiano, Intesa Sanpaolo e UniCredit, i quali, come anticipato dal quotidiano la Repubblica, sarebbero pronti a creare assieme al fondo americano di private equity Kkr un veicolo comune dove poter scaricare 10,6 miliardi di crediti ristrutturati, ossia i prestiti rinegoziati con i clienti inadempienti (per esempio, tramite l'allungamento della durata o la riduzione degli interessi).

Lo schema, in particolare, prevede una società ad hoc in cui Kkr investirebbe fondi freschi per favorire e accentuare la ripresa di valore dei debitori (si stima tra 10 e 20 medie aziende).

Il dossier di Mediobanca per gli istituti medio – grandi
Lo schema cui sta lavorando Piazzetta Cuccia prevede la creazione di più fondi aperti in cui far confluire gli attivi problematici delle banche interessate, in cambio di una quota del veicolo proporzionale all'ammontare dei crediti a rischio ceduti.

Il veicolo, a sua volta, potrà finanziarsi attraverso l'emissione di titoli di debito o aprendo il capitale a investitori istituzionali specializzati, ipotesi quest'ultima che sembrerebbe essere quella preferita.

La bad bank interna di Intesa Sanpaolo
Secondo alcune indiscrezioni riportate dal Financial Times, Ca' de Sass starebbe valutando la creazione di una divisione in cui scaricare circa 55 miliardi di crediti problematici (tra sofferenze e incagli) che rappresentano il 14% dei quasi 380 miliardi di euro dei crediti concessi dal gruppo alla clientela.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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