Decadenza: processo-blitz contro Francesco Boccia
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Decadenza: processo-blitz contro Francesco Boccia

Colpevole di aver dichiarato a Radio24 che un Paese normale avrebbe atteso l'interpretazione della Consulta sulla Severino, il deputato Pd è stato costretto dai suoi a una precipitosa retromarcia. Affidata a twitter

Colpevole di aver espresso a Giovanni Minoli su Radio 24 la convinzione che «come per qualsiasi cittadino, se vi fosse l'evidenza di nuove prove, mi aspetterei la revisione del processo Mediaset» e che - di più - «un paese normale avrebbe atteso la delibera della Corte sull’interpretazione della legge Severino» (ascolta la puntata, ndr ), Francesco Boccia, presidente Pd della Commissione bilancio della Camera, è stato costretto, di fronte alla  levata di scudi di una buona parte del suo partito, a fare alle 13.21 una repentina retromarcia. Affidata ancora una volta a twitter. «Per evitare ogni equivoco e inutili polemiche - ha scritto Boccia nel suo tweet della ritirata - non ho fatto nessuna valutazione sui documenti presentati da Berlusconi. […] ho risposto a una precisa domanda: ’se si scoprono nuovi testimoni e nuovi fatti che lo scagionerebbero, Berlusconi potrebbe chiedere la revisione del processo?’ […] Ho detto ‘certo, come ogni cittadino.’ Poi ci sarà sempre un giudice che giudicherà. Una cosa ovvia. Ripeto: spetterà ai giudici stabilire la consistenza dei nuovi elementi». 

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Il clima è questo. Alla vigilia del voto sulla decadenza, calendarizzato per domani alle 19.00, e, qualche ora prima, della  manifestazione dei resistenti berlusconiani per solidarizzare con il leader storico del centrodestra, il Pd ha aperto un processo lampo contro l'opinione di Boccia, affidando prima a Danilo Leva - il responsabile Giustizia dell'ex Bottegone - la parte ingrata di interpretare la linea ufficiale del partito («È una strategia che mira a produrre tensione logorando il paese e che rende Berlusconi sempre più anti-stato. Di fronte a queste parole le forze politiche democratiche hanno il dovere di reagire costruendo un argine in difesa delle istituzioni. Oramai è chiaro che per sfuggire alla legge è pronto a incendiare l’Italia») poi lasciando mani e lingua libere a un gruppo di senatori e senatrici democratici (Doris Lo Moro, Donatella Albano, Lucrezia Ricchiuti e Laura Puppato) per riportare all'ordine il deputato dissidente: «In un paese normale un giovane parlamentare come Boccia si sarebbe limitato a parlare di cose che conosce, senza avventurarsi in campi in cui naviga a vista».

Mancano venti quattro ore al voto che potrebbe decretare l'uscita di scena di Berlusconi- dopo quasi vent'anni - dal parlamento. Il voto è  così carico di insidie per il Pd che ormai anche una semplice dichiarazione di un deputato viene sospettata di intelligenza col nemico. Anche quando il voto è palese e il deputato in questione non si è nemmeno espresso sulla fondatezza delle «nuove prove» presentate da Berlusconi.

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