Aumentare il deficit pubblico: i vantaggi possibili e tutti i rischi
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Economia

Aumentare il deficit pubblico: i vantaggi possibili e tutti i rischi

Il leader della Lega, Matteo Salvini vuole più disavanzo mentre l’economista Carlo Cottarelli difende il rigore di bilancio

Faremo più deficit pubblico, se servirà a far star meglio la nostra gente. È la promessa fatta l’1 luglio a Pontida da Matteo Salvini, ministro dell’interno, vicepremier e leader delle Lega, durante un comizio del suo partito che è stato per lui l’ennesimo bagno di folla. Le parole di Salvini sono state pronunciate poche ore dopo che Carlo Cottarelli, nella giornata del 30 giugno, ha presentato l’ultimo dossier dell’Osservatorio da lui guidato, quello sui conti pubblici Italiani. 

Cottarelli, che è un economista e dunque non fa lo stesso mestiere di Salvini, ha detto una cosa diametralmente opposta: oggi l’Italia sarebbe nei guai se non vi fossero state le manovre di contenimento del deficit fatte dal governo Monti nel 2011-2012, con l’aumento delle tasse e con il taglio della spesa pensionistica grazie alla Legge Fornero, l’ultima riforma previdenziale varata in Italia che oggi il leader della Lega vorrebbe mandare in soffitta. Da che parte sta la verità? Ha ragione Salvini o Cottarelli? 

Austerity sì o no

Comunque la si pensi, una cosa è certa: le recenti esternazioni del ministro e quelle dell’economista hanno riportato all’attualità un dibattito che va avanti da anni, tra favorevoli e contrari alla cosiddetta austerity di bilancio. Diversi economisti, soprattutto di scuola keynesiana, ritengono infatti deleterie le politiche messe in campo dal governo Monti negli anni passati. E’ il caso per esempio di Emiliano Brancaccio, professore all’Università del Sannio, il quale pensa che in realtà le manovre del governo Monti abbiano fatto esplodere il debito, piuttosto che tenerlo a bada. 

O meglio, avendo depresso l’economia e fatto crollare i consumi, gli investimenti e il pil, per Brancaccio l’austerity ha in realtà provocato un'esplosione del rapporto tra il prodotto interno lordo e il debito pubblico, rendendo quest’ultimo meno sostenibile di prima. Non a caso, come ha messo in evidenza lo stesso osservatorio sui conti pubblici, l’indebitamento italiano è cresciuto dal 116,5% del pil di fine 2011 al 131,8% del 2017

L’esempio del Belgio

Dal canto suo, Cottarelli ritiene invece che, se non ci fossero state quelle manovre di Monti del 2011 e 2012, il rapporto tra debito e pil sarebbe ancora più alto di oggi, superiore al 145%. E se non vi fosse stato quel rigore di bilancio, a detta dell’economista, politicamente l’Europa si sarebbe quasi disgregata e non sarebbero stati possibili gli interventi della Banca centrale di Mario Draghi, che ha fatto scendere il costo del denaro  e consentito ai paesi come l’Italia di risparmiare un mucchio di soldi sulle spese per interessi. 

Per il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici, insomma, non c’è storia: un paese come l’Italia che ha un debito già alto deve per forza impegnarsi a contenerlo e a ridurlo, tenendo alto l’avanzo primario, cioè la differenza tra entrate e uscite dello stato (senza tenere conto della spesa per interessi). L’Italia ha già un saldo primario positivo ma forse non fa abbastanza. Cottarelli cita a esempio il caso del Belgio che, negli anni ’90 del secolo scorso, era indebitato quasi come noi. 

Quale fine per il disavanzo

Poi, tra il 1993 e il 2007, mantenendo un avanzo primario medio di quasi il 5% del pil ogni anno, il governo di Bruxelles  è riuscito a ridurre il debito pubblico di quasi 50 punti percentuali. Nonostante la pensi così, Cottarelli si è detto in passato favorevole anche a  certe posizioni keynesiane  e ritiene che a volte sia giusto aumentare la spesa pubblica, ma soltanto se ricorrono certe condizioni, per esempio di fronte a uno shock finanziario come nel 2009, quando il sistema bancario quasi si paralizzò e smise di sostenere l’economia. 

Ecco allora che viene alla luce il vero nocciolo della questione. Comunque la si pensi sull’opportunità e sui vantaggi di fare più o meno deficit, quel che conta è anche e soprattutto quale fine ha il maggior disavanzo di un paese. Deve servire per fare e stimolare gli investimenti e  la crescita economica o a regalare soldi a destra e manca con una spesa pubblica allegra? Tutto dipende, insomma, da cosa si intende quando si parla di fare star bene la nostra gente, come dice il ministro Salvini. 

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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