Detenuti per ricostruire l'Emilia?
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Detenuti per ricostruire l'Emilia?

L'idea lanciata dal ministro Severino soffre di una doppia debolezza

Impiegare parte dei detenuti, quelli «non pericolosi e già in semilibertà», per ricostruire l'Emilia colpita dal terremoto. È l'idea lanciata oggi dal ministro della Giustizia, Paola Severino. L'iniziativa raggiungerebbe il doppio obiettivo di «fare sentire utile la popolazione carceraria e di farla apparire vicina alle persone colpite dal terremoto».

Il ministro Severino ha precisato che si tratta di una «piccola idea» di cui si deve ancora discutere con i direttori delle carceri e con i provveditori dell’amministrazione penitenziaria, e ha dichiarato che vorrebbe fossero coinvolte «tutte le carceri della regione e se fosse possibile non solo».

«Ho sempre pensato che il lavoro carcerario sia una risorsa per il detenuto, un vero modo per portarlo alla risocializzazione e al reinserimento nella società» ha aggiunto il Guardasigilli.

Facendo l'esempio di Bologna, ha detto Severino, il «bacino di detenuti in cui si potrebbe pescare» escluderebbe i 101 detenuti attualmente in alta sicurezza e potrebbe riguardare i 246 tossicodipendenti o quel 57 per cento di detenuti extracomunitari che compongono la popolazione carceraria della prigione Dozza. Si potrebbe lavorare, spiega il ministro, «su queste due fasce».

La proposta, teoricamente condivisibile, soffre purtroppo di una doppia debolezza. La prima è che inevitabilmente si dovrebbero chiamare al lavoro soltanto quei detenuti che volontariamente si proponessero per il lavoro; la seconda debolezza è che si dovrebbero affiancare dei sorveglianti ai detenuti «prestati» alla Protezione civile o a qualunque istituzione coinvolta nell’operazione ricostruzione.
Tra l’altro, sul totale di oltre 68 mila detenuti oggi ospitati dalle prigioni italiane, sono molto pochi quelli oggi ammessi al lavoro esterno. Per fare un esempio vicino a quelli individuati dal ministro Severino, nel carcere Dozza (i dati risalgono al luglio 2011) sui circa 1.200 reclusi in quel momento presenti nel carcere di Bologna, erano un migliaio quelli che avevano presentato la domanda per svolgere lavori. Ma solamente 12 erano quelli ammessi al lavoro esterno.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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