Assunzioni, perché sono aumentate
Giuseppe Lami/Ansa
Economia

Assunzioni, perché sono aumentate

Crescita di oltre il 30% per i contratti di lavoro a tempo indeterminato. Ma si tratta di numeri parziali che non significano un calo della disoccupazione

Circa 79mila assunzioni a tempo indeterminato in più, rispetto all'anno scorso. E' il dato reso noto ieri dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti e riferito ai soli mesi di gennaio e di febbraio del 2015. Le cifre sono state subito riprese dal premier, Matteo Renzi, che le ha definite “sorprendenti” e le considera un segnale che l'Italia sta ripartendo. A ben guardare, questi numeri andrebbero davvero presi con le molle, perché possono dire tutto e niente allo stesso tempo.


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Dunque, andiamo per ordine. A gennaio e febbraio del 2015, i contratti di lavoro a tempo indeterminato, secondo le rilevazioni del ministero, sono cresciuti con tassi a due cifre (+30-38%), con una variazione positiva totale che raggiunge appunto le 79mila unità. Si tratta senza dubbio di una buona notizia anche se va ricordato un particolare importante: il merito di questo incremento è soprattutto dei generosi sgravi contributivi (fino a 8mila euro annui circa) concessi dal governo alle aziende che da gennaio assumono una persona disoccupata o convertono un precedente contratto precario, in un rapporto di lavoro stabile. Di conseguenza, non è detto che questi 79mila nuovi contratti a tempo indeterminato coincidano con un calo della disoccupazione. Potrebbe trattarsi, come ipotizzato da più parti, di vecchi inquadramenti a tempo determinato che sono stati trasformati velocemente in contratti stabili, proprio per beneficiare di generosi sgravi sui contributi.


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Per capire se le cose stanno così, oppure no, sarebbe bastato conoscere ieri anche i dati sui contratti a termine, sull'apprendistato o sulle collaborazioni flessibili, in modo da capire se i rapporti di lavoro di questo tipo sono aumentati, diminuiti o rimasti stabili. Soltanto così, avremmo avuto un quadro più chiaro della situazione. E invece no. Il ministero del Lavoro ha preferito evidenziare soltanto i dati positivi sulle assunzioni a tempo indeterminato, subito riprese dal presidente del consiglio con toni un po' trionfalistici. E allora, in attesa di conoscere le cifre esatte, è bene  fare un breve ripasso di quelle passate. Nell'ultimo trimestre del 2014, per esempio, in Italia sono stati attivati ben 2,3 milioni di rapporti di lavoro di cui quasi 1,6 milioni sono a tempo determinato, 174mila sono collaborazioni parasubordinate e poco più di 360mila sono invece contratti a tempo indeterminato. Le assunzioni stabili nel nostro paese rappresentano dunque una minoranza del totale. Anche se vi fosse  una loro ulteriore crescita di oltre il 30%, come avvenuto a gennaio e febbraio, nell'arco di un trimestre avremmo qualche decina di migliaia di contratti a tempo determinato in più. Si tratterebbe indubbiamente di una buona cosa, che tuttavia non risolve certo i problemi del mercato del lavoro italiano, dove i disoccupati sono circa 3 milioni e mezzo.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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