Economia

Anatomia della supercazzola renziana

Come ogni grande politico, anche Matteo Renzi possiede un’abilità fuori dal comune: quella di essere talmente sicuro di sé da infondere autorevolezza a qualsiasi frase senza senso. A chi le ascolta basterebbe una frazione di secondo per rendersi conto …Leggi tutto

Come ogni grande politico, anche Matteo Renzi possiede un’abilità fuori dal comune: quella di essere talmente sicuro di sé da infondere autorevolezza a qualsiasi frase senza senso. A chi le ascolta basterebbe una frazione di secondo per rendersi conto di avere appena ascoltato il nulla, ma il volto serio, il gesticolare solenne e lo sguardo sicuro rendono questa pausa riflessiva impossibile. Così l’interlocutore di Renzi è portato a credere a tutto ciò che ascolta. La tecnica di riuscire a convincere chiunque di qualsiasi cosa è stata inventata da Ugo Tognazzi ed è conosciuta con il termine di “supercazzola”.

La più grande delle supercazzole renziane riguarda i famosi 80 euro. A chi gli contesta che la riduzione della pressione fiscale sui redditi fino a 24mila euro l’anno non ha, come era stato pronosticato, rilanciato i consumi, il presidente del Consiglio, non potendo negare l’evidenza, risponde con una frase che suona più o meno così: “Ah sì? Andatelo a chiedere agli 11 milioni di italiani che li hanno ricevuti se sono stati inutili!”. Ecco, questa è chiaramente una supercazzola perché è una risposta senza senso. E’ lapalissiano che chi riceve 80 euro in più in busta paga sia contento di averli incassati, non c’è bisogno di chiederglielo. E’ come se, a chi gli contesta la riforma del Senato (in base alla quale i futuri inquilini di Palazzo Madama saranno scelti tra i consiglieri regionali) Renzi rispondesse: “Ah sì? Andatelo a chiedere ai consiglieri regionali se non è una buona riforma!”. E’ come se il governo portasse a zero l’Iva sulle sigarette e ai contestatori rispondesse: “Ah sì? Andatelo a chiedere ai fumatori!”.

La supercazzola renziana è un’affermazione talmente ovvia che la logica non riesce ad abbassarsi al livello sufficiente per poterla contestare. E’ ovvio che aumentare lo stipendio di 11 milioni di italiani è “giusto” e che quegli 11 milioni di persone sono soddisfatte, ma il punto è: quei 6 miliardi di spesa, se impiegati diversamente, potevano avere effetti sui consumi e sul Pil maggiori? E certamente non sono quegli 11 milioni di italiani le persone più indicate per rispondere a questa domanda proprio perché sono i beneficiari del provvedimento. Ma non è soddisfacendo i bisogni di gruppi specifici di persone che ci sarà il rilancio del Paese ma è smettendo di farlo. Ovviamente non succederà: Renzi continuerà a beneficiare alcuni a scapito di altri e non solo perché le risorse sono scarse, ma perché, da grande politico, sa molto bene che la soddisfazione delle persone decresce più aumenta il numero dei beneficiari e che una base elettorale si costruisce attraverso operazioni economiche selettive, non universali. Se ciò va a scapito del bene comune non se ne cura: basterà chiedere proprio alle persone che ha appena beneficiato se sono contente che lo abbia fatto. Supercazzole.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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