Il governo Letta ora rischia grosso
Daniele Stefanini/Imagoeconomica
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Il governo Letta ora rischia grosso

A destra e a sinistra cresce il partito dei pessimisti

di Keiser Soze

Più che un momento di pacificazione pare un armistizio o una tregua nella guerra fredda. Tante parole, una cura quasi maniacale dell’immagine del governo, ma finora nessun vero atto distensivo. La Cassazione ha rigettato la richiesta del Cav di spostare i processi da Milano a Brescia: una decisione quasi scontata. non si faceva illusioni neppure la colomba ingaggiata dalla difesa di Berlusconi, Franco Coppi: «La Cassazione la rigetterà» diceva il penalista alla vigilia della sentenza «per questo dobbiamo stare attenti a non avvelenare ancora di più il clima a Milano». in fondo l’unico a non avere perso la speranza era Berlusconi. Ma di speranza si può morire. eh sì, perché l’auspicato cambiamento di clima resta un desiderio. Addirittura rischia di naufragare l’idea di una convenzione per le riforme perché il Pd ha posto un veto sul Cav alla presidenza. Non basta, gli epigoni di Pier Luigi Bersani hanno preteso di cancellare ogni riferimento al governo Berlusconi nel def, il documento economico e finanziario. In queste condizioni sono molti quelli che non si fanno grandi illusioni per il futuro. da una parte e dall’altra. «La situazione così non regge» osserva preoccupato Nicola Latorre, proconsole dalemiano. «Come si fa a eleggere Silvio alla convenzione, se i miei compagni non riescono nemmeno a garantirmi la presidenza di una commissione parlamentare? Bersani ha fatto danni enormi: dovrebbe essere portato non davanti al tribunale di Milano, ma a quello di Mosca. C’è il rischio vero che il Pd esploda. Siamo in mano ai ragazzini». Anche il sottosegretario all’economia Alberto Giorgetti, leghista, vede nero: «Qui non si fa un passo verso la pacificazione» lamenta «e rischiamo di dover fare una politica impopolare che potrebbe minare alla base il consenso. Bisogna trovare 11 miliardi in 3 mesi per far fronte alle moratorie su Imu e Iva. dove li prendiamo?».

E pure gli alfieri della scelta filogovernativa nel Pdl la difendono solo in una logica offensiva e non certo costruttiva verso il Pd. «Il fatto che di là stiano impazzendo» dice Maurizio Sacconi «dimostra che la scelta strategica è giusta. saranno loro a staccare la spina». sarà, intanto si ha l’impressione che il governo rischi di diventare una gabbia sia per il Pd sia per il Pdl. Un po’ come il governo Monti che ha devastato il rapporto tra i due partiti e la loro base elettorale e ha fatto esplodere il fenomeno Grillo. Già, una gabbia che si regge su un ricatto, appunto, come il governo Monti. Per l’esecutivo precedente la minaccia arrivava dall’europa. Per il governo Letta, invece, dal Colle: è la minaccia di Giorgio Napolitano di dimettersi se si arrivasse a una crisi di governo. Due pistole puntate alla tempia: ma, come la prima si è dimostrata scarica in passato, potrebbe esserlo anche la seconda. Dopo la caduta del governo Monti, infatti, lo spread è addirittura migliorato. E anche le ipotetiche dimissioni del capo dello stato sono una diceria romanzata: un servitore dello stato come Napolitano non si sottrarrà ai suoi obblighi istituzionali di fronte a una crisi. Non può certo passare alla storia come il capitano Francesco Schettino della politica italiana, che abbandonò il timone della nave mentre era in balia dei marosi.

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