L'Agenda digitale bloccata tra decreti e nomine
Economia

L'Agenda digitale bloccata tra decreti e nomine

Avrebbe dovuto portare risparmi e crescita. Ma il grande piano di rinnovamento dello Stato e del Paese è bloccato in tre ministeri. E l'Agenzia che dovrebbe attuarlo è ancora in attesa di nomine

Che cosa succederà concretamente in Italia adesso che l’Agenda Digitale è stata approvata? La domanda è il tema centrale dell’edizione 2013 del confronto annuale organizzato a Roma il 17 aprile da Iab, l’associazione internazionale dedicata alla comunicazione pubblicitaria interattiva. Sarà difficile però avere risposte chiare perché l’Agenda Digitale è ancora una sequenza di buoni propositi che chissà come e quando diventeranno realtà, vista anche l’instabile situazione politica.

Se n’è parlato tanto, s’è detto che avrebbe dovuto produrre risparmi e avviare il volano della crescita, è stata una delle grandi svolte promesse dal governo Monti, ma della serie di provvedimenti che dovrebbero modernizzare l’amministrazione pubblica e creare le condizioni per lo sviluppo della digital economy si vedono ancora ben poche tracce concrete, mentre sono evidenti i segnali di un impantanamento burocratico che non presenterà al governo che verrà un quadro incoraggiante, alimentando la tentazione di riaprire il cantiere con esiti facilmente immaginabili.

L’Agenda digitale, istituita nel marzo dell’anno scorso e diventata legge in ottobre , è un pacchetto di interventi innovativi nel settore delle smart cities, dell’egovernment, dell’ecommerce, delle infrastrutture per la banda larga e ultralarga, della ricerca e delle competenze digitale. Una vera rivoluzione digitale, se attuata, dalla carta d’identità alla giustizia. Qualcosa è stato fatto, per esempio sul fronte delle start up e degli ebook scolastici, ma molto è ancora nel flipper delle stanze ministeriali.

Il Corriere delle Comunicazioni, periodico di carta che ha lanciato una testata online sull’argomento (agendadigitale.eu ), ha scoperto che gran parte dei decreti attuativi sono ancora in fase di concertazione fra i ministeri coinvolti (per esempio Ministero dei Trasporti e Ministero dello Sviluppo Economico stanno cercando un compromesso sul “Regolamento scavi per le infrastrutture a banda larga e ultralarga nell'intero territorio nazionale”) e che per molte altre iniziative mancano persino i decreti attuativi.

La complessità delle relazioni fra ministeri (e ministri scaduti) sta rendendo laboriosa anche la vita dell’Agenzia Digitale, nata proprio per gestire l’attuazione dell’Agenda. Da ottobre ha un direttore generale, Agostino Ragosa. A inizio marzo è stato finalmente approvato lo Statuto che però prevede ben 16 posizioni dirigenziali (con 150 dipendenti) che devono adesso essere ricoperte. Resta poi ancora da nominare il direttivo per completare la governance dell’Agenzia. Il tutto richiede il concerto di tre ministeri (Sviluppo Economico, Università e Ricerca, Funzione Pubblica) con la presidenza del Consiglio. «Poi faremo una relazione al Parlamento per indicare come intendiamo attuare il piano Ict nazionale», ha detto Ragosa. Appunto, siamo ancora alle intenzioni. Non a caso circa un mese avvertiva su Twitter il ministro Corrado Passera, che sul fronte digitale si è molto speso: “agenda digitale andrà avanti, è strumento di efficienza e spending review. Ma società civile e imprese vigilino”. Sembra quasi un invito a fare i “grilli” digitali…

I più letti

avatar-icon

Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

Se avete voglia di leggermi, eccomi su Facebook

Su Twitter mi trovate come @gioiozzia

Per saperne di più: Linkedin

Read More