Affitti d'oro, le spese e gli sprechi dello stato italiano
Massimo Percossi/Ansa
Economia

Affitti d'oro, le spese e gli sprechi dello stato italiano

Nel decreto Milleproroghe Torna la norma per abbattere i canoni di locazione pagati dagli enti pubblici: una voce che pesa più di 1 miliardo all'anno sulle casse dello stato, che invece utilizza male gli immobili di sua proprietà

Via libera del Consiglio dei Ministri alle norme contro gli affitti d'oro. Con l'approvazione del Decreto Milleproroghe, il governo ripristina infatti un provvedimento di legge che ha lo scopo di abbattere i canoni di locazione pagati dagli enti pubblici e che lascia dietro di sé una lunga scia di polemiche.

La questione è stata a lungo dibattuta nelle ultime settimane e ha dato vita a non pochi scontri in Parlamento. Una norma contenuta nel Decreto Salva-Roma e voluta dal Movimento 5 Stelle, infatti, ha cercato di cambiare le regole sugli immobili presi in affitto dagli enti statali, consentendo alla pubblica amministrazione di recedere in tempi brevi dai contratti troppo onerosi, con un semplice preavviso di soli 30 giorni. Secondo il movimento fondato da Beppe Grillo, però, c'è un emendamento contenuto nella Legge di Stabilità e voluto da alcuni deputati del Pd, che vanifica di fatto questa norma. Da qui, sono nate le proteste dei parlamentari grillini, che hanno accusato la maggioranza di voler favorire i palazzinari romani e in particolare il costruttore Sergio Scarpellini, proprietario della società Milano 90, che affitta diversi immobili alla Camera dei Deputati, per ospitare gli uffici degli onorevoli. In quasi diciotto anni, i canoni di locazione riscossi da Scarpellini sono costati alle casse pubbliche circa 444 milioni di euro.

LA SPENDING REVIEW

Con lo stop al Decreto Salva-Roma voluto dal presidente della Repubblica Napolitano, la questione degli affitti d'oro è stata rimandata a dopo Natale, con la promessa del governo Letta di risolvere il problema. Ora, con l'approvazione del decreto Milleproroghe di oggi, l'esecutivo torna al punto di partenza e stabilisce di nuovo la possibilità per la pubblica amministrazione di recedere in tempi brevi dai contratti di affitto troppo onerosi. La speranza è che questo cambiamento di rotta sia l'occasione giusta per un utilizzo più razionale degli immobili pubblici, di cui si parla da almeno un paio d'anni.

Come vi avevamo già raccontato , l'Agenzia del Demanio ha calcolato in oltre 10mila il numero di immobili oggi affittati dallo stato centrale, per una superficie di ben 11,3 milioni di metri quadrati. Tutti i contratti di locazione costano nel complesso alle casse pubbliche la “modica cifra” di ben 1,2 miliardi di euro. Si tratta di una voce di costo che probabilmente è molto sottostimata, poiché non include i dati sui fabbricati degli enti locali, come i Comuni e le Regioni.

Di per sé, la spesa di 1,2 miliardi per gli affitti non sembra una enormità, almeno in rapporto alle dimensioni dell'intero bilancio pubblico. A ben guardare, però, si tratta di un grande spreco di soldi se si considera che lo stato italiano possiede un patrimonio immobiliare immenso, che viene mal utilizzato. Nel nostro paese, infatti, i fabbricati della pubblica amministrazione hanno una superficie media per addetto (cioè a disposizione di ogni impiegato) pari a ben 50 metri quadri, contro gli appena 20 metri quadri che si registrano nel resto d' Europa. Visto che gli spazi abbondano, dunque, sembra assurdo che lo stato butti via più di un miliardo di euro all'anno per pagare gli affitti.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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