Gli americani rinunciano alle automobili
Economia

Gli americani rinunciano alle automobili

Per i giovani (disoccupati) sono diventate troppo costose

Il Time li definisce la me, me, me generation, e sostiene siano pigri, narcisisti e talmente viziati da rimanere (troppo) a lungo a casa dei genitori. Sfruttandone le comodità senza dare nulla in cambio. Eppure chi ha compiuto dai venti ai trent’anni nel bel mezzo della crisi economica internazionale non se la passa poi così bene. E ha già dovuto rinunciare a parecchi degli status symbol che hanno contraddistinto le generazioni precedenti.

Un esempio? L’automobile. Il bene più desiderato da decine di migliaia di americani giovanissimi, cui tanti sono costretti oggi a rinunciare. Per un motivo molto semplice: acquistarne una costa troppo.

Non è un caso quindi che, negli Stati Uniti, nonostante la popolazione continui a crescere, il 2013 venga ricordato come l’ottavo anno consecutivo in cui viene registrata una diminuzione nel numero delle automobili vendute. Non solo: anche le statistiche relative ai chilometri percorsi evidenziano un calo netto delle distanze coperte dai conducenti statunitensi, scese oggi ai livelli del 2005.

Per qualcuno la rinuncia dei giovanissimi al possesso di un’auto è legata alla possibilità di potersi spostare comodamente, e a costi particolarmente ridotti, utilizzando i mezzi pubblici. Eppure tanti ragazzi ammettono di non potersi permettere una macchina nemmeno quando sono i genitori a regalargliela…Il motivo? Benzina, assicurazione e parcheggio sono diventati troppo cari, e loro guadagnano sempre di meno.

A queste condizioni uscire in metropolitana o addirittura in bicicletta diventa quasi un obbligo. E anche in questo caso sono ben più numerosi i ragazzi che decidono di condividere le due ruote rispetto a quelli che ne acquistano una. Anche in questo caso per contenere i costi? Forse, anche se pare più probabile ipotizzare che il grande sogno nel cassetto resti quello di acquistarla, prima o poi, una macchina. E a quel punto la bicicletta diventerebbe superflua.

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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