Le 3 carte di Shinzo Abe per rilanciare l'economia giapponese
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Economia

Le 3 carte di Shinzo Abe per rilanciare l'economia giapponese

Uscito rafforzato dalle elezioni ora il primo ministro deve spingere su riforme e fisco. La prima battaglia: l'aumento dell'Iva e le imposte

Un’altra possibilità per l’Abenomics. Ecco come hanno letto gli operatori finanziari l’esito elettorale in Giappone, che ha visto la vittoria del primo ministro Shinzō Abe, che ha guadagnato i due terzi della camera bassa. Ma gli addetti ai lavori sono sicuri, non saranno ammessi altri errori. O la politica economica e monetaria di Abe inizia a dare i suoi frutti, o il Paese continuerà a vivere nella stagnazione, vanificando i tentativi usati finora. Il tempo, per Tokyo, sta per finire. 

Cos'è l'Abenomics che ha portato in recessione il Giappone


Il crollo del Pil

I liberal-democratici del Jiyū-Minshutō, il partito di Abe, erano sicuri della vittoria. Sebbene quanto messo in campo finora dal loro leader non sia stato soddisfacente. Dopo un avvio scoppiettante, l’economia nipponica è tornata in recessione tecnica. Vale a dire, il Pil si sta contraendo da tre trimestri consecutivi. A metà novembre, circa un mese fa, proprio la mancata crescita economica è stato il principale motivo per la dissoluzione della camera bassa, che ha poi portato alla decisione di Abe di mettersi alla prova dal punto di vista elettorale. Meno 1,6% su base tendenziale, meno 0,4% su base congiunturale. Questi i dati relativi al Pil giapponese del terzo trimestre dell’anno in corso. Colpa, hanno spiegato gli analisti macroeconomici, del calo degli investimenti privati, crollati del 6,7% su base trimestrale, e della contrazione della domanda privata, meno 0,9% nello stesso orizzonte temporale. 

Il Paese ha una seconda possibilità, ma a tempo

Il problema dell’Iva

Pesavano un mese fa, e peseranno nei prossimi mesi, i consumi delle famiglie. Se nel terzo trimestre del 2014 sono cresciuti dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti, nella prima metà dell’anno hanno subito un calo significativo. Frutto, come ha spiegato la banca giapponese Nomura, dell’aumento dell’Iva avvenuto nello scorso aprile, quando l’aliquota è passata dal 5% all’8 per cento. E non era l’unico incremento previsto. Infatti, proprio a novembre, il gabinetto di Abe aveva organizzato un nuovo rialzo. I cittadini avevano risposto in modo negativo, penalizzando il premier nei sondaggi e aumentando la già elevata propensione al risparmio. Un fattore che è stato determinante nella scelte di Abe. Aveva detto che l’aumento dell’Iva sarebbe stato congelato, non cancellato. E così è stato. Il nuovo innalzamento dell’Iva di due punti percentuali, secondo quanto comunicato dal primo ministro, dovrà avvenire solo a partire dall’aprile 2017. Eppure, qualcosa potrebbe andare diversamente.

È incerto l’esito sul futuro dell’Iva

L’incertezza sulle tasse 

Come ha ricordato Sumitomo Bank, l’Iva potrebbe subire un rialzo già il prossimo anno. “Non sarebbe la prima volta che un primo ministro cambia idea in modo così repentino, anche se noi lo consideriamo un evento tutto sommato remoto”, spiega la banca giapponese. Dal canto suo, Abe ha ribadito che non ci saranno nuovi sviluppi sulle aliquote applicate ai consumi. È l’estremo tentativo di migliorare la propensione alla spesa dei nipponici, sia in vista delle festività natalizie (in cui tutti gli ambiti più consumistici sono stati recepiti in toto in Giappone, ndr) sia in vista dell’entrata a regime dell’Abenomics. Tuttavia, ulteriore incertezza potrebbe creare una nuova spirale negativa.

Abe ha l’occasione per dimostrare che le sue ricette sono corrette

Il futuro dell’Abenomics

Già, l’Abenomics. Le tre frecce nell’arco di Abe devono ancora mostrate tutta la loro potenza. La prima è l’allargamento della base monetaria, tramite l’acquisto di titoli di Stato, bond corporate e altre classi di asset da parte della Bank of Japan. E c’è da attendersi che la banca centrale aumenterà il suo supporto ad Abe nei primi tre mesi del 2015. Come? Decidendo di acquistare ancora più asset in modo da immettere liquidità nel sistema bancario. In pratica, accelerare sul Quantitative easing (Qe) in versione nipponica. La seconda freccia è rappresentata dagli investimenti strategici a pioggia, un capitolo su cui Abe ha già detto di voler massimizzare gli stimoli usati finora e, se necessario, adottarne di altri. Infine un piano per la crescita economica, che deve passare necessariamente, secondo l’universo finanziario, attraverso una riduzione del carico fiscale. “Sarebbe il maggiore slancio per la stagnante economica giapponese”, ha commentato BNP Paribas. 


Il governo dovrebbe ridurre il carico fiscale

Il futuro di Abe

Nonostante la vittoria elettorale, il responso dei mercati finanziari non è stato positivo. L’indice Nikkei 225, il principale listino azionario giapponese, ha chiuso in rosso dell’1,57 per cento. “Non un buon segnale, ma in ogni caso, noi siamo concordi nell’affermare che una parziale fiducia deve essere riconosciuta al governo Abe”, ha scritto Sumitomo Bank. La fiducia elettorale è stata data, per la seconda volta. Ora tocca al primo ministro non tradirla ancora. E, fattore più importante, rendere finalmente operativa l’Abenomics.

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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